Il sito del Cresme riporta la notizia: “il Piano casa parte con il freno tirato“.
Nelle regioni in cui la legge è operativa, sono poche le domande di intervento pervenute agli uffici tecnici comunali. In Toscana – una delle regioni dove la norma è entrata prima in vigore – da maggio a settembre sono state presentate 68 domande di ampliamento e 5 di demolizione e ricostruzione, di cui nessuna a Firenze. Negli otto capoluoghi di provincia piemontesi, a poco più di un mese dall’operatività del provvedimento, le domande sono state solo tre: due a Biella, e una ad Asti. E anche il Veneto e l’Emilia Romagna sono sulla stessa lunghezza d’onda. I costruttori e i professionisti puntano il dito contro i vincoli, troppo restrittivi e onerosi, imposti da regioni e comuni, affermando che “così come viene applicato, il Piano casa porterà ben poco al nostro settore”.
Su questo sito leggiamo un approfondimento relativo al piano casa della Toscana.
Anche la versione toscana del Piano casa voluto dal Governo pare ad oggi non aver riscosso un gran successo. La legge 24 del 2009, cioè le misure straordinarie per rilanciare l’economia e riqualificare il patrimonio esistente, ha messo in moto in tutta la regione solo 71 domande di intervento presentate alle amministrazioni comunali.
Le previsioni della Regione Toscana, supportate dall’Ance, erano invece di 80.000 interventi potenziali.
A questo punto, ovviamente, comincia il gioco politico, a livello locale, di individuazione delle motivazioni di questo (per ora) insuccesso. La Giunta Regionale sostiene che le famiglie non hanno i soldi:
«Secondo le stime fornite da Bankitalia- ha dichiarato l’assessore [Riccardo Conti] – le famiglie toscane sono in difficoltà economiche e stanno cominciando a erodere i risparmi accumulati negli ultimi anni. Insomma, non hanno soldi da spendere». A supporto di questa considerazione, Conti ha informato che negli uffici comunali, a prescindere dalla legge 24, giacciono decine di permessi per costruire già concessi e che nessuno ritira.
L’opposizione sostiene invece che la legge è troppo restrittiva, e quindi va modificata.
Non sappiamo chi abbia ragione: in ogni caso, tra lentezze burocratiche (la Toscana è una delle prime regioni a essersi dotata di un piano casa) e scarso impatto, per ora gli scettici (come siamo noi, assolutamente controvoglia) segnano un altro punto a loro favore.