Fare fronte comune per tutelare il noleggio

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European Rental Association (ERA) ha recentemente annunciato che si impegnerà nelle sedi dell’Unione Europea per tutelare il noleggio e promuovere gli interessi dei noleggiatori.

Il riconoscimento della categoria del noleggiatore, con tutto ciò che ne consegue, non è però uniforme nei singoli paesi del Vecchio Continente. L’attività dell’associazione, al momento, si concentrerà nella presentazione di un dettagliato documento di analisi sull’impatto ambientale del noleggio.

L’obiettivo di questo documento sarà illustrare tutte le modalità con cui il ricorso al noleggio riduce sensibilmente le emissioni di CO₂ rispetto all’uso di mezzi e attrezzature di proprietà.

L’intento di ERA, in particolare, sarà far sì che il noleggio industriale sia incluso nella maniera più ampia possibile all’interno della lista UE delle attività economiche e industriali ecosostenibili.

Di che cosa ha bisogno il noleggio in Italia?

Non è molto per noi, se pensiamo a come il noleggio non sia ancora adeguatamente riconosciuto e tutelato nel nostro paese; ma è da apprezzare l’intenzione di focalizzare meglio, e quindi diffondere in modo corretto, alcuni valori del noleggio che non possono essere dati per scontati, tra cui il contributo all’ecosostenibilità.

Un documento che illustri in modo semplice e immediato il diverso grado di inquadramento legale dei noleggiatori e di trattamento fiscale per gli utilizzatori nei diversi paesi UE sarebbe forse più interessante per il mercato italiano, dato che la forbice che segna le differenze tra i diversi paesi è decisamente ampia.

Si passa dal nulla italiano (il noleggio non esiste nel Codice civile) al top francese, dove i noleggiatori godono del sostegno di strumenti di tutela propri (ad esempio per l’appropriazione indebita dei loro mezzi) e degli incentivi fiscali riservati agli utilizzatori (mentre da noi si drogano sempre le vendite, incentivando così la proprietà).

Se ci confermate l’interesse cominciamo a coinvolgere qualche soggetto competente e volonteroso che ci aiuti a farlo. Chi vuole collaborare con noi per mettere nero su bianco le difformità di trattamento del noleggio nei singoli paesi della comunità europea?

Magari aiuterebbe anche a capire meglio come cambiano i numeri e i volumi all’interno del mercato continentale.

Includere il noleggio nella Tassonomia UE

Partire dall’impatto ambientale come ha fatto ERA non è comunque cosa da poco. Nel luglio 2020, infatti, è entrata in vigore una nuova regolamentazione che incarica la Commissione Europea di mettere a punto una lista di attività economiche ecologicamente sostenibili.

La lista, definita Tassonomia UE, prevede alcuni parametri specifici e ben definiti che certifichino l’effettivo impatto ambientale di tali attività. Quelle che vengono riconosciute come ecosostenibili, quindi, possono usufruire di finanziamenti pubblici e privati per la promozione di un’economia con un impatto positivo sull’ambiente.

Lo scopo di questa regolamentazione, come avrete capito, è quello di accertarsi che le imprese che si avvalgono di questi fondi abbiano effettivamente ragione di farlo. E, quindi, producano un impatto positivo sull’ambiente significativo e considerevole.

Al momento, il noleggio industriale fa parte di questa lista in modo molto limitato.

In particolare, l’attuale stesura prevede la possibilità di finanziamenti solo per le aziende che noleggiano veicoli elettrici, PLE, carrelli elevatori o utensileria a motore di vario tipo.

Una grossa fetta dei macchinari da costruzione rimane quindi esclusa dalla Tassonomia UE. E questo è un problema, perché anche queste – grazie al modello di business del noleggio – rientrino di fatto in un’ottica di economia circolare che impatta positivamente e in modo concreto sulla riduzione delle emissioni inquinanti.

Il valore dell’iniziativa di European Rental Association

L’intervento dell’ERA, dunque, si prospetta interessante sotto diversi punti di vista.

Da un lato, qualora avesse successo garantirebbe importanti vantaggi economici a tutte le aziende di noleggio operanti in Europa. Dall’altro, potrebbe avere un impatto importante anche in termini di diffusione della cultura del noleggio professionale e dei benefici che ciò comporterebbe per tutte le parti in causa.

Benefici che non si possono ottenere in alcun modo se non facendo fronte comune e organizzandosi a livello aggregato per rapportarsi in modo proficuo con le istituzioni.

D’altronde, è impossibile ottenere in altro modo cambiamenti significativi dello scenario per chi opera nel noleggio.

La mediazione delle associazioni è sempre fondamentale per garantire che la politica si preoccupi dell’interesse dei noleggiatori e delle loro esigenze. Non si può pretendere che venga fatto qualcosa a livello politico senza la pressione e le spinte dei diretti interessati.

Azioni come quella di ERA però sono una sorta di fiore all’occhiello che sarà apprezzata soprattutto dai noleggiatori d’oltralpe e da chi opera nei paesi nordici (anche se quando ci sono di mezzo fondi da ricevere gli italiani sono sempre molto ricettivi).

E in Italia?

Nel nostro paese ci sarebbe bisogno di un intervento più alla base per colmare il gap col resto d’Europa.

Il noleggio è un settore che non riesce sicuramente a rapportarsi con le istituzioni per essere riconosciuto come dovrebbe. E che forse, proprio per questo motivo, non ha ancora raggiunto il massimo del proprio potenziale.

Il rapporto tra le associazioni di casa nostra e le istituzioni non è ancora così ottimale, come dimostrano gli sforzi vani e inascoltati di ANIASA nel settore auto. E anche nel settore industriale non si è ancora riusciti a ottenere niente di realmente significativo. Come mai?

Da questo punto di vista sono certamente più efficaci le aggregazioni lobbistiche che però il noleggio lo ostacolano, vedi alla voce veicoli industriali. In questo senso, il ruolo di Confindustria rimane ambiguo e non sembra avere mai avuto il noleggio nei propri radar.

Il difficile rapporto tra il noleggio e le istituzioni italiane

Il noleggio, quindi, continua a non essere riconosciuto dalle istituzioni come comparto produttivo a tutti gli effetti. E le conseguenze di questo status si fanno sentire su più livelli.

Ad esempio, mancano limiti e norme specifiche che regolamentino l’accesso e garantiscano la qualità.

Quanti sono ancora i noleggiatori improvvisati che non forniscono servizi adeguati e non si preoccupano della sicurezza dei macchinari? A oggi è sufficiente possedere un paio di macchine e metterci sopra una scritta noleggio per poterle offrire a una clientela sprovveduta senza incorrere in sanzioni (se non quelle derivanti dai rischi sulla sicurezza, che però si manifestano solo a posteriori).

Chiunque può iscriversi a un’associazione di noleggiatori per potersi dichiarare tale, perché non ci risultano barriere d’ingresso neanche in questo caso. Anzi, crescendo la domanda crescono anche i piccoli imprenditori che vogliono sentirsi parte del mondo del noleggio.

Siamo sicuri che queste porte girevoli così spalancate facciano del bene al sistema del noleggio professionale? A chi investe ogni giorno ingenti capitali per diffondere nel concreto un servizio organizzato e di valore?

Gli encomiabili sforzi delle associazioni di casa nostra per far sì che tutti i loro iscritti raggiungano un livello di professionalità accettabile potrebbero non essere sufficienti se non si ottiene presto anche qualcosa di concreto dalle istituzioni.

Il tema della qualità complessiva degli operatori del noleggio non è una questione da poco. Basta una mela marcia per mandare un messaggio sbagliato al mercato e compromettere la reputazione del settore nel suo insieme.

Senza contare le conseguenze ancora più gravi che questo può avere in termini di presidio sulla sicurezza.

tutelare il noleggio 2

La legge continua a voltarsi dall’altra parte

L’aspetto più critico è quindi il mancato riconoscimento del noleggio in ambito legale e normativo, specialmente come categoria imprenditoriale.

La legge italiana, come detto, non presenta alcun tipo di menzione per quanto riguarda l’attività di noleggio professionale. L’unica eccezione sono gli obblighi contenuti nel Testo Unico sulla Sicurezza. È qui, forse, la più grossa differenza con altri paesi, dove il noleggio è più evoluto (e di conseguenza, i numeri sono più importanti).

Vi siete mai chiesti perché i grandi big del mercato europeo sono quasi tutti francesi o aziende del Nord Europa?

Uno degli effetti di questo mancato riconoscimento in Italia è che anche chi fa le cose per bene, una volta portato in un aula di tribunale, può subire delle sanzioni ingiuste.

D’altronde, a emettere le sentenze c’è un giudice che si trova a dover decidere senza alcuna indicazione precisa di testi di riferimento. Un giudice di buona volontà può solo spulciare altre sentenze che nel frattempo hanno fatto giurisprudenza.

Per non parlare dell’inesistenza di tutele proprie della professione – come per l’appropriazione indebita che è un rischio tipico del noleggiatore – e di patologie che sviluppano ambiguità borderline come il famigerato noleggio con riscatto.

Quindi, che cosa vogliamo fare?

Di fronte a questo scenario, risulta difficile pensare con serenità al fatto che continuano a mancare significative azioni collettive per fare fronte comune e risolvere questi e altri problemi che affliggono il settore.

E’ un compito che, a nostro parere, spetta soprattutto ai grandi noleggiatori.

Perché accontentarsi (o lamentarsi) delle barriere d’ingresso da loro stessi create nel lungo periodo?

Perché non creare una leadership collaborativa e risucchiare verso l’alto i noleggiatori più piccoli?

Certo, per farlo occorrono doti di ascolto, disponibilità e collaborazione che non si sono ancora viste nel mercato italiano.

Noi siamo tutti bravi a parlarci addosso e a coltivare il proprio orticello. Un po’ meno quando si tratta di rimboccarci le maniche insieme e andare dritti verso un unico obiettivo comune.

Non per citare sempre la Francia, ma in quel caso lo scenario giuridico è cambiato proprio per un’azione congiunta di un ristretto numero di grandi player.

Se vogliamo cambiare le cose anche qui e permettere al noleggio di realizzarsi al massimo del suo potenziale, non è necessario un cambio di passo?

 

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