Mettersi attorno a un tavolo

Certo, l’argomento è delicato. Si tratta di aprirsi a una mentalità nuova, di condividere informazioni o magari solo sensazioni. Si tratta di mettere in campo la propria volontà di scegliere se combattere da soli contro i mulini a vento, oppure cercare il modo per mettersi insieme in una battaglia congiunta che fronteggi realmente gli effetti di questa pericolosa stagnazione, da una parte, e contrasti in modo forte la furbizia di una clientela capace di approfittare della fragilità del “sistema noleggio” cavalcando una concorrenza senza regole, giocando su tariffe al ribasso e su dilazioni di pagamento protratte all’infinito, come se le società di noleggio dovessero sostituirsi alle finanziarie.
Aggiungiamoci anche l’incremento di furti, appropriazioni indebite, ritardi nella riconsegna delle macchine noleggiate.
Sto parlando di “fare lobby”, di tutelarsi ai “piani alti decisionali” a ogni livello, di contribuire a scrivere le regole del proprio mercato, anziché continuare a subirle. Lobby nell’accezione anglosassone, non quella che propongono le associazioni nostrane, più che altro dedite a tutelare loro stesse e la propria ben nutrita sopravvivenza.
I più esperti, i più navigati, dicono con una punta di rassegnazione che no, in Italia questo non è possibile. E si accomodano alle consuetudini (regole non scritte) di un mercato fatalista che si affida disperatamente a consolidate furbizie orizzontali, sferrando al massimo colpi bassi in una guerra dei poveri in cui nessuno prende seriamente in considerazione l’idea, invece, di percorrere nuove strade per rafforzarsi davvero insieme e nel modo più onesto e trasparente.
Perfino negli Stati Uniti, le associazioni, che già fanno molto per i propri soci, si mettono oggi in discussione insieme, cercando di tenere alta l’attenzione in tutti i modi e tutelare la categoria dai rischi di questa recessione incombente.
Se i manager del noleggio italiani continueranno a operare ignorando le azioni del governo e le possibilità di manovra all’interno delle istituzioni, correranno sempre più rischi. Se non lo faranno insieme, inoltre, saranno magari singoli concorrenti (anche stranieri) che riusciranno a farlo da soli. Insieme, le società leader, possono ad esempio fare lobby mediante accordi con associazioni di categoria di clienti potenziali oppure sottoscrivendo (e rispettando) regole elementari e percorribili di fair play, di condivisione di informazioni, di azioni comuni.
“La competizione oggi non si realizza più soltanto nei territori tradizionali (strategia, marketing, innovazione) ma anche in un nuovo ambiente, il pre-mercato, in cui è possibile agire, nella massima correttezza e trasparenza, per creare le condizioni che si rifletteranno direttamente sul risultato del business – una legislazione più favorevole, una buona reputazione presso i clienti, una decisione vantaggiosa da parte di un’authority”, come si legge anche nell’interessante volume di Alberto Cattaneo e Paolo Zanetto.
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