Fra qualche giorno a Parigi, in occasione di Intermat, verrà dedicata un’intera giornata al noleggio e alle sue prospettive per i prossimi dieci anni. Nel frattempo, Assodimi annuncia che il 2017 ha fatto registrare un sostanzioso incremento di questo comparto produttivo, circa un +9% rispetto al 2016. Il dato più interessante dice che le aziende tra i 2 e i 5 milioni di euro di fatturato raddoppiano i risultati del 2016 (+8,2%). E fra questa tipologia si può collocare la maggior parte delle imprese della distribuzione edile, un contesto più che ideale per promuovere la pratica del noleggio, soprattutto delle attrezzature e delle piccole macchine, ma anche un parterre difficile da interessare e, quindi, da conquistare.
Il noleggio nella rivendita edile
Senza necessariamente rivangare il passato, vale comunque la pena ricordare che, probabilmente, il magazzino edile è stato uno dei primi noleggiatori ante litteram: ai clienti che acquistavano colle e mattonelle, veniva per esempio “noleggiata” (gratis) una tagliapiastrelle. Più che un noleggio un prestito, da qui l’ante litteram. Questa cattiva abitudine ha mortificato l’idea del noleggio vero e proprio (in sostanza, il canone) e chi ci ha provato ha perso il cliente della colla e delle piastrelle, che andava a servirsi dove la tagliapiastrelle era ancora “prestata”. Tempi lontani (parliamo di ben più di una ventina di anni fa) che però non hanno favorito l’affermazione di un principio basilare: il noleggio professionale è un servizio che deve generare valore, e non solo ritorno di immagine.
Insomma, nelle rivendite edili il noleggio è partito male, e non per colpa sua. E non c’è niente di peggio che cercare di trasformare un prestito in un servizio a pagamento: addirittura rischi di apparire poco serio. Altre barriere insormontabili? L’impegno finanziario per l’acquisto di macchine e di attrezzature da destinare al noleggio (che infatti poi venivano sostanzialmente vendute e il canone diventava un leasing), la poca predisposizione alla promozione di questo servizio; la difficoltà di procedere a una corretta analisi dei costi e degli ammortamenti, l’idea che “noleggiare” in un ambito dedicato alla vendita fosse un’attività contro natura, e altre scuse ancora.
L’evoluzione della distribuzione
Oggi le cose sono cambiate. La rivendita edile, in più di un caso, ha dovuto rivedere i termini della sua missione all’interno della filiera del settore dell’edilizia. Il fatto stesso che i punti vendita più avanzati si considerino sempre più società di servizi (con vendita), più che magazzini veri e propri (la distribuzione dei bei tempi non esiste più e il magazzino vero e proprio lo fanno in pochi), la dice lunga sulla trasformazione, spesso ancora poco convinta e quindi in sostanza subita, del rivenditore verso un riposizionamento oggi come minimo indispensabile.
I clienti tradizionali della rivendita edile sono cambiati, almeno come ordine di importanza. Il privato è sempre più presente e determinante, progettisti e prescrittori seguono a ruota per ricevere un aiuto nella scelta delle nuove tecnologie che conoscono poco. Gli artigiani, causa un mercato sempre più composto da piccoli o grandi interventi di ristrutturazione, sono a loro volta diventati importanti e, con il privato amante del fai da te, più o meno insostituibili nell’economia di un magazzino edile. Il noleggio, potenzialmente, avrebbe anche un grande avvenire (ma anche un grande presente) ma fa ancora davvero fatica a confermarsi. La potremmo definire un’altra, grande occasione perduta per la distribuzione edile, perché chi invece ha dedicato un po’ di tempo e di investimenti oculati, sta andando alla grande. Numerosi rivenditori, per loro stessa ammissione, hanno affermato che il noleggio – parliamo essenzialmente di piccole macchine – ha salvato i fatturati.
Il trend, per contenuto che sia, è comunque positivo. Le barriere sono più che altro di natura mentale, come spesso avviene quando si deve affrontare un mercato che si conosce poco. La GDO, intanto, ha rosicchiato interessanti quote di mercato alla distribuzione edile, infilandosi in nicchie colpevolmente trascurate. Il noleggio potrebbe essere una di queste, e sarebbe un peccato, per diversi motivi. Il primo è legato alla tipologia di un servizio professionale che il cliente apprezza. Il secondo riguarda la perdita di una quota di fatturato e di nuova clientela che, tra l’altro, sarebbe propedeutica alla vendita dei prodotti di consumo. Il terzo motivo è relativo a una sorta di rinuncia alla crescita nella diversificazione dell’offerta. Caratterizzarsi significa uscire dal tunnel del prezzo, che più che altro è un buco nero che genera povertà.
Come sarà il mercato del noleggio in Italia nei prossimi dieci anni non lo possiamo sapere. Puntiamo tutto sulla imprevedibilità della nostra piccola imprenditoria, quella che di fatto sostiene la nostra economia.
La distribuzione edile potrebbe, ancora una volta, sorprenderci.