Fleet e mobility, i manager della nuova mobilità

Fleet & mobility, manager della nuova mobilità
Fleet & Mobility Manager

Questo lunedì abbiamo iniziato con voi un percorso che ci porterà ad addentrarci nel mondo Automotive. In particolare, stiamo scoprendo le figure del fleet manager e del mobility manager.

Si tratta di due figure professionali che stanno assumendo un ruolo sempre più fondamentale, all’interno non solo delle aziende Automotive. Due figure che, inoltre, sono emerse nell’era post Covid-19 e hanno trovato nella rivisitazione e nel ridimensionamento delle realtà aziendali un’opportunità di inserimento e crescita.

Per approfondire questo tema, che ci porterà via via a incontrare esperti del settore disponibili a raccontarci le loro sensazioni e le loro opinioni in merito, oggi abbiamo deciso di condividere con voi la chiacchierata avuta con Rodolfo Montrone, consulente Automotive e Master Trainer certificato in area sales & marketing, oltre che Direttore del Master Automotive Management & New Mobility.

Rodolfo Montrone, consulente Automotive, Master Trainer e Direttore del Master Automotive Management & New Mobility.

Innanzitutto, puoi spiegarci quali sono le principali differenze e i punti di contatto tra fleet e mobility manager?

Ultimamente si sta creando una certa confusione tra le due figure.

Originariamente, il fleet manager era normalmente preposto a svolgere funzioni di natura commerciale sul canale B2B, risultando un punto di riferimento per le aziende buyer.

Oggi, l’allargamento e la maggiore complessità dell’offerta sul canale flotte, contribuisce a fare del fleet manager un consulente in grado di proporre la migliore soluzione per la mobilità dei dipendenti e collaboratori aziendali. Un allargamento dell’area di responsabilità che facilmente sconfina nella gestione della più ampia accezione di mobilità.

L’emergere di queste figure sottolineano ancora di più quanto i concetti di Automotive e mobilità siano sempre più legati. Che ruolo gioca o può giocare, di fatto, il settore dell’auto in questo contesto in continua evoluzione?

Un ruolo centrale.

Se pensiamo alla Legge nr.70/2020 di conversione del Decreto Rilancio che ha esteso la figura del mobility manager alle aziende sia pubbliche che private con almeno 100 dipendenti, ci troviamo di fronte a una reale e concreta opportunità: riposizionare l’offerta flotte.

Intendo dire che la diversa composizione dei fattori determinanti l’offerta, mira a spostare l’attenzione del buyer dal semplice modello di vettura, verso la definizione di un vero e proprio piano di mobilità. Sarà importante valutare quanto è efficiente e quanto è sostenibile, anche dal punto di vista ambientale, il proprio parco mezzi e come ottimizzare gli spostamenti dei propri dipendenti.

Alcuni degli argomenti di cui si discute sempre più spesso sono la smart mobility e la smart city. Quale ruolo rivestono fleet e mobility manager in questo senso?

Il periodo storico che stiamo vivendo, certamente imprevedibile, non sta facendo altro che accelerare il processo verso una concezione smart della mobilità e dell’ambiente in cui viviamo.

Basti pensare a quello che sta significando l’utilizzo diffuso del lavoro a distanza. Lo smart working ci costringe a ripensare l’organizzazione del lavoro e anche della propria vita familiare.

Se vogliamo governare e non subire questo processo, dal quale credo difficilmente torneremo indietro, anche una volta terminata l’emergenza sanitaria, dobbiamo, come dicevo, ripensare i ruoli del fleet e del mobility manager.

Il punto comune tra i due ruoli, che per semplicità possiamo ricondurre ai due fattori cardini del mercato, l’offerta e la domanda, è rappresentato dalla ricerca delle soluzioni migliori in tema di mobilità.

La domanda che dobbiamo porci è che cosa si intende per “soluzioni migliori”.

Credo che fleet e mobility debbano anzitutto partire dall’analisi della situazione attuale. E poi capire come migliorarla, in funzione del miglioramento degli indicatori, precedentemente condivisi, in grado di essere oggetto di facile e immediata misurazione.

Questo passerà inevitabilmente per la messa a punto di sistemi di rilevazione e di analisi di facile utilizzo. Da qui la connotazione di consulente del fleet manager in partnership con chi nelle aziende ha la responsabilità di ottimizzare la mobilità interna.

Data la particolarità del contesto e la sua continua evoluzione, la formazione e l’affinamento delle figure professionali appena citate diventa fondamentale. Su quali aspetti dovrebbe concentrarsi, quindi, la stessa formazione?

Questo è un punto cruciale.

Se siamo d’accordo nella necessità di ridisegnare i ruoli, a fronte del contesto in profonda trasformazione, dobbiamo subito dopo porci l’interrogativo se abbiamo le capacità e le competenze per svolgere le nuove mansioni ottenendo i risultati sperati.

Se è necessario aggiungere a quelle attuali nuove competenze.

Dalla mia esperienza nella formazione e nella gestione del cambiamento, posso solo affermare con sicurezza che il momento decisivo è nel passaggio al ruolo di consulente. Un approccio relazionale diverso, dal punto di vista culturale prima ancora che tecnico.

Ma non trascurerei anche la capacità di affermare il nuovo ruolo all’interno dell’organizzazione di cui si fa parte. Questo vale sia per il fleet che per il mobility manager. Non è sufficiente che sia una Legge a disporre il ruolo e le funzioni principali, se poi l’importanza di promuovere un Piano di mobilità sostenibile non è riconosciuta e definita prioritaria dai vertici dell’azienda.

In breve, credo ci sia ancora molta strada da fare.

La direzione è stata però già indicata chiaramente.

Come sempre, chi giungerà al traguardo più velocemente e con le risorse adeguate, si sarà ritagliato un indubbio vantaggio competitivo.

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