L’altra faccia della comunicazione digitale

intelligenza artificiale nella comunicazione
intelligenza artificiale nella comunicazione

Qualche settimana fa, sulle pagine di Rental Blog, ho espresso la mia opinione (e forse preoccupazione) in merito al diffondersi della cosiddetta intelligenza artificiale. Un tema che, nel corso degli ultimi mesi, è diventato sempre più preponderante.

Vi ho raccontato come, a mio parere, questa corsa alla tecnologia stia sempre più mettendo in secondo piano i canali di comunicazione “tradizionali”, quelli che utilizziamo quotidianamente, su cui ancora oggi impostiamo strategie digitali e contenuti studiati appositamente per il nostro pubblico di riferimento.

Un’opinione che ho espresso come completamente ignorante in materia, perché pur lavorando nel digitale, mi “vanto” di avere una mentalità e un metodo ancora molto analogici (che ci sarà mai da vantarsi poi). Eppure, nelle ultime settimane, ho avuto conversazioni molto interessanti con amici e colleghi sul tema dell’intelligenza artificiale.

Confronti che sono scaturiti prima da assurde teorie del complotto (eh sì, qualcuna delle mie conoscenze millanta ancora il fatto che i robot conquisteranno il mondo e ci troveremo di punto in bianco senza lavoro), per sfociare poi in approfondimenti tecnici e formativi che mi hanno permesso di vedere sotto una nuova luce questa tanto conclamata intelligenza artificiale.

Sia ben chiaro: non ho cambiato la mia opinione.

Sono ancora scettica e impaurita da quelle che potranno essere le evoluzioni della tecnologia nell’ambito della comunicazione. Ma allo stesso tempo, comincio anche a guardare con altri occhi questi strumenti: non tanto come cose futuristiche che rimpiazzeranno alcune delle nostre professionalità (sì lo ammetto, anche io ci avevo fatto un pensierino…), quanto più come strumenti a supporto della nostra quotidianità professionale.

Nell’articolo di oggi voglio raccontarvi perché, navigando alcuni esempi che potrebbero essere applicati anche nel settore del noleggio.

L’intelligenza artificiale nella creazione di immagini

Partiamo da un esercizio: provate a scrivere “immagini realizzate con Midjourney“. I risultati di ricerca che vi troverete davanti, vi faranno strabuzzare gli occhi. Alcune saranno subito riconoscibili come immagini create al computer, altre vi lasceranno senza fiato. Perché sembreranno delle foto reali, scattate da una macchina fotografica di alta qualità.

Bene. Questo è il primo utilizzo sensato di un’intelligenza artificiale. Badate bene, non che gli altri non lo siano. Semplicemente, questa funzionalità permetterebbe di risolvere innanzitutto il problema che, come molti blogger sanno, ci si trova a dover affrontare quando si scrive un articolo: che immagine scelgo come copertina del mio pezzo?

Ormai siti come Pexels, Pixabay o simili sono (quasi) superati. Ci sono ancora gli stock di Adobe, ma le immagini che possono essere scaricate, possono essere utilizzate analogamente da tutti. Per esempio, se mi trovo a dover scaricare l’immagine di un cantiere perché il mio articolo si occupa della sicurezza su quello specifico luogo di lavoro, devo dare per scontato che quella stessa immagine potrà essere adottata da tante altre persone.

Se, invece, utilizzo un’applicazione come Midjourney (si può chiamare applicazione, sì?), so per certo che qualsiasi cosa io richieda all’AI sarà diversa da quella restituita a un’altra persona. Anche se utilizzassi le stesse parole, lo stesso prompt per dirla in tecnichese. Il risultato restituito sarebbe diverso per ciascun utente.

Cosa implica questo? Originalità, differenziazione, riconoscibilità. Certo, forse su alcuni aspetti della creatività c’è ancora da lavorare, ma provate a pensarci: quante volte vi sale il nervoso perché non riuscite a trovare un’immagine adatta ai vostri articoli? Quante volte vedete la stessa immagine riproposta in cento contesti differenti?

Bene: pensate di poter scrivere un testo descrittivo e di dire a una macchina (forse macchina è più adatto di app, no?) che cosa volete utilizzare. Dovete essere bravi nel descrivere ogni minimo dettaglio (ed è per questo che sta spopolando la figura del promptista), ma il risultato che otterrete sarà sensazionale. Garantisco io per Midjourney.

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Blocco dello scrittore? Ci pensa l’AI

Ebbene sì. Qui lo dico e qui lo nego. L’intelligenza artificiale può essere di grande supporto nel momento in cui ci troviamo a dover scrivere qualcosa, ma proprio non riusciamo a mettere nero su bianco quel nostro pensiero.

Personalmente, per me, questo è un passaggi ancora poco automatico. Quando mi succede, spengo tutto (cervello compreso) e ci torno su dopo un tot di tempo. Invece, basterebbe semplicemente alzare la mano, interrogare ChatGPT e il gioco sarebbe fattopiù o meno.

Ci tengo a sottolineare, tanto per ChatGPT che per altri strumenti di questo tipo, che per il momento non sono sostituti della nostra attività professionale. Forse, un domani, potranno diventarlo, è innegabile. Ma al giorno d’oggi manca ancora quel qualcosa che ci permette di distinguere tra la realtà umana e la realtà di una macchina.

Però, almeno in questo senso, possono venirci in soccorso. Una piccola spinta per permetterci di sbloccarci e poi di lasciar partire il flusso dei nostri pensieri. Anche in questo caso, serve un prompt dettagliato, che aiuti la macchina a restituirci qualcosa di concreto. E la cosa vale sia per i testi che per i suggerimenti creativi.

Per esempio, immaginate di dover pensare a qualche attività creativa interessante su cui basare la vostra strategia di comunicazione. Non avete idee, non sapete dove sbattere la testa. ChatGPT sa dove farlo: non è ancora sviluppato fin nei dettagli e alcune cose potrebbero sembrare banali, ma potrebbero servirvi per provare nuove strade comunicative. E chissà che non si tratti di un nuovo successo.

Ma, attenzione attenzione, l’intelligenza artificiale può avere riflesso anche sull’analisi dei dati.

Come, direte voi. Bella domanda. Questo è forse l’aspetto che mi preoccupa di più perché da buona nerd e appassionata di analisi e interpretazioni, temo che questa sia una delle attività più facilmente automatizzabili. Sto ancora valutando i vari aspetti di questi strumenti nell’ambito della digital analytics, ma posso garantirvi che ci sono ampi margini di manovra. Che, per altro, accelerano molto le tempistiche di raccolta dei dati.

Tuttavia, mi aggrappo a una piccola speranza, che si riflette in una parola citata poco sopra e di estrema importanza: l’interpretazione dei dati. Okay raccoglierli, ma una macchina sarà mai in grado di giustificarli? Probabilmente sì, a lungo andare. Ma, per ora, preferisco vivere nell’illusione che si tratti di un’attività troppo umana.

AI sì o AI no?

Questa è la domanda delle domande. Penso di essermi espressa molto sull’argomento e probabilmente toccherà farlo ancora e ancora, data l’evoluzione dell’argomento. Eppure, temo che ci siano due tipologie di risposte a questa domanda:

  1. assolutamente sì, per non restare indietro rispetto all’evolversi di tecnologie e metodologie. Come si faceva quando spuntavano un social dopo l’altro, anche in questo contesto bisogna rimanere informati. Anche se non utilizzeremo mai questi strumenti, bisogna conoscerli e testarli. Il futuro è già arrivato. Gli strumenti sono già tra di noi. Sarebbe sciocco anche solo non considerarli minimamente.
  2. assolutamente no, perché è una cosa che spaventa. Che incuriosisce sì, ma che terrorizza. Alcune professionalità sono più a rischio di altre, forse saranno costrette a subire evoluzioni, cambiamenti, miglioramenti…ma quando, come e dove non è dato sapere. O meglio, forse sì, ma torniamo al punto 1: è necessario rimanere costantemente al passo con i tempi.

Per ora, quello che umanamente posso fare, è darvi qualche spunto su pro e contro dell’utilizzo di questa fantomatica intelligenza artificiale.

Ma prestate attenzione: i colossi che hanno dato inizio a questo movimento evolutivo sono già al lavoro per risolvere le criticità. Quindi ribadisco: studiate, leggete, imparate più che potete. I tempi sono (quasi) maturi, è ora il momento di non restare indietro.

  • Quali PRO? L’efficienza. È chiaro: al posto di usare mille strumenti differenti, di perdere tempo ad analizzare contenuti, idee, spunti e chi più ne ha più ne metta, posso avere tutto all’interno di un’unica piattaforma. Basta un click.
  • Quali CONTROAl momento, la poca correttezza delle informazioni e la mancanza di creatività. Stiamo pur sempre parlando di una “macchina”: alcuni aspetti, per il momento, sono “limitati” alla mente umana. Perciò, qualsiasi sia il contenuto ottenuto dall’intelligenza artificiale, è necessario rivederlo, adattarlo, ammorbidirlo. Ma ripeto: è solo questione di tempo prima che anche queste criticità trovino soluzione.

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