Il jazz e la gestione aziendale

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“Le imprese hanno un piano per tutto: vendite (con proiezioni a uno, tre, cinque anni), fusioni, acquisizioni, giorni di gloria e pressoché ogni possibile eventualità compresa tra un elemento e l’altro. In effetti, l’unico piano che sembra spesso mancare è quello che riguarda gli eventi nel momento stesso in cui si verificano. Prendiamo come esempio BP. Il colosso petrolifero inglese aveva sicuramente predisposto un piano d’azione per fronteggiare l’esplosione di un pozzo nel Golfo del Messico. In realtà ne aveva due: uno di 582 pagine che si riferiva agli sversamenti localizzati nel Golfo in generale; un altro di 52 pagine specificatamente relativo al sito Deepwater Horizon. Ma, come si rese dolorosamente evidente nelle settimane successive alla fatale esplosione avvenuta presso la piattaforma petrolifera Deepwater il 20 aprile 2010, entrambi i piani erano assolutamente problematici”.

Comincia così Disordine armonico, un libro di Frank J. Barrett che mette in relazione una (buona) leadership con il mondo del jazz e la capacità di saper improvvisare in caso di necessità. L’improvvisazione come approccio mentale all’analisi organizzativa: questo è quello che le aziende devono imparare dalla musica jazz; la capacità quasi immediata di rispondere in modo positivo, produttivo e armonico a uno stimolo imprevisto. Non è facile ma si può imparare, perché le aziende come i gruppi jazz sono “organizzazioni progettate per l’innovazione, e gli elementi progettuali insiti nel jazz possono essere applicati ad altre organizzazioni che vogliano rinnovarsi” spiega Barrett che, oltre a insegnare Management e Global public policy, è anche un apprezzato pianista jazz.

Agire nel disordine in modo armonico

I sette capitoli del libro corrispondono ad altrettanti insegnamenti per “armonici” manager che desiderano approcciare il lavoro in modo più dinamico e innovativo. Uscire dalla routine, imparare a sviluppare sempre nuove competenze positive, agire e sperimentare allo stesso tempo, imparando sul campo dagli errori e dai successi, concepire il lavoro in modo più flessibile e dinamico, confrontarsi e avere il coraggio di cambiare idea e adattarsi ai cambiamenti del mondo circostante aiutano l’azienda a (ri)trovare un’armonia capace di farla crescere. Un cambiamento paradigmatico della struttura aziendale, riformulata attraverso  una forma mentis fatta di improvvisazione, aggiustamenti e dialogo continuo al servizio dell’impresa e delle persone che la compongono. Esattamente come accade in un’orchestra jazz, la pianificazione dev’essere parte del lavoro ma non troppo chiusa e rigida, deve sapersi adattare e modellare sul presente e perché questo accada servono competenze, capacità decisionale creativa, leadership positiva e tanta collaborazione.

Questo vale ovviamente anche nella gestione di un’azienda di noleggio. Essere pronti alle possibili sfide del mercato significa non solamente cogliere le occasioni che si presentano, ma creare i presupposti per cui si possano verificare. Significa anche non rimanere troppo fedelmente attaccati ad alcuni vecchi paradigmi lavorativi, ma saperli rimodellare in modo che si adattino ai rapidi e continui cambiamenti, soprattutto tecnologici, di un mercato che, mai come ora, è in continua evoluzione e che beneficia anche degli evidenti cambiamenti socio-culturali. Ci si deve interrogare attraverso un lavoro di confronto, improvvisazione e di sviluppo di nuove competenze innovative, ciò permette di non farsi trascinare dal mercato, ma di guidarlo in modo attivo. Largo al “disordine” insomma, mantenendo però l’armonia con l’ambiente in cui si lavora.

Una sfida per le aziende di noleggio italiane, che hanno voglia di crescere e favorire il progresso e il benessere di tutto il contesto di mercato che si rivolge al noleggio.

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