Il top management di Caterpillar iniziò quattro anni fa a prepararsi, e a preparare l’azienda, per una possibile (anche se allora lontana) recessione. I manager sapevano che la crescita dell’economia e dell’edilizia non sarebbe durata per sempre, e per questo iniziarono a ragionare su come affrontarla quando sarebbe arrivata.
L’obiettivo era riuscire a gestire un rallentamento dell’attività senza precludersi la possibilità di ripartire rapidamente quando la ripresa fosse arrivata. I dirigenti dell’impresa lavorarono a livello sia macro che micro, analizzando i tagli che sarebbero stati necessari alla forza lavoro, agli stipendi e alla produzione (tutte cose che hanno dovuto implementare alla fine del 2008 e nel 2009 fino ad oggi).
Ogni azione fu esaminata e configurata in modo da rispettare il più possibile la cultura aziendale, che prevede di mantenere a lungo il rapporto con i dipendenti, e in particolare con quelli più meritevoli. Un esempio degno di nota è quello relativo ai neoassunti: memore delle difficoltà incontrate negli anni ’80, quando molti giovani neoassunti furono licenziati nel giro di un mese dall’ingresso in azienda, quest’anno la CAT ha deciso di gestire la situazione in modo radicalmente diverso. I 500 sfortunati che sono stati licenziati hanno ricevuto un assegno di valore compreso tra 500 e 2.000 dollari (a seconda del tempo di preavviso), e, soprattutto, hanno ricevuto una chiamata dai manager per cui avrebbero dovuto lavorare. Questi ultimi, nei periodi successivi, hanno anche cercato di mantenere i contatti, per trattare le persone nel modo più umano possibile ma anche nella speranza di poterle riassumere in una situazione di mercato migliore.
Un altro esempio è dato dalle ferie non pagate. Per evitare licenziamenti, l’azienda ha chiesto al personale di quasi tutti i livelli di prendersi tre settimane di ferie non retribuite. Alcuni dipendenti si sono offerti di aumentare questo periodo, se questo serve a ritardare o evitare i licenziamenti. ALcuni dipendenti lasciati a casa vengono sostenuti finanziariamente dall’azienda, e sono invitati comunque a partecipare alle riunioni online, per non perdere il contatto con il lavoro e i colleghi.
La convinzione di Caterpillar (e di molte altre aziende americane, come ad esempio la Deere & Co.) è che al momento della ripresa il modo in cui sono stati gestiti questi momenti difficili conterà, e farà la differenza in termini di performance. Se l’economia si riprenderà, aver mantenuto i contatti con i lavoratori consentirà di beneficiarne. Tuttavia, se ci dovesse essere un (improbabile) ritorno ai livelli di un paio di anni fa, ossia una ripresa molto forte, è probabile che aziende come CAT non si rimettano ad assumere grandi numeri di dipendenti, ma puntino sull’efficienza di quelli già presenti.
La speranza è che anche nel nostro paese le imprese della filiera delle costruzioni non debbano fare ricorso a licenziamenti di massa (i tagli della produzione ci sono già stati). In ogni caso, la capacità di prevedere il più possibile il futuro, e le modalità di gestione delle conseguenze della crisi per i lavoratori fanno di Caterpillar un esempio da seguire.
sicuramente azienda come la caterpillar, ossia a livello mondiale, hanno avuto tutto il tempo per prevedere una crisi che, come a detta di tanti, prima o poi sarebbe arrivata.
è chiaro che aziende più piccole si sono trovate a fronteggiare da una parte il calo della produzione e dall’altra un taglio nel sostegno ricevuto dalle banche.
è anche vero e giusto che se i rapporti tra datore di lavoro e dipendente rimangono buoni, è possibile che avvenga una riassunzione ma forse, per un medio periodo, dopo questa crisi succederà, succederà quanto scritto nel post – ovvero si punterà all’efficenza del personale in forza. speriamo solo che avvenga nei giusti termini senza dover portare il personale in forza a interminabili straordinari che alla lunga non rendono sempre come si spera.
saluti a tutti