Coronavirus, sostenere il sistema Italia

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In questa settimana, stiamo raggiungendo gli esponenti di alcune importanti realtà associative e imprenditoriali di interesse per il mercato del noleggio. Lo scopo è quello di fornire ai nostri lettori un servizio più puntuale e uno strumento diretto per decifrare anche alcune scelte che vengono fatte.

E’ la volta di Giovanni Mantovani, Direttore Generale di Veronafiere.

Giovanni, che impatto sta avendo il Coronavirus sulle vostre attività fieristiche e su quali nello specifico risulta più evidente?

Giovanni Mantovani

Giovanni Mantovani

Il Coronavirus ha riflessi sulla vita di tutti e il sistema delle fiere non fa eccezione. Le manifestazioni sono il luogo per eccellenza dove si fanno relazioni, dove ci si guarda negli occhi e gli affari si concludono con una stretta di mano. Attività normali che diventano di colpo impossibili con il distanziamento sociale imposto dall’emergenza. L’impatto maggiore per Veronafiere, in quanto organizzatore diretto delle proprie rassegne, è stato quello di ripensare nel giro di due settimane un calendario di eventi che ne conta circa 70 in programma nel corso dell’anno, tra Italia ed estero, alcuni fortemente radicati nella loro stagionalità.

Molti dei nostri saloni, poi, richiedono un importante impegno per allestimenti e logistica che deve combaciare perfettamente con i tempi di rotazione del quartiere e dei padiglioni.

SaMoTer, forse, ne è l’esempio migliore, dal momento che si devono movimentare grandi macchinari e programmarne il trasporto con largo anticipo. Uno sforzo ulteriore che resta finalizzato a salvaguardare gli investimenti delle aziende per partecipare alle nostre fiere che devono sempre rappresentare una leva di business a servizio del settore.

Dal vostro osservatorio, quali riflessi vi immaginate nel medio e lungo periodo?

Per quanto riguarda il settore fieristico, gli ultimi dati diffuse dall’Eeia (European Exibition Industry Alliance) citano 220 eventi fieristici spostati o cancellati in Europa, con perdite che finora hanno raggiunto i 5,8 miliardi di euro e con 51.400 posti di lavoro a rischio. Senza contare i danni derivanti dalle mancate vendite generate dalle aziende espositrici che ammontano a 39 miliardi di euro al trimestre. Per l’Italia il problema è più grave, in quanto le fiere rappresentano l’unico strumento di promozione internazionale per il 75% delle PMI, realtà che costituiscono il tessuto produttivo fondamentale del nostro sistema economico. Lo scenario legato al Coronavirus è in continua evoluzione, ma avremo quasi sicuramente strascichi di lungo periodo. L’importante è farsi trovare pronti al momento della ripresa ed è su questo che, come Veronafiere, stiamo lavorando già dalle prime fasi dell’emergenza, tenendo un filo diretto con il mercato, le associazioni e le istituzioni, e programmando con anticipo investimenti straordinari per promozione e incoming dei buyer stranieri.

Cosa possiamo evidenziare di positivo?

Dalle situazioni di crisi possono nascere delle nuove opportunità. Ovviamente sta a noi saperle coglierle. La resilienza in queste situazioni è fondamentale, così la capacità di adattamento: un’emergenza come questa ci ha costretto a pensare fuori dagli schemi, rivedendo routine organizzative e operative, anche consolidate, e liberando nuove idee. Questo ovviamente è un bene per i nostri prodotti e i nostri clienti, che potranno beneficiare di soluzioni ancora più su misura. Dal canto nostro, poi, è stata l’occasione per accelerare verso l’implementazione dello smart working, testato in maniera massiva tra i dipendenti di Veronafiere che, così, saranno sempre più connessi e agili nelle modalità di risposta ai nostri stakeholder.

Avete recentemente deciso di spostare ulteriormente il SaMoTer a ottobre, collocandolo in un periodo in cui erano già in calendario altre manifestazioni di interesse per il target dei vostri espositori e visitatori. Ci potete spiegare le motivazioni che vi hanno portato a questa scelta?

 La decisione di spostare ulteriormente SaMoTer, Asphaltica e ICCX Southern Europe è frutto di ascolto, condivisione e attente valutazioni. È stata presa in considerazione dell’evoluzione dell’emergenza sanitaria e alle ultime disposizioni del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’11 marzo che impone il blocco di tutte le attività non essenziali. Un provvedimento – questo – incompatibile con le tempistiche organizzative legate alle specificità delle due rassegne, caratterizzate da elevate complessità logistiche e allestitive, come già detto.

Abbiamo faticato per individuare una collocazione nel calendario del secondo semestre, già fitto di appuntamenti del calibro di Marmomac e Fieracavalli.  Insieme a Unacea, Siteb e ai principali costruttori abbiamo scelto ottobre, come data più consona alle esigenze del mercato. Voglio sottolineare ancora che si è trattato di una scelta approvata all’unanimità dal comitato di indirizzo di SaMoTer e che il periodo della seconda metà del mese è stato espressamente richiesto dalle grandi case.

Ritenete che espositori e visitatori di qualità di una fiera come SaMoTer, di cui molti internazionali, avranno tempo ed energie per partecipare a tutte le fiere in programma in un lasso di tempo così ravvicinato, oltretutto dopo un periodo lungo e complicato di attività rimaste al palo?

 Prima di tutto, ricordo che SaMoTer, alla sua 31ª edizione, ha una sua precisa identità e storicità a livello nazionale, con aree merceologiche ben definite: le grandi macchine e tecnologie per le costruzioni da sempre sono state appannaggio di questo salone che ne rappresenta ancora l’evento leader in Italia. Capisco che possano verificarsi contiguità con altri eventi legati al mondo del construction, ma – come già detto sopra – non c’erano altre date utili né era possibile rimandare un evento triennale come Samoter al 2021, nel rispetto dell’accordo europeo con il CECE.

È indubbio che viviamo in una situazione straordinaria ed è proprio per questo che tutti dobbiamo prenderci responsabilità straordinarie, portando avanti iniziative straordinarie. Ognuno è chiamato a fare la propria parte al meglio per dare un segnale forte di ripresa al Paese, sia noi organizzatori di fiere che le imprese, alle quali chiediamo di condividere con noi lo sforzo di lavorare uniti per la crescita del settore. In ogni caso, la vicinanza di manifestazioni tra loro complementari a livello di filiera può anche sviluppare nuove sinergie come nel caso di Vinitaly e Cibus che da anni collaborano, coordinandosi sul fronte degli arrivi dei buyer esteri e degli operatori del canale horeca.

Avete in mente qualche proposta per creare, ad esempio, una sorta di osservatorio in cui lavorare in condivisione di intenti con altre realtà come la vostra; oppure sarà sempre la competizione a guidare il mercato in un settore che copre questa tipologia di servizi di interesse collettivo?

Parto dal presupposto che SaMoTer è la fiera di riferimento in Italia per il settore che rappresenta. Questo non toglie che in futuro si possa valutare insieme una cabina di regia o altre forme di collaborazione tra gli eventi in calendario. La nostra è una società che opera sul libero mercato, ma il punto di vista di Veronafiere in tema di partnership è comunque sempre stato aperto e funzionale alla crescita del sistema Italia. Con Fiera di Parma, ad esempio, abbiamo dato vita alla newco VPE (Verona Parma Exhibitions), mentre con Bolognafiere organizziamo insieme Metef.  Una visione, quindi, che non preclude in futuro altre collaborazioni importanti. Il ruolo moderno delle fiere non è quello di salvaguardare i campanili ma di sostenere in ottica di “coopetition” la crescita del made in Italy nel mondo perché è ciò che ci chiedono i clienti, che sono in primis piccole e medie aziende ma anche grandi gruppi industriali.

Cosa cambierà nelle relazioni di business quando saremo finalmente usciti da questa situazione?

Finita l’emergenza, credo che, paradossalmente, saremo ancora più uniti e vicini, anche dal punto di vista del business. Si percepirà ancora di più il valore delle relazioni e di una stretta di mano, ma al contempo saremo ancora più interconnessi. L’Italia, infatti, avrà finalmente accelerato sul fronte del lavoro agile, molte più aziende si saranno dotate delle tecnologie per permettere lo smart working e, probabilmente, le grandi società di TLC faranno nuovi investimenti infrastrutturali a supporto.

Per chi, come noi, organizza fiere, tutto questo andrà a implementare ulteriormente il modello di aggregatore per le community dei diversi settori di riferimento, facendo vivere le rassegne online e offline 365 giorni all’anno.

Tag dell'articolo: Coronavirus, Fiere ed eventi, SaMoTer

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