Nonostante i segnali di ripresa, in Italia l’emergenza non è ancora finita.
Lo sanno bene tutte le piccole e medie imprese che, pur essendo l’asse portante dell’intero sistema economico del Paese, hanno in sé un limite dimensionale che non si adatta a rispondere sempre prontamente ai mutamenti del mercato. Una difficoltà che si trasforma, abbiamo visto, purtroppo, nella chiusura di importanti poli industriali, di rilevanti filiali produttive e nella cessione di rami di attività.
All’interno di un siffatto scenario alle imprese di noleggio, e di servizi in generale, si impone una riflessione: se non ci si vuole rassegnare al peggio è forse il caso di aggregarsi?
C’è chi pensa che sia il momento giusto per far fronte comune, condividendo conoscenze, stimolando economie di scala e generando progetti in grado di cogliere le opportunità del mercato.
Nella pratica occorre trovare una motivazione competitiva comune (ad esempio, voler seguire il cliente dalla A alla Z in tutte le operazioni di cantiere) e decidere di far capo ad una figura unica, quasi una sorta di catalizzatore, che coordini e mantenga le fila dell’intera associazione. Potrebbe trattarsi di un noleggiatore più grande degli altri, oppure un fondo di private equity, in grado di svolgere il ruolo di leader, acquisendo quote da ognuno degli altri noleggiatori intenzionati “a far rete” e creando una centrale di cui le diverse aziende diventano socie.
Presentarsi sul mercato come unico interlocutore in grado di offrire un servizio a 360 gradi impone anche standard ambiziosi, è vero, ma per chi è “piccolo” l’unione delle competenze con partner trasversalmente specializzati (anche se altrettanto piccoli) può garantire un servizio che consente non solo di rimanere ancora sul mercato, ma anche di cominciare a diventare competitivi, attraverso l’innovazione di un servizio reso sempre più personalizzato e personalizzabile.
Ogni noleggiatore resterà padrone del suo pezzettino in casa propria (in virtù della propria offerta specializzata: chi per sollevamento, chi per movimento terra, ecc…), ma ha l’opportunità di godere dei vantaggi della filiera: “se un noleggiatore del network riceve un ordine, può appoggiarsi al gruppo per completare la sua offerta e nel frattempo i contatti business di tutti vengono messi nel database a cui ogni socio può accedere.
Inoltre, le aziende possono stilare un accordo di collaborazione che consenta loro di ripartire in egual misura i costi di eventuali partecipazioni a fiere o manifestazioni di settore.
Così, mentre il cliente non dovrà più preoccuparsi di trattare con tanti noleggiatori (un solo interlocutore basterà a soddisfare tutti i bisogni legati all’intero cantiere), l’unione delle competenze dei piccoli specialisti di settore può rappresentare un piccolo antidoto per non farsi dominare dalla crisi e contemporaneamente contribuire a prepararsi ad affrontare le sfide future.
Sono completamente d’accordo che sia giunto il momento di
aggregarsi.
Ma ci vuole il RISPETTO delle diverse personalità che giocano a fare squadra andando al di là,degli ambiziosi traguardi che si vogliono raggiungere.
Non dimentico per MEMORIA che impartire non va assolutamente d’accordo con PROPORRE nel contesto dei specifici ruoli.
Bisogna reggere alla PRESSIONE e solo reggendo a forti pressioni che provengono anche dall’esterno si puo mutare una condizione innaturale.
bisogna concentrarsi sulle SOLUZIONI e sulle proprie PASSIONI
mantenere la FIDUCIA anche quando ci capita qualcosa di negativo,In fondo è solo un incidente di percorso.Passerà.
Anna, senz’altro si ! Facciamo rete unendo conoscenze ed economie di scala daremo
senz’altro un servizio migliore a costi inferiori, per il vantaggio di tutti.
Però facciamolo con la consapevolezza che non è questo quello che chiede il mercato.
Il mercato, anche quello del noleggio per rimanere nel nostro settore, quello con il quale ogni giorno ci confrontiamo, ha un grande difetto: pullula di Italiani, e dal lato della domanda e dal lato dell’offerta di noleggio.
Quegli Italiani per i quali quando le cose vanno male, è sempre colpa dei politici e della politica; quegli italiani un po’ guasconi ed un po’ cialtroni, che sono gli
stessi che rubano, inquinano, taglieggiano, corrompono, evadono, e che alla politica dovrebbero invece denunciare, indignarsi, investire, invocare, studiare, pretendere.
Nessuno di questi italiani ha sbirciato fuori dalla propria sede per notare quanti strumenti per il noleggio e non solo stiano nascendo; geolocalizzazione, applicazioni web 2.0 per il lavoro condiviso, sistemi laser di guida e controllo, questo blog (perché no?), software per il noleggio sempre più sofisticati e potenti.
Noi siamo il paese con più palmari, che nessuno sa usare, e meno informatizzazione di massa, con più televisori LCD venduti e nessun PC nelle scuole, con il poker on line che impazza in tutta la penisola e la banda larga che latita, adesso capisco perché i Finlandesi hanno messa la banda larga come servizio universale e tra i diritti del cittadino; per giocare a Poker on line.
Se anche facessimo rete e offrissimo un servizio d’avanguardia, se fossimo apostoli della professionalità e del buon cambiamento, quanti ci seguirebbero ?
Se con un 10% di costo in più offrissimo alle aziende, ed ai loro manager italiani, migliori servizi, osservanza delle normative di tutela ambientale e di sicurezza, pacchetti flat tutto incluso, quanti piuttosto cercherebbero ad ogni costo di spendere meno, lavorando peggio, senza regole, fuori norma, così da poter anche evadere tasse e contributi.
Non siamo l’ottavo paese più industrializzato del mondo, siamo il primo dei paesi in via di sviluppo.
Ma vi siete mai chiesti perchè i Bigdel noleggio; Herts, Avis, Loxam, ecc si siano neppure mai affacciati ?
Perchè CAT, Komatsu, Liebherr che ha chiuso, fatichino a prendere il via ?
Va bene, perdonate lo sfogo, forse sono andato anche fuori tema e ho fatto di tutta un’erba un fascio, però io continuo a sentire proclami e buone intenzioni in un paese che avrebbe stramaledettamente bisogno di azioni serie, di buoni esempi, di
persone capaci di gestire la cosa pubblica e cittadini virtuosi e propositivi.
Invece qui è tutto, sempre, stramaledettamente, pieno di Italiani.
Caro Paolo,
Non posso che condividere la sua riflessione.
L’invito è qui rivolto a stimolare delle forme di aggregazione e a far emergere idee, spunti, riflessioni per tutte quelle realtà che non sono ancora disposte ad annegare.
Forse non si può generalizzare: i leader di mercato rimangono tali anche in tempi di crisi (Avis, Hertz, ecc), ma, cambiando segmento di mercato e dimensione aziendale, chi fatica a prendere il via spesso è chi ha bisogno di nuove idee e di rischiare ancora un po’, mettendosi in gioco, prima di perdere del tutto.
E’ vero, noi Italiani abbiamo ancora molto da imparare in tema di “fair play” (mi permetta di chiamarlo così), ma quanti sono quelli che invece lanciano uno sguardo di speranza fuori dalla finestra per carpire e trasformare in opportunità i segnali negativi che provengono dall’esterno? Quanti si danno da fare per provare a immettersi in nuovi mercati, a darsi un orientamento strategico diverso dalla semplice riduzione dei canoni?
Non dimentichiamoci di quegli imprenditori, di piccoli centri di provincia, che non brillano per lungimiranza, ma si sobbarcano sacrifici di ogni tipo per partecipare ad una fiera internazionale; che sono orgogliosi come padri delle loro aziende e dei loro prodotti; che usano le tecnologie con disinvoltura e conoscono i concorrenti e il mercato come le loro tasche. E non mollano. Mai. Neanche quando perdono un affare che sembrava già concluso. Neanche quando la crisi annunciata li minaccia.
Diamoci fiducia.