Il bike sharing è considerato da molti il modo migliore di pedalare in città, perché associa a un mezzo pulito e sano di locomozione tutti i vantaggi del noleggio: possibilità di usare la bici solo quando serve, senza doversi preoccupare di controllare le gomme o altro, senza il timore che ti venga rubata e, se non ce l’hai, senza doverla neppure acquistare.
Questo ovviamente a patto che vengano rispettati i requisiti di base di questo servizio: mezzi sufficientemente comodi, né troppo pesanti né troppo “gracili”, ben mantenuti, facili da prendere e da lasciare nelle apposite rastrelliere, numerosi e facilmente raggiungibili nei punti più strategici della città.
Negli ultimi anni, sulla scorta delle spinte ambientaliste e della necessita di ridurre ingorghi e inquinamento, sono nati sistemi di bike sharing in tutte le più importanti città europee, e in alcuni paesi (soprattutto quelli del nord Europa) anche in città di medie dimensioni.
E’ quindi un’ottima idea quella di 18 Automobile Club internazionali, tra cui l’ACI, di aver fatto condurre a EuroTEST un’indagine su 40 sistemi di noleggio di bici offerti nelle aree pubbliche di 18 Paesi europei. Un’analisi condotta mediante questionari alle società che gestiscono il servizio e la visita dei loro siti web, in cui il punteggio finale deriva da una media ponderata di quattro parametri: accessibilità, informazione, facilità di noleggio e numero delle biciclette. I punteggi sono espressi su una scala qualitativa a cinque livelli, che vanno da “molto buono” a “molto mediocre”.
Come riporta il sito dell’ACI:
I risultati complessivi sono positivi con 35 sistemi promossi su 40 testati: 1 è stato giudicato ‘molto buono’, 23 ‘buoni’, 11 ‘accettabili’, 2 ‘mediocri’ e 3 ‘molto mediocri’.
Il sistema migliore è quello francese di Lione e dispone di 343 postazioni per 4.000 biciclette a disposizione di chiunque per tutto l’anno, con collegamenti con il trasporto pubblico locale, una registrazione facile e gratuita, il ritiro e la restituzione della bicicletta completamente automatizzati, le informazioni disponibili in varie lingue. Al secondo posto Parigi e all’ultimo posto – ex aequo – i due sistemi olandesi di Amsterdam ed Aia, dove sono stati rilevati uno scarso numero di bici a disposizione, orari di funzionamento diversi in ogni postazione, registrazione non gratuita e solo su internet, informazioni limitate e unicamente nella lingua locale, con addirittura modelli privi di marce e sospensioni.
L’evoluzione degli ultimi anni è stata possibile anche grazie alle nuove tecnologie, come RFID e Internet, che consentono un uso più semplice delle bici, un’iscrizione via web con impegno della carta di credito e la possibilità di monitorare costantemente la posizione delle bici e la situazione degli stalli. Questo riduce moltissimo i furti e gli atti vandalici, due dei problemi che hanno decretato il fallimento di molti sistemi negli anni passati.
E in Italia?
Nel nostro paese sono presenti 4 dei 40 sistemi di bike sharing analizzati: quelli di Milano, Torino, Parma e Bari. Solo quest’ultima città ha visto un giudizio “mediocre”, a causa essenzialmente del numero ridotto di postazioni e bici. Meglio Parma (“accettabile”) e il duo Milano-Torino, che hanno preso entrambe un giudizio “buono”.
Personalmente posso certificare la facilità di uso del servizio BikeMI di Milano: è sufficiente avvicinare la propria tessera alla centralina di una postazione per ricevere l’indicazione della bici da ritirare, e all’arrivo basta rimetterla in uno stallo libero; se sono tutti occupati, usando di nuovo la tessera si ottiene l’indicazione dello stallo libero più vicino e 15 minuti in più per raggiungerlo. Le bici sono più che decenti (anche se senza sospensioni sul pavé ogni tanto si “balla”), con cambio a tre marce, e le postazioni stanno aumentando di numero, in modo lento ma costante.
Come avviene in molti altri posti (ma non ovunque, come sottolinea lo studio) il bike sharing di Milano è gratuito per i primi 30 minuti da quando si prende la bici, e anzi è fortemente disincentivato l’uso per più ore: la bici viene vista come un mezzo per spostamenti rapidi da una stazione all’altra.
Il futuro è su due ruote
Secondo EuroTEST sono ormai oltre 500 i sistemi di bike sharing nel mondo, e manco a dirlo il paese dove sono più diffusi è la Cina: a Wuhan, a regime, si stima che le bici a noleggio saranno 80.000, una cifra da far impallidire anche città come Londra o Parigi.
Qui da noi bisognerà ancora lavorare molto sulla connessione delle reti di bike sharing con gli altri mezzi di trasporto, con le reti di piste ciclabili e i nodi più strategici del traffico locale.
Ma la vecchia Europa, grazie alle sue città raccolte attorno a un centro storico, al suo orientamento più ecologista e alla maggiore tradizione, è comunque in pole position, anzi… in testa al gruppo.
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