L’osservatorio privilegiato del Samoter di Verona, la cui prossima edizione è attesa nel 2011, ha elaborato alcune riflessioni che riprendiamo quasi integralmente perché molto interessanti e articolate come chiave di lettura per valutare il mondo delle costruzioni nel suo presente prospettico.
La prima parte è stata pubblicata venerdì scorso con le nostre premesse, che vi invitiamo a (ri)leggere.
“…Più caute le previsioni del Cresme (Centro ricerche economiche e sociali di mercato), che nel suo rapporto congiunturale «Il mercato delle costruzioni nel 2010» segnala come la vera ripresa non arriverà prima del 2011. E soprattutto che a guidare il processo di ripartenza non saranno le economie avanzate ma quelle emergenti, a partire da Cina e India per arrivare ai Paesi dell’Africa settentrionale. Economie che nel 2009 hanno segnato incrementi del Pil tra il 4 e l’8,5 per cento, quando le stime del Fmi (Fondo monetario internazionale) danno l’area euro ad uno striminzito + 0,3 per cento. Intanto però il 2009 mostra dati pesanti. Il mercato italiano delle macchine movimento terra chiude il 2009 con un calo complessivo delle vendite del 37 per cento (14.732 unità vendute quest’anno contro 23.393), nel quale spicca, purtroppo in negativo, il crollo sul fronte delle esportazioni (- 63,3 per cento nei primi dieci mesi del 2009). Il fatturato del settore macchine e attrezzature per le costruzioni, che conta circa 150 aziende senza calcolare l’indotto, e dà lavoro a 6.500 addetti, è passato da circa 4 miliardi di euro del 2008 a soli 2 miliardi, 1,2 dei quali sono da riferire direttamente al settore movimento terra.
Analizzando nel dettaglio le tipologie di macchine, apripista, moto livellatrici, escavatori e pale cedono il 31,4 per cento, le macchine piccole il 37,8 per cento, le terne il 44,4 per cento, mentre i dumper crollano del 54,6 per cento e i sollevatori telescopici perdono il 40,3 per cento. In calo anche le macchine per i lavori stradali, che scontano una diminuzione del 35,2 per cento.
Le previsioni per il 2010 non danno particolari segnali di ripresa né sul mercato interno né per quanto riguarda le esportazioni. In questa situazione le imprese chiedono urgenti provvedimenti a sostegno del settore, che rischia di uscire decimato da una crisi che non ha precedenti.
Analoga la situazione per le macchine edili, stradali e minerarie: il fatturato non più supportato da un export in vistosa contrazione, – 38,6 per cento, e penalizzato da un andamento del mercato delle costruzioni nazionale sfavorevole su tutti i fronti, segna un calo del 35 per cento nel valore della produzione, che si attesta a 2,6 miliardi di euro.
In calo anche occupazione (– 10 per cento) e investimenti (– 25 per cento). L’andamento del 2009 è negativo per tutte le categorie merceologiche, ma il comparto più colpito è quello delle gru a torre, con un export in calo del 70 per cento. Frenata brusca anche nel settore calcestruzzo, con un calo medio del 47 per cento e un picco del – 70 per cento per le pompe autocarrate.
Per l’anno in corso le stime sono cautamente positive e si intravede una risalita lenta e faticosa. Il valore della produzione dovrebbe crescere di un modesto ma significativo 7,7 per cento e le esportazioni parallelamente aumentare dell’8,6 per cento. La vera ripresa è attesa per il 2011.
Infine i dati relativi alle immatricolazioni degli autocarri cava cantiere, dati che includono sia i cabinati che i trattori. Il valore, anche in questo segmento è decisamente negativo, con un calo attorno al 50 per cento rispetto al 2008, anno nel quale si era già vista una diminuzione, sia pure modesta rispetto ai livelli degli anni precedenti. In tutto il 2009 i mezzi cava cantiere immatricolati in Italia sono stati 2.360, contro i 4.596 del 2008. Numeri abissalmente lontani dai 6.200 veicoli del 2002, ma anche dai 5.400 del 2006. Una crisi che ha colpito senza distinzioni sia i marchi nazionali che quelli stranieri”.
E’ uno degli ultimi passaggi ad averci maggiormente colpito. Si chiedono ancora interventi di sostegno del settore, come se negli anni recenti non ci fossero stati: anzi se il mercato aveva assunto una tale dimensione è proprio per l’utilizzo intensivo degli incentivi. In ogni caso, sia la Tremonti Ter, sia il D.Lgsl 106, ciascuno per diversi motivi, sono dei buoni sostegni.
Dalle riflessioni, dicevamo ieri, manca totalmente il noleggio: eppure stiamo parlando (almeno nel movimento terra cosiddetto heavy) di un mercato che a fine 2008 valeva complessivamente 122 milioni di euro e 4.400 macchine nel parco di circa 190 noleggiatori professionali.
Parlare di noleggio non è più appetibile, ormai è un dato acclarato. Molto più interessante è invece stimolare riflessioni sui vantaggi del noleggio, cosa che le imprese hanno appreso purtroppo rapidamente anche attraverso una cultura dell’offerta non proprio elevata, parlando nella media, abituata a negoziare e sbragare ancor prima di vendere i valori (aspetto che tutto il mercato sta pagando a caro prezzo).
Vogliamo dare qualche dato nostro, derivante dall’Osservatorio di Rental Network sui leader, a completamento dell’ottimo report del Samoter. Il noleggio in questo comparto è calato in media del 18% circa (2009 su 2008) in termini di fatturato, con un calo anche più consistente in termini di macchne in flotta. Alcuni attori sono scomparsi, mentre i leader hanno tenuto. In un anno nero su tutti i fronti, quindi, il noleggio tiene i suoi livelli di margine se inserito in un contesto più ampio, utilizzando gli ammortizzatori che gli sono propri (ridimensionamento delle flotte e dei costi di organizzazione). Ci è sembrato lungimirante chi ha saputo mantenere un buon livello di servizio e chi ha guidato la discesa dei prezzi piuttosto che subirla; non è nocivo adattarsi al mercato se c’è pressione, quando questo significa anche tenere d’occhio i livelli di redditività in un arco di tempo più lungo. Utilizzare la leva dell’ammortamento economico è di gran lunga meglio che buttare le macchine sul mercato.
Il sostegno più bello e utile che potrebbe essere richiesto dagli operatori del noleggio sarebbe non tanto un intervento a carattere economico, ma strutturale, una vera rivoluzione: cioè arrivare a riconoscere a livello normativo questa figura professionale con limiti di ingresso e barriere sul fronte della certificazione della struttura d’offerta, indipendentemente dalle dimensioni; e poi di conseguenza tutele mirate su modalità di pagamento, finanziamenti e appropriazione indebita.
Ma per far questo occorrono interlocutori aggregati che sappiano agire in modo forte, vere lobby all’interno della politica e dell’economia (non società di servizi camuffate da associazioni o compagni di merende in cerca di un “cartello” impossibile da mantenere).
Come vediamo quindi il noleggio nel 2010? Naturalmente grigio scuro, elegante e buono per molte occasioni.