Come riporta ItaliaNoleggio, si sente sempre di più parlare anche nel nostro paese di boat sharing, ossia di condivisione di una barca tra diversi appassionati, una formula che presenta diversi vantaggi:
Navigare a tutto relax senza dover sostenere gli oneri della barca di proprietà: nessun costo per l’acquisto, il posto barca, la manutenzione e il premio assicurativo. Tutto questo è possibile grazie al boat sharing (letteralmente, “barca in condivisione”), il nuovo servizio (…) davvero conveniente per chi desidera avere sempre a disposizione mezzi sicuri e moderni, a vela o a motore, anche in tempi di crisi.
I vantaggi sono quelli tipici del noleggio, ossia il pagamento di un canone unico (molto inferiore a quello delle società di charter) che comprende tutte le voci di costo e i servizi che altrimenti l’appassionato di vela e di mare dovrebbe sostenere, separatamente, magari per non usare neppure la barca per tutto l’anno. Invece, con il boat sharing, si paga solo per il tempo di utilizzo, e la barca è sempre mantenuta e gestita da chi offre il servizio.
E’ interessante notare che questo sistema, molto simile alla multiproprietà, è stato finora proposto spesso da circoli nautici, che hanno l’ovvio vantaggio, in questo senso, di essere frequentati da soci (e quindi potenziali utenti) che già si conoscono e si fidano tra loro, oltre che di avere un pubblico potenziale di clienti (anche neopatentati o principianti) di cui assicurarsi l’appoggio prima di effettuare l’acquisto.
Anzi, alcuni appassionati di vela, sui forum presenti sul web, sconsigliano il lancio di un’iniziativa del genere con fini di lucro, ma la sua applicazione a realtà di appassionati a livello di circolo: il rischio è quello di creare solo un’altra società di charter, cosa di cui il mercato non sembra avere bisogno.
Di sicuro, tuttavia, il mercato dei charter non sembra aver bisogno di un concorrente di questo tipo.