L’arrivo di Uber e degli altri servizi di ride sharing ha scatenato, come i nostri lettori (e non solo loro) sanno benissimo, una lunga serie di polemiche tra le start-up, perlopiù americane, e i tassisti nostrani, impegnati in una lunga guerra fatta di proteste, serrate, attività di lobby ai vari livelli governativi e, purtroppo, talora anche di qualche violenza verbale (e fisica).
Senza entrare ancora una volta nel merito della questione, la critica che forse fino a oggi si poteva più facilmente fare ai tassisti e alle loro cooperative era quella di aver risposto alla minaccia competitiva di Uber e soci in un solo modo: con la difesa a oltranza degli interessi corporativi e l’attacco continuo a tutti i punti deboli del ride sharing offerto dai Big a stelle e strisce, senza mai proporre un miglioramento del proprio servizio, che invece Uber di fatto realizza.
In altre parole: va bene analizzare minuziosamente tutti i rischi di Uber, ma che cosa offrono i servizi di taxi al suo posto? Che cosa offrono in sostituzione di questi servizi innovativi? La protezione dei loro posti di lavoro, delle licenze e delle tariffe prestabilite, senza miglioramento del servizio, a spese dei consumatori non sembra sufficiente a giustificare l’ostracismo alle App e ai nuovi servizi.
La novità si chiama AppTaxi
Sembra tuttavia che l’arrivo di Uber e soci, o quantomeno anche solo la minaccia di un suo ingresso, ancorché bloccato dagli interventi normativi e amministrativi, stia portando qualche frutto nello svecchiare l’ingessata situazione del settore in merito ai servizi offerti. È un esempio di ciò è fornito da AppTaxi.
AppTaxi, come è ovviamente intuibile dal nome, è un’App per smartphone che consente di chiamare un taxi in mobilità. L’App è stata creata da un consorzio di società che gestiscono radiotaxi in tutta Italia, e per questo funziona in numerose città, e ha al suo attivo oltre 4.000 vetture disponibili.
Il funzionamento, come si può immaginare, è quello tipico delle App di ride sharing: si impostano la propria posizione e la destinazione (oltre ad altri dettagli) e si prenota la corsa, anche per un orario successivo.
AppTaxi consente quindi di saltare il processo di ricerca del numero del radiotaxi della città in cui ci si trova, e di chiamare una vettura in modo facile e comodo, e aggiunge alcune utili funzioni come quella di salvare le corse preferite (ad esempio, da casa all’aeroporto, per chi vola spesso), di vedere il proprio storico delle corse effettuate e di commentare e valutare quella appena fatta.
Non sono ancora previste funzioni come il pagamento automatico da una carta di credito abbinata all’App (il cosiddetto pagamento “in App”), ma si può selezionare tra le caratteristiche del Taxi richiesto (insieme a elementi come il numero di posti o la possibilità di trasportare animali) anche la possibilità di pagare a bordo con carta di credito.
E non sono ancora previste (probabilmente a causa della necessità di integrare differenti società che operano in mercati locali con regolamenti diversi) le funzioni di stima del costo della corsa, nè di variazione dei prezzi in funzione della domanda, due elementi che, nel bene o nel male, hanno fatto la fortuna di Uber e soci. E che piacerebbero (la prima di sicuro, la seconda a seconda del momento…) ai consumatori.
Ma ciononostante, AppTaxi è un buon inizio: è la dimostrazione che si può competere con chi si propone di rivoluzionare il mercato senza arroccarsi su posizioni di mera difesa delle rendite, ma investendo per il miglioramento del servizio.
Un’innovazione che, come lo stesso consorzio che ha sviluppato l’App non manca di sottolineare, vuole dimostrare che il settore del trasporto su taxi in Italia non è sempre così sclerotico come spesso lo si dipinge.
A questo punto, al settore dei taxi non resta che andare fino in fondo e fare la propria parte per non dico liberalizzare, ma almeno rendere più flessibili le tariffe e i prezzi, per avere se possibile un modello di mercato ancora migliore di quello proposto da Uber.
Riguardo alla chiusura dell’articolo mi piacerebbe sapere se chi scrive è a conoscenza del fatto che le tariffe applicate dai taxi in Italia sono determinate ed imposte dalle amministrazioni comunali.
Buongiorno Maurizio,
ne sono perfettamente a conoscenza.
Tuttavia mi sembra un po’ ingenuo pensare che le Amministrazioni Comunali, nel momento in cui fissano il numero di licenze e le tariffe del servizio, possano decidere in modo autonomo al 100% che cosa fare.
Le associazioni dei tassisti e le compagnie di radiotaxi hanno il sacrosanto diritto di usare tutti gli strumenti consentiti dalla legge per contrattare le migliori condizioni possibili di offerta del proprio servizio. Che però dal loro punto di vista sono ovviamente prezzi più alti…
Non ci vengano però a dire che i prezzi sono “imposti” dai Comuni: non penso che sia credibile uno scenario in cui il Sindaco “spinge” per alzare le tariffe dei taxi, facendo pagare di più i suoi elettori e i turisti in visita…
Analogamente, ritengo che se una Compagnia di radiotaxi proponesse sconti o promozioni particolari per specifici momenti della giornata, i Comuni non potrebbero che esserne felici, anzi: probabilmente cercherebbero di far passare l’iniziativa come una loro idea.
Grazie della lettura e del commento.
Oliviero Cresta