Feather lancia l’arredamento a consumo

Man mano che il concetto di noleggio prende piede e si diffonde presso fasce sempre più ampie della popolazione, aumenta l’ampiezza delle categorie di prodotti protagonisti di questo modello di business. Oltre a quello della moda, un altro settore consumer che nel 2019 sta registrando grande vitalità è quello dell’arredamento.
Oltre ai test in corso presso IKEA, di cui abbiamo già parlato in questo portale, è da segnalare il caso di Feather, azienda che negli Stati Uniti opera da due anni e ha recentemente chiuso un round di aumento di capitale da 12 milioni di dollari con investitori importanti come Spark Capital, Kleiner Perkins, Bain Capital Ventures e Y Combinator.
L’investimento servirà all’azienda da un lato per espandersi sulla West Coast, e dall’altro per migliorare la propria infrastruttura logistica nella gestione delle restituzioni dei prodotti.
Il modello di business di Feather si basa, come in molti altri casi, su un servizio in abbonamento mensile che consente di accedere a un catalogo di prodotti da noleggiare, ed eventualmente anche acquistare al termine del periodo di noleggio. Il catalogo comprende beni di marchi e di insegne del retail piuttosto famose negli USA (anche se poco note in Italia) come ad esempio Casper, Tuft & Needle e Lesa (materassi), Joybird (salotti, poltrone e divani), Pottery Barn e West Elm (catene di negozi di arredamento).
Feather offre due modalità di adesione al suo sistema di noleggio di mobili: in abbonamento o senza. Nel primo caso, essere membri di Feather (l’azienda dichiara di averne registrati già “migliaia”) costa 19 dollari al mese. La quota dà diritto ad avere canoni di noleggio scontati rispetto a quelli dei non membri, e la possibilità di cambiare mobili a piacimento (la prima volta, dopodiché i cambi successivi hanno un costo di 99 dollari per ogni spedizione). La consegna avviene entro 7 giorni dall’ordine, ed è gratuita.
Il target di riferimento
Feather si rivolge in modo molto specifico ai residenti di aree urbane che vivono in affitto e cambiano spesso residenza. Lo stesso fondatore dichiara di aver fatto ben sei traslochi in otto anni a New York. Queste persone a elevata mobilità hanno quindi esigenze speciali: si può passare da un appartamento ammobiliato a uno vuoto (o viceversa), oppure trovare casa con altri inquilini che già possiedono certi mobili, oppure ancora veder cambiare notevolmente le dimensioni delle stanze da una casa all’altra. Tutto questo porta a dover comprare da zero, o a dover buttare o regalare, mobili più o meno nuovi.
Feather si posiziona quindi come soluzione più leggera e flessibile (da cui il nome, che in inglese significa “piuma”), e anche più green, rispetto all’acquisto tradizionale. L’azienda, citando dati delle agenzie federali di protezione dell’ambiente, sostiene che nei soli Stati Uniti il cambio di arredamento porta nel complesso alla rottamazione di 9,7 milioni di tonnellate di mobili.
I fondatori e i finanziatori di Feather, con tipico fare da start-up della Silicon Valley, si propongono quindi di portare l’onnipresente disruption in un settore che secondo il loro punto di vista era maturo per l’arrivo di nuovi modelli di consumo e utilizzo dei prodotti.
Ma al di là dei proclami o degli approcci ormai un po’ triti, resta da vedere se il modello di Feather si affermerà sul mercato , se resterà limitato a una nicchia di consumatori o se fallirà e finirà per essere solo una chimera nel panorama dell’arredamento USA.
Tuttavia, a prescindere da questo, è importante prendere in considerazione nuovi modelli come quello di Feather e tenere sempre sott’occhio i nuovi mercati e segmenti in cui il noleggio si espande o tenta di espandersi. Da casi come quello dell’arredamento possono in fatti nascere soluzioni o ipotesi interessanti anche per i segmenti del noleggio più “tradizionali” e consolidati, o nuove idee e servizi da lanciare per soddisfare specifici segmenti di clientela ai quali finora nessuno ha ancora pensato.
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