Aumento dei prezzi, come se ne esce?

PNRR cantieri
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L’aumento dei prezzi delle materie prime sta rendendo evidente le difficoltà che le imprese produttive stanno vivendo da alcuni anni. Un periodo molto delicato e di rapidi cambiamenti.

Il 2020 ha segnato lo scoppio della pandemia. Un evento dirompente e destabilizzante che ha costretto tutti a fermarsi e trovare soluzioni alternative per salvare il salvabile. Uno shock inaspettato, che ha causato in molti casi perdite ingenti.

A due anni di distanza, un nuovo scenario altrettanto inquietante rischia di mettere a dura prova la salute di molte imprese, sottoposte a nuove sfide e nuove difficoltà che rischiano di minare alla base tutte le prospettive di ripresa, specialmente nei settori in cui si esprime il noleggio che raccontiamo su queste pagine.

Ne ha parlato qualche settimana fa anche Pier Angelo Cantù, valutando le dinamiche di approccio dei noleggiatori verso il digitale, che stanno evidenziando una crisi di identità profonda che non può non essere colta.

Il vertiginoso aumento dei prezzi delle fonti energetiche, la scarsità di materie prime, le difficoltà nel reperire personale qualificato e nuove macchine per ampliare la flotta.

Se tutti questi ostacoli sono destinati a perdurare nei prossimi anni, quanto riusciremo ad approfittare dei 108 miliardi stanziati dal PNRR per il settore dell’industria e delle costruzioni?

Sicuramente molto meno di quanto avremmo potuto fare in uno scenario normale, viene da pensare. Ma ci torneremo più avanti.

Nel frattempo, vale la pena cercare di capire quali sono gli aspetti più critici del periodo che stiamo vivendo e quali sono le loro pesanti implicazioni per tutti. A partire dalla crisi energetica, scaturita dall’aumento dei prezzi di petrolio e gas naturale.

I prezzi dell’energia schizzano alle stelle, quali le conseguenze?

Il gas, in particolare, è stata la materia prima che in questo periodo ha subito i rincari maggiori.

Solo all’inizio dell’anno, prima dello scoppio della guerra, il prezzo del gas in Europa era cresciuto del 723 per cento (sì, avete letto bene) rispetto al dicembre 2019. L’invasione dell’Ucraina, poi, è stato il colpo di grazia definitivo. Il conflitto ha generato (e continua a farlo) ulteriore instabilità, non solo negli aumenti di prezzo ma anche nel passaggio a nuove fonti con cui essere meno dipendenti.

Per l’Italia è stato un colpo gravissimo. Il nostro paese, infatti, è molto più esposto di altri in Europa a questa instabilità, dato che il gas naturale copre percentuali molto alte del nostro consumo totale di energia. Per dare un’idea, nel 2020 ha rappresentato il 42 per cento delle fonti energetiche adoperate in Italia, contro il 28 del Regno Unito, il 26 della Germania o il 17 della Francia.

Questo ha significato un aumento incredibile del prezzo delle bollette per tutti gli italiani. Incluse le imprese produttive.

Migliaia di aziende manifatturiere, con gas ed elettricità al centro della produzione, si sono trovate a dover affrontare nuovi costi semplicemente insostenibili. E le conseguenze (sia dirette che indirette) si sono fatte sentire per tutti.

I problemi causati dalla carenza di materie prime

Prima parlavamo del settore delle costruzioni e degli ostacoli che dovrà affrontare nello sfruttare le risorse offerte dal PNRR. Ecco, quella dei materiali per le costruzioni (mattoni, cemento, calcestruzzo), ad esempio, è una delle industrie che più di tutte necessita di gas ed elettricità per portare avanti la propria produzione.

Le conclusioni penso che le possiate tirare da soli.

Ed è qui che entra in gioco il secondo grande tassello del mosaico, ossia la forte carenza di materie prime, che come abbiamo visto è collegato a doppio filo anche alla crisi energetica.

A causa del fortissimo aumento dei costi dell’energia, molte compagnie hanno fermato o diminuito sensibilmente la produzione. Questo ha ridotto significativamente la disponibilità di materie prime sul mercato e, di conseguenza, anche i prezzi di queste ultime si sono impennati.

Tra le categorie di prodotti colpiti da questi crisi, oltre a quelli da costruzione ci sono anche tutta una serie di altri materiali necessari per la produzione di macchine e componenti.

Una carenza di materiali che va ad aggiungersi a quella ormai quasi senza via d’uscita dei microchip, dando forma a uno scenario davvero preoccupante per i noleggiatori, che già da diverso tempo stanno avendo grosse difficoltà a gestire la domanda in aumento e che potrebbero quindi non riuscire a capitalizzare al meglio la congiuntura favorevole che stiamo vivendo per mancanza degli elementi essenziali del loro modello di business: macchine e pezzi di ricambio.

Le conseguenze per il PNRR

Questi problemi stanno creando importanti complicazioni per tutto il settore. Per alcuni analisti la carenza e l’aumento dei prezzi delle materie prime continuerà almeno per i prossimi tre anni.

Proprio il periodo nel quale le imprese avrebbero avuto bisogno di trovarsi nelle condizioni migliori per poter valorizzare al meglio le possibilità offerte dal PNRR.

I danni si sono già fatti sentire. La carenza di materiali sta rallentando moltissimo i tempi di lavoro di molti cantieri e il governo ha negato le proroghe richieste a gran voce da tutta la filiera. Tanti cantieri, quindi, affrontano ora un rischio di chiusura altissimo.

La scelta del governo ha creato forti proteste, soprattutto alla luce del fatto che gli altri paesi europei hanno già affrontato con tempestività questa emergenza. Tuttavia, sembra che non ci siano grandi probabilità per un passo indietro.

Il paradosso è evidente. Se non riusciamo a portare a termine i cantieri attualmente aperti, come possiamo pensare di gestire quelli previsti dal PNRR?

Edilizia aumento dei prezzi

Tag dell'articolo: crisi energetica, PNRR

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