Il boom del noleggio a lungo termine da parte dei privati è ormai realtà (ne abbiamo parlato commentando i dati del rapporto Aniasa 2019) quindi perché non approfittarne per fare un po’ di buon vecchio marketing in cambio di uno sconto sul canone?
Nasce così il carvertising, un servizio che permette ai clienti di ottenere costi vantaggiosi a patto di rispettare una serie di vincoli, primo dei quali quello di rendere la carrozzeria della vettura disponibile come pannello per apporre dei banner pubblicitari. Il guidatore potrà usare la vettura come e quando desidera, senza nessun limite di tempo o chilometraggio a patto che il veicolo sia personalizzato con la pubblicità del momento e sia disposto a modificarla periodicamente sulla base degli accordi con il vettore. Oltre a ottenere un forte rimborso, l’utente può ricavare un contributo per l’assicurazione Rc Auto (circa 100 euro al mese) e fino a 50 euro mensili per il carburante.
Non per tutti
Ovviamente esistono anche dei limiti, primo tra tutti la scelta della vettura. Infatti, solo alcuni modelli specifici possono essere utilizzati al fine del carvertising, noleggiabili solo presso concessionari convenzionati. Il secondo è che il costo del cambio pubblicità è a carico dell’utente, che dovrà obbligatoriamente recarsi presso un carrozziere convenzionato e può variare a seconda di chi acquista gli spazi, con un costo variabile di circa 100 euro mensili. I contratti vanno dai 24 ai 72 mesi.
L’idea è bella non fosse che, secondo il Codice della Strada, sono pochi i soggetti autorizzati a fare pubblicità con un veicolo, che comunque deve essere preventivamente autorizzato. A tale proposito, i riferimenti sono l’articolo 23 del Codice della Strada e l’articolo 57 – comma 2 del Regolamento di esecuzione del nuovo codice della strada (DPR 16 dicembre 92 -495): “L’apposizione sui veicoli di pubblicità non luminosa è consentita, salvo quanto previsto ai successivi commi 3 e 4, unicamente se non effettuata per conto terzi a titolo oneroso e se realizzata senza creare sporgenze rispetto alla superficie del veicolo. Sulle autovetture ad uso privato è consentita unicamente l’apposizione del marchio e della ragione sociale della ditta cui appartiene il veicolo.”
Questo significa che solo i veicoli aziendali proprietari potrebbero circolare con loghi o pubblicità relative a prodotti o alle attività svolte e solo dopo aver versato una tassa basata sulle dimensioni delle pubblicità sull’auto e stabilità dalle amministrazioni locali. I privati, quindi, potrebbero andare incontro a un’infrazione che potrebbe costargli quasi 500 euro.
Eppure le società che propongono questo servizio iniziano a proliferare e fare offerte interessanti. Vedremo come si svilupperà il business e se il codice della strada sarà pronto ad adattarsi a questa nuove tendenza.