Tradizionalmente, dal punto di vista commerciale ogni libro è un terno al lotto: alcuni hanno successo e vendono milioni di copie, altri (la maggior parte, a dire il vero) no. Ma nessuno, neanche per quelli piu famosi, può sapere come vengono letti: ci sono capitoli che vengono saltati (come con i libri che ci obbligavano a leggere a scuola)? Ci sono parti che vengono lette più in fretta? Che cosa succede quando si avvicina la fine: si accelera o si rallenta?
Ora un gruppo di giovani start-up sta usando la tecnologia per rispondere a queste domande e aiutare gli scrittori e gli editori a scrivere libri che siano più popolari, interpretando i gusti del pubblico. Queste aziende analizzano i dati di lettura degli abbonati a sistemi di noleggio di e-book a consumo. L’idea è di replicare i sistemi di suggerimenti che Netflix ha già lanciato per i film e Spotify per la musica.
Il target di questo servizio sono gli autori che pubblicano da soli i propri libri, che hanno un fortissimo interesse a diventare popolari attraverso il passaparola e non hanno a disposizione i soldi e i mezzi di comunicazione che invece sfruttano le case editrici tradizionali. La piattaforma di pubblicazione Smashwords, che ha già un suo sistema di noleggio di e-book, ha raggiunto un accordo con la famosa libreria digitale Scribd per inserire al suo interno oltre 225.000 libri. Molti di questi sono anche disponibili sull’altra piattaforma di noleggio, Oyster, di cui abbiamo già parlato qui.
L’analisi dei dati di lettura è già disponibile per i big del settore, come Amazon e Barnes and Noble, che però li costituiscono gelosamente per sè. Scribd ha invece intenzione di pubblicarlo in modo aperto. Questo dovrebbe consentire di creare sempre più casi come quello di Quinn Loftis, una autrice trentatreenne di romanzi che mischiano l’amore con il paranormale, che ha creato un suo seguito di fan con cui interagisce su tutti i principali social network. Quinn Loftis già ora guadagna centinaia di migliaia di dollari all’anno con i suoi libri, ma potrebbe guadagnarne ancora di piu sapendo quali sono i comportamenti dei suoi lettori.
Le aziende adottano e pubblicano codici di condotta e spiegazioni su come i dati siano anonimi, e forniti solo in forma aggregata. D’altra parte, come facevamo già notare in passato, si tratta della contropartita da fornire per poter leggere tantissimi libri a un canone mensile molto basso.
L’anello mancante
Prima di far partire azioni su vasta scala bisogna però che le piattaforme di noleggio di e-book arruolino gli editori, che però restano sospettosi di fronte a un modello così radicale. Per ora solo HarperCollins ha fatto accordi con Oyster e Scribd, mentre le altre case editrici più grandi restano alla finestra. Il motivo è chiaramente legato agli incentivi economici. Non ci sono informazioni ufficiali, ma sembra che su Oyster un libro sia considerato ufficialmente “letto” (e l’editore e/o l’autore vengano pagati) se si supera il 10% del contenuto. Su Scribd la formula è un po’ più complicata, ma simile.
In generale però per il lettore vale la formula del “tutto a consumo”: per 10 dollari al mese si può leggere tutto quello che si vuole. Questo potrebbe essere deleterio se tutti leggessero tantissimo, ma in realtà solo il 2% circa degli abbonati legge più di 10 libri al mese.
Sul settore aleggia poi la presenza di Amazon, che ha già il suo noleggio di e-book su Kindle, riservato agli utenti del servizio Prime. Il suo impatto però fino a oggi è stato limitato, perchè si può prendere a noleggio un libro per volta, e i best seller sono pochi. Amazon potrebbe però avere ambizioni più grandi: sembra che ultimamente stia proponendo agli editori un servizio nuovo e più completo.
Leggere nella mente
Ecco alcuni risultati preliminari delle analisi condotte da Scribd: più un giallo è lungo più è probabile che i lettori corrano alla fine per vedere chi è il colpevole. I lettori finiscono più facilmente le biografie che i libri sull’economia e gli affari, mentre per quelli sullo yoga spesso basta un capitolo. Oyster ha invece scoperto che c’è un 25% di probabilità in più che i lettori finiscano un libro composto di capitoli brevi che uno fatto di capitoli lunghi: una conseguenza molto probabilmente delle abitudini di lettura, basate sul consumo occasionale su smartphone o tablet.
Prendiamo ad esempio due romanzi d’amore. Uno ha pochi commenti su Amazon e ha avuto poca promozione, ma i dati di Scribd mostrano che è stato finito da 6 lettori su 10, un dato superiore alla media del segmento. Un altro ha centinaia di revisioni e commenti su Amazon, ma solo 4 lettori su 10 lo hanno finito: i dati mostrano che l’autore si è spinto troppo su argomenti fantasy, e i lettori non lo hanno seguito.
Alcuni di questi dati sono piuttosto scontati, ma altri molto meno. Alcuni scrittori potrebbero quasi scandalizzarsi se venisse loro proposto di scrivere libri con queste informazioni, ma altri sono prontissimi a sfruttarle, anche se il processo creativo resta (giustamente) personalissimo e misterioso. Quinn Loftis, ad esempio, è molto interessata: il rischio per lei è non soddisfare le sue avide lettrici.