Se il settore dei servizi, a livello europeo, mostra segni di ripresa, le cose non sembrano ancora a posto per quello manifatturiero. A Febbraio l’indice PMI calcolato dalla società Markit ha registrato un valore di 51, appena superiore al livello di 50, che fa da spartiacque tra la crescita e la contrazione. L’indice ha un buon livello di correlazione con quello definitivo calcolato dai vari istituti di statistica, e mostra che finora la produzione industriale non ha ancora contribuito granché alla crescita dell’economia.
Tuttavia nei prossimi mesi è possibile vedere i segni di una ripresa più convinta, grazie a tre fattori.
In primo luogo, c’è lo stimolo della BCE di Mario Draghi. A Marzo è cominciato il programma di quantitative easing che ha già fatto scendere moltissimo i rendimenti dei titoli di stato di tutti i paesi europei (Italia compresa).
Questo dovrebbe liberare risorse per finanziarie la crescita, oltre che migliorare l’ottimismo in generale degli imprenditori e dei consumatori.
In secondo luogo, la caduta del valore dell’euro rispetto alle altre principali valute (in primis il dollaro), anch’essa favorita dalle decisioni della Banca Centrale, dovrebbe fornire uno stimolo alle esportazioni, e rendere i beni interni più competitivi di quelli esteri anche sul fronte delle importazioni.
Da ultimo, i timori per l’uscita della Grecia dall’Eurozona, che ultimamente erano stati fonte di preoccupazione e incertezza, sembrano essersi ridotti. Non che questi rischi siano scomparsi, ovviamente, ma almeno sembrano meno rilevanti, e anche questo può significare molto dal punto di vista del clima di ottimismo.
Un assetto a geometria variabile
Nel frattempo, i vari motori della produzione industriale europea viaggiano su velocità diverse.
Quello più su di giri è quello irlandese, dove i tassi di crescita maggiori da 15 anni a questa parte generano nuovi posti di lavoro e trainano l’economia. Anche la Spagna gode di una crescita guidata dalle esportazioni, che lascia ben sperare per il complesso del primo trimestre.
Germania, Olanda e Italia crescono poco, ma nel nostro Paese la crescita sta guadagnando forza, forse anche più, in termini relativi, di quanto avviene nella locomotiva tedesca.
La Francia, invece, insieme alla Grecia è tra i paesi più preoccupanti: ancora di più dato che si tratta del secondo paese europeo per dimensioni economiche.
Buone notizie, quindi, per l’economia italiana, o quantomeno per una sua parte rilevante, e per il mercato italiano del noleggio. Quello rivolto al settore industriale potrebbe godere nei prossimi mesi di una crescita sensibile della domanda, mentre per quello che serve altri settori occorrerà forse aspettare un po’ di più.