Il Covid-19 costa il 7 per cento al noleggio mondiale

noleggio covid
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A pochi giorni dalla pubblicazione del report ERA giunge anche la IRN100, ossia la classifica dei primi 100 noleggiatori al mondo nel comparto B2B edilizia e industria. Seppur con qualche difetto, che lo espone al rischio di mostrare dati disomogenei, lo strumento è utile per ricavare un quadro evolutivo del segmento a livello planetario.

La possibile disomogeneità riguarda le regole della survey che consentono ai noleggiatori di includere oltre ai canoni anche i fatturati da rollout di flotta (vendita usato) e da servizi accessori, compresi i consumabili.

Molti noleggiatori, per propria policy, comunicano invece più correttamente i soli volumi dei canoni e dei servizi, rinunciando a includere le dismissioni. Qui nasce il principale disallineamento che rende difficili le analisi comparative, soprattutto in periodi come questo di grandi oscillazioni. Il dato è ulteriormente complicato se teniamo conto che alcuni player sono ancora strettamente legati al mondo della distribuzione.

Ipotizzando per assurdo che un’azienda stia dismettendo completamente il proprio parco (cioè la principale fonte dei redditi futuri), nella rilevazione avrebbe addirittura un balzo dei volumi, con incremento delle posizioni in graduatoria.

Quindi, quando si tentano delle analisi, occorre informarsi bene su chi inserisce cosa. Noi abbiamo cercato di farlo almeno per il mercato italiano, nonostante qualche reticenza a fornire i dati.

L’impatto della pandemia

Nella classifica di quest’anno è visibile il condizionamento dell’impatto del Covid-19 sui numeri medi. A una lettura attenta si notano però interessanti diversità. Ad esempio, mentre le performance dei grandi player calano vistosamente, nella seconda metà della classifica si evidenziano dati anche in controtendenza.

Difformità anche sul fronte geografico e settoriale. Il noleggio in questo comparto ha sofferto meno che in altri, se pensiamo al settore auto che però qui non è compreso. È anche stato capace di attutire la discesa beneficiando di alcune scelte governative favorevoli (ad esempio i tedeschi) o azzeccando mosse strategiche fatte in tempo.

Non sono pochi i noleggiatori che hanno saputo sfruttare la pandemia a loro vantaggio e, guardando i numeri, tra questi ci sono gli italiani, nonostante il nostro governo stia continuando a incentivare fiscalmente gli investimenti diretti negli asset delle imprese clienti.

Le variazioni tecniche

I ricavi totali delle prime 100 aziende nel 2020 sono scesi di -6,4% rispetto al 2019, ma la riduzione è più vicina a -8% se si considerano solo le prime dieci aziende; a dimostrazione che i più grandi reagiscono anche più lentamente. Si tratta del primo calo globale dai tempi della crisi finanziaria di dieci anni fa.

Se la contrazione media sembra più ridotta rispetto a quanto fosse lecito aspettarsi, è perché la pandemia ha colpito in modo differente in diverse parti del mondo. Un ulteriore elemento che influisce nelle difformità riguarda le correzioni per le variazioni di valuta (l’euro si è rafforzato rispetto al dollaro USA, allo yen e alla sterlina britannica durante tutto il 2020). Infatti, le prime cinque società di noleggio statunitensi hanno segnato un calo medio di -8,7% su base annua. Al contrario, le prime cinque società di noleggio giapponesi hanno visto un fatturato piatto. Nel caso del Giappone, il Covid-19 ha semplicemente impedito la crescita.

L’influenza delle decisioni politiche

Le differenze tra le diverse aree geografiche si notano soprattutto in Europa, dove aziende che operano vicine tra loro hanno subìto destini molto diversi. Sia Zeppelin Rental che HKL Baumaschinen, per esempio, nel 2020 hanno fatto crescere le loro attività, aiutate dalla decisione congiunta del governo tedesco, delle associazioni industriali e dei sindacati di continuare a lavorare senza soste nel comparto delle costruzioni.

La stessa cosa non è stata possibile in mercati come Francia, Regno Unito, Italia e Spagna. Di conseguenza, i principali noleggiatori multispecialisti di questi Paesi secondo IRN hanno registrato un calo medio dei ricavi del -8,7%, che è quasi identico a quanto accaduto negli Stati Uniti.

I numeri dell’Italia però dicono il contrario e su questo rifletteremo meglio dopo.

Il Regno Unito è un caso a parte, colpito sia dalle incertezze della Brexit che dall’impatto del Covid-19. Il calo britannico dei volumi 2020 risulta di circa il 10%. Sunbelt Rentals UK, i cui risultati sono contenuti all’interno della società madre Ashtead Group, mostra un dato in controtendenza, con ricavi addirittura aumentati. La giustificazione è perché la società è riuscita ad aggiudicarsi livelli significativi di attività a sostegno delle misure di salute pubblica proprio relative alla pandemia.

L’analisi delle prime dieci

A un primo colpo d’occhio, l’indagine IRN100 di quest’anno ha un aspetto familiare. Le prime 10 aziende sono, infatti, le stesse dell’anno scorso, nello stesso ordine, se si eccettua il cambio al nono e decimo posto, con Modulaire (ex Algeco Scotsman) che sale di una posizione, mentre la giapponese Nishio Rent All scende.

United Rentals mantiene saldamente posizione di leader mondiale del noleggio in questo settore (a fari relativamente spenti è anche già approdata in diversi Paesi d’Europa) con un fatturato globale di 6.585 milioni € (erano 7.765 nel 2019).United rentals noleggio

Un’altra grande influenza sulle sorti delle società di noleggio nel 2020 è stata determinata dal settore principale a cui offrono i loro servizi. Qualsiasi azienda esposta nel settore del petrolio e gas, ad esempio gli specialisti di grandi gru negli Stati Uniti o chiunque faccia affari in Medio Oriente, sono state duramente colpite.

Alcune, come la TNT di Houston, sono state costrette a cercare rifugio nella procedura fallimentare del Capitolo 11 (dalla quale sono uscite con successo).

Allo stesso modo, sono stati duramente colpiti i player pesantemente coinvolti nel settore eventi, spesso legati al noleggio di energia. Aggreko è scesa del 15% rispetto all’anno precedente, mentre Byrne Equipment Rental, con sede a Dubai, che dipende sia dalle economie petrolifere che dagli eventi, è scesa dell’11%.

Gli investimenti nella flotta

La spesa in conto capitale è un altro indicatore chiave della salute del settore e non è una sorpresa vedere che i primi 25 investitori della lista quest’anno hanno speso complessivamente il 53% in meno rispetto ai primi 25 investitori dell’anno scorso. Questa tabella si basa sui livelli di investimento dei primi 25 investitori nel 2020, che non sono necessariamente le prime 25 società della IRN100. Tra l’altro, questo è un dato che non tutte le aziende scelgono di condividere.

Aziende come Kiloutou, Loxam, United Rentals e Ashtead hanno agito per conservare la liquidità all’inizio della pandemia con una brusca frenata agli investimenti pianificati. Di conseguenza, i produttori hanno avuto un anno difficile, anche se la spesa è ripresa nell’ultimo trimestre del 2020 e tutte le indicazioni dicono che gli investimenti in attrezzature saranno a livelli storicamente elevati anche quest’anno.

Su questo aspetto, però, sta pesando non poco l’incremento dei costi delle materie prime e della componentistica, un nuovo fattore di freno al ritorno dei livelli pre-pandemia.

Il mercato italiano

I nostri dati sono tradizionalmente complicati da decifrare e spesso divergono a seconda se le fonti di reperimento sono interne o esterne. Abbiamo chiesto a Marco Prosperi di Assodimi di aiutarci a capire le divergenze con i dati pubblicati da ERA.

I dati di fatturato da noleggio fonte Smartland per Assodimi – ci dice Prosperi – sono basati su uno studio di circa 700 bilanci, oltre a questionari e interviste telefoniche. Essendo dedotti con l’ausilio dei bilanci, in teoria comprendono tutte le voci che fanno parte del noleggio”.

Di seguito diamo i numeri di Assodimi, che saranno utili più avanti per commentare le variazioni dei principali player di casa nostra.

  • Consuntivo 2020: 1.832 milioni € (dato da confermare a settembre, con un incremento di circa +1.4% sul 2019).
  • Consuntivo 2019: 1.806 milioni € (dato confermato da studio bilanci, con un incremento di circa +10% sul 2018).
  • Preventivo 2021: 1.929 milioni € (+5.3% medio sul 2020).

Valore percentuale del noleggio rispetto agli investimenti delle costruzioni:

  • 2019: 1.28%
  • 2020: 1.4%
  • 2021: 1.42%

noleggio mercato italianoValore percentuale del noleggio rispetto al fatturato nelle costruzioni:

  • 2019: 0.54%
  • 2020: 0.59%
  • 2021: 0.6%

Prosperi ci informa che ERA ha recentemente modificato il criterio di raccolta, ma che questa flessibilità si vedrà meglio nei prossimi report. Fino a poco tempo fa, ERA legava il noleggio a doppio filo al mondo delle costruzioni e prendeva in considerazione solo chi mostra un fatturato derivante da nolo di almeno il 50% sui volumi complessivi. Qui nasce una difformità evidente, essendo il noleggio di casa nostra ancora molto legato alla distribuzione. Ed è anche la ragione che spiega perché ERA presenta volumi di noleggio più penalizzanti rispetto ad Assodimi.

Questi, infatti, i numeri di ERA:

  • Fatturato mercato italiano 2019: 1.625 milioni €.
  • Penetrazione sulle costruzioni: 0.8%
    (“Dopo vari update e infinite riunioni ecco i loro dati recenti” cit. Prosperi):
  • Fatturato mercato italiano 2020: -12% (quindi 1.430 milioni €)
  • Previsione mercato italiano 2021: +6.5% (quindi 1.523 milioni €)

Gli italiani in graduatoria

In quanto a presenza nella Top100IRN, il noleggio di casa nostra ha ben poco da raccontare. I numeri però forniscono chiavi di lettura interessanti per analisi e comparazioni, e noi li abbiamo interrogati. Va detto però che il mercato nazionale, ancora di forte derivazione distributiva, potrebbe contenere numeri in qualche modo drogati dall’incremento delle vendite, particolarmente incentivato nel nostro Paese dai bonus del 110 per cento e della 4.0.

Il primo player nazionale, cioè il Gruppo Tesya, si piazza al 66° posto nel ranking mondiale (lo stesso dello scorso anno) con un fatturato di noleggio complessivo di 175 milioni € (ex 165). Vero che il dato comprende i volumi di tutte le aziende del Gruppo, operanti in ben 11 Paesi europei (canoni + rollouts + servizi); vero anche che la componente italiana incide in maniera notevole: CGT, CGTE, CLS e CGTTrucks contribuiscono con ben 160 milioni € (erano 150 lo scorso anno).

Il delta positivo proviene tutto da CGTE (età media del parco 1,7 anni), che passa da 35milioni € del 2019 a 51milioni € (solo canoni e servizi), con un incremento di oltre il 45,5% nell’anno della pandemia. Le consorelle hanno tenuto botta o limitato i danni.

Nella speciale graduatoria Top 50, estrapolata a livello continentale, al 47esimo posto (ex 48°) c’è Mollo con volumi dichiarati per 64milioni € (erano 55 nel 2019). Il valore delle alienazioni non supera i 3milioni. Con questi numeri, Mollo (età media del parco 4,2 anni) risulta il noleggiatore italiano che fattura di più, escludendo naturalmente chi mostra dati consolidati perché parte di un Gruppo, con un incremento del 16,5% nell’anno della pandemia.

Scompare dai radar il Gruppo Venpa3 che nella Top 50 Europa 2019 appariva al 47esimo posto con 59 milioni €. Premesso che l’attuale classifica è chiusa al 50esimo posto da Andrews Sykes con volumi per 63 milioni e dato che, dalle nostre evidenze, il Gruppo di Dolo ha sviluppato volumi totali per 65 milioni € (di cui rollout per 2,5 milioni), questa sembrerebbe frutto di una dimenticanza da parte dei compilatori della classifica.

Altro valore che riguarda il nostro mercato è il contributo della compagine italiana nel contesto dei volumi globali di Loxam. Loxam Italia ha registrato nell’anno del Covid-19 un fatturato (canoni+servizi) di 30,2 milioni € (erano 33,9 nel 2019). Il fatturato mondiale 2020 del colosso francese è stato di 1.989 milioni € (2.295 nel 2019), incluso però anche il rollout.

Non abbiamo, invece, a disposizione dati scorporati per l’Italia da Kiloutou e Boels.

Riepilogando i dati dichiarati dai noleggiatori di casa nostra: CGTE + 45%; Mollo +16,5%; Gruppo Venpa3 + 10%. Con questi incrementi, tenendo conto che i tre player citati mettono insieme circa il 10% del noleggio italiano nel comparto, ci sarebbe una sola considerazione da fare. Però la facciamo precedere da un ulteriore passaggio che riguarda i dati complessivi del nostro mercato nell’anno orribile del Covid-19: +1,4% secondo Assodimi; – 12% secondo ERA. E’ quindi di +24% la crescita media dei nostri top 3.

La considerazione finale che possiamo fare quindi è questa: essere i più grandi noleggiatori in Italia permette di crescere ancora notevolmente, anche con condizioni generalmente avverse.

Non si può dire la stessa cosa se appartieni all’élite mondiale.

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