Gli uffici stampa troveranno come sempre il modo di (far) leggere tutto il bene possibile, praticando il surf tra numeri che, già a colpo d’occhio, parlano da soli. Una fiera senza novità, senza slancio innovativo, soprattutto senza persone, se si escludono studenti in cerca di gadget o di occhi da lustrare fra le cosce di cubiste in microgonna. Una fiera delle (perdute) vanità.
Forse era prevedibile, ma tutti serbavamo la speranza che non andasse davvero così. Più che negli spazi desolatamente vuoti, negli sguardi della gente si poteva leggere quel misto fra delusione, tensione e voglia di voltare pagina. Il Saie 2009 sarà ricordato per questo: aver messo in luce la realtà delle cose, in modo evidente e senza alibi. Che non significa essere pessimisti, ma cominciare davvero a riflettere sull’essenza.
Il mondo delle costruzioni naviga evidentemente a vista, tagliando costi dove possibile e interrogandosi su un futuro che, a detta di molti, ancora non vede spiragli di luce, tra tentazioni di investimento e progetti in stand by. Non sono gli ordini a mancare, si dice, sono i soldi. Soldi, maledetti soldi, fatture in sospeso, dilazioni che, in alcuni casi, diventano veri e propri finanziamenti a lungo termine. Manager finanziari molto ben altolocati ci hanno confidato che, per il momento, non se ne parla proprio di continuare a sostenere le società di noleggio, magari dopo il primo e il secondo rifinanziamento. Noleggiatori che si rivolgono quindi disperatamente ai costruttori, chiedendo ancora un supporto al di là del prodotto, come un drogato che in crisi di astinenza cerca una nuova dose. Ma molti costruttori, sempre per la logica dei tagli, non ce la fanno più, anzi, hanno eliminato da tempo persino il valore aggiunto dell’assistenza (dopo averla regalata, come un gadget).
Nel noleggio rischia di saltare la catena di valore (finanziatore, costruttore, noleggiatore e utilizzatore), sostituita dalla logica del si salvi chi può, dove però tutti (finanziatore, costruttore, noleggiatore e utilizzatore) hanno una parte di colpa per come sono andate le cose. Dopo aver approfittato l’uno dell’altro per fare i propri comodi, dopo aver inseguito improbabili ritmi di crescita a due cifre, ci si accorge adesso di quanto possa essere fragile un sistema basato sull’egoismo di business e sull’eccessiva esposizione.
Cosa c’è di buono allora al Saie 2009? Che si torna a parlare di identità più che di numeri, di rapporti più che di mercato. Di prodotti e servizi veramente utili, non di budget. Che la mobilità nei legami d’affari ora è reale, perché si va in cerca della sostanza; che le parole valgono zero.
Gli sguardi più rilassati li ho visti sui volti di quei costruttori e noleggiatori che sono cresciuti lentamente, in autonomia, un passo alla volta, mantenendo i propri impegni con tutti, senza farsi mai allettare da logiche “altre” rispetto a quelle della propria identità. In questo trovo si possa riporre un po’ di ottimismo: nel ritorno al dialogo costruttivo, dove si vince insieme e insieme si affrontano le difficoltà. Nello stare alla larga dall’opportunismo del mordi e fuggi e dal cantico stonato delle vecchie sirene. Qualcuno mi ha detto: “Voglio riorganizzare la mia azienda in modo che dia veramente del valore a chi continuerà a rivolgersi a me, che lo farà per la qualità dei miei prodotti, per l’efficacia della mia organizzazione e per la puntualità della mia assistenza”.
Diamo fiducia a questa gente.