Vi ricordate di Better Place? Sto parlando della società israeliana, fondata nel 2005 da Shai Agassi, animata dalla volontà di rivoluzionare l’uso delle auto elettriche mediante un innovativo sistema di batterie intercambiabili, una rete di stazioni di ricarica in grado di gestire il cambio delle batterie nel tempo di un pieno tradizionale di carburante. E un modello di business basato, di fatto, sul noleggio mensile dell’accesso al sistema di ricarica, indispensabile per poter rendere fruibili dal pubblico le costosissime batterie.
Ultimamente Better Place non se la passa troppo bene: ha deciso di chiudere le sue attività nella Silicon Valley e in Australia, per concentrarsi su Israele e Danimarca, dove è già disponibile la sua rete di punti di ricarica.
L’azienda sta infatti riducendo gli sforzi per focalizzarsi maggiormente sulla possibilità di ottenere profitti, come richiesto anche dai suoi finanziatori, tra cui ci sono General Electric, HSBC, e Israel Corp. Shai Agassi è stato sostituito al vertice dell’azienda e il nuovo CEO, Dan Cohen, ha detto che Better Place ha dimostrato che il concetto alla base della sua attività è solido, ma deve trovare nuovi clienti.
Per questo l’azienda ha scelto di concentrarsi nei due paesi dove gli utenti hanno già un network di stazioni di ricarica a disposizione: operando in troppi altri paesi ha evidentemente fatto il passo più lungo della gamba, dati gli altissimi investimenti necessari per la rete delle stazioni. Ma Better Place deve concentrarsi anche sull’acquisizione di nuovi clienti e sull’arruolamento di altri produttori, dato che ad oggi solo Renault ha costruito autovetture compatibili con il suo sistema di ricarica.
In Israele e Danimarca le distanze sono sicuramente minori in media di quelle australiane, e in questi due paesi c’è un forte supporto alle auto elettriche. Ora, concentrandosi su pochi selezionati mercati, Better Place deve dimostrare di avere un modello di business valido e sostenibile.