Google ha da poco annunciato sul blog ufficiale di YouTube la firma di due accordi di licenza con le case cinematografiche Paramount e MGM per portare, nelle prossime settimane, rispettivamente circa 500 e 600 titoli su YouTube e sul negozio di contenuti Google Play.
Google ha iniziato a ipotizzare il lancio di un servizio di noleggio di film via YouTube all’inizio del 2010, e il suo catalogo di noleggio da allora è cresciuto fino a quasi 9.000 titoli. Portare film a noleggio sui dispositivi che usano il sistema operativo Android ha richiesto un po’ più di tempo, e il lancio vero e proprio si è concretizzato nel maggio 2011. In particolare, con l’ultimo accordo siglato con la Paramount, Google ora ha accordi di licenza con cinque dei sei principali studios. Fox è l’unica grande casa cinematografica che ancora manca all’appello.
La notizia ha preso un po’ di sorpresa gli esperti del settore, per due motivi. In primo luogo, perché la Paramount ha già lanciato all’inizio di quest’anno un proprio sistema di distribuzione digitale di contenuti, ParamountMovies.com, che consente agli utenti di noleggiare o acquistare un certo numero di film del suo catalogo.
Ma soprattutto, perché la Viacom (società proprietaria della Paramount) cinque anni fa aveva denunciato proprio Google per violazione del copyright, a causa della pubblicazione di materiale della Viacom su YouTube. La causa si era poi risolta a favore di Google, il che aveva spinto la Viacom a riprovarci, perché una decisione di quel genere avrebbe spinto a un grande sfruttamento illegittimo del suo materiale su Internet.
L’azienda sembra quindi aver deciso di allearsi con il nemico, piuttosto che combatterlo.
Un accordo di questo tipo riscalda ancora di più il mercato del noleggio di film online, ampliando la scelta per i consumatori e rafforzando un altro concorrente di Netflix e Apple.
Ma l’evoluzione del noleggio di film online mostra che le case cnematografiche stanno scendendo a patti con le piattaforme “lecite” di distribuzione dei contenuti, avendo capito più velocemente delle loro colleghe della musica che il futuro passa di qui, cioè dall’offerta di una modalità comoda ed economica di fruizione dei contenuti via Internet, e non nella difesa a oltranza delle rendite di posiizone.