La pandemia da Covid-19 ha sconvolto e rivoluzionato il nostro modo di vivere, portando paura e solitudine e facendoci sentire fragili e impotenti.
Man mano che stiamo passando verso il ritorno di una maggiore libertà cresce anche, giustamente, la voglia di riprendere una vita normale. Purtroppo, non in tutte le persone sembra permanere la consapevolezza che con questo rischio ci dobbiamo convivere ancora e che la fase della massima attenzione non è per niente finita.
Ricordare le recenti paure e analizzarle può aiutarci quindi ad adottare quei comportamenti coscientemente responsabili che dovranno far parte del nostro modo di fare da ora in poi, probabilmente per sempre.
Ripercorriamo il lockdown
Dall’isolamento forzato nelle nostre case, ci siamo dovuti adattare rapidamente a una condizione di emergenza. Per definizione, l’emergenza rappresenta una circostanza in cui un evento devastante, inaspettato e improvviso irrompe nella nostra vita creando un clima di allerta, di bisogno urgente, accompagnato da tentativi immeditati di soccorso, impattando in modo significativo con il nostro consueto modo di vivere e di vedere il mondo.
Dal punto di vista psicologico, questa tipologia di eventi è definita come “trauma T”, con la T maiuscola, una circostanza che, secondo il manuale diagnostico degli psicologi e degli psichiatri, porta alla morte o minaccia l’integrità fisica, propria o delle persone care, e che causa nell’individuo sentimenti di impotenza, vulnerabilità e insicurezza.
Il termine “trauma” deriva dal greco e significa “danno”, “ferita”, “lacerazione”. E’ stato impiegato per la prima volta per indicare l’impatto che eventi stressanti avevano sull’individuo e, da allora, è stato comunemente utilizzato per identificare le “ferite dell’anima” che hanno un impatto così violento e negativo sulla vita delle persone da creare un divario tra ciò che era “prima” dell’evento traumatico e ciò che si è verificato “dopo”.
La pandemia da Covid-19 può essere definita come un evento traumatico, perché ha determinato un impatto negativo sulla vita dell’individuo e perché segna necessariamente una spaccatura nella quotidianità.
La portata di ciò che è accaduto nelle scorse settimane, in termini di contagi, lutti e sofferenze, può far rientrare la condizione nella definizione di disastro collettivo e, come tale, deve essere considerata un trauma con la T maiuscola.
Con l’aggravante che il dolore e il trauma, in questo caso, non fanno riferimento solo agli individui e alle famiglie, ma anche, in modo più esteso, alla comunità e al mondo intero, quindi a tutti gli ambiti della vita, incluse le relazioni di lavoro.
Senza punti di riferimento
Al di là delle implicazioni di carattere strettamente sanitario, infatti, la pandemia, che coinvolge ormai ogni latitudine del globo, è destinata a produrre un impatto profondo nella sfera economica, politica, lavorativa: nel giro di poche settimane abbiamo dovuto stravolgere il nostro modo di lavorare, di entrare in contatto con famigliari, amici, clienti e collaboratori e, di fronte a scenari e informazioni incerte, la domanda che ci ripetiamo in continuazione è: cosa succederà adesso? Torneremo mai alla nostra vita di prima o cambierà tutto?
Nessuno di noi, neppure gli esperti virologi, economisti, politici, ha mostrato di avere una sfera di cristallo per rispondere con certezza a questa domanda, ma per il futuro prossimo molti pensano con ragione che le cose non saranno mai più come prima.
L’emergenza Coronavirus ha sconvolto tutte le nostre certezze più solide: nella sfera economica, politica, lavorativa, ma anche in quella sociale e nella psiche individuale di ciascuno di noi. Ha scompaginato e spazzato via le nostre mappe, quelle con le quali avevamo imparato a orientarci e muoverci nel mondo sociale e lavorativo, facendoci sentire senza punti di riferimento per raggiungere gli obiettivi che ci eravamo dati e che stavamo perseguendo.
E se, allora, in questo radicale cambiamento della nostra quotidianità non possiamo più contare sulla vecchia mappa, che cosa possiamo fare?
Nel mio prossimo articolo, che troverete domani sempre qui su Rental Blog, proveremo a vedere come, concretamente, possiamo diventare noi questa bussola per saperci orientare in una vita intesa non post Coronavirus, ma vissuta nella consapevolezza che il Coronavirus (Covid-19 o altro) sia un rischio da tenere sempre presente.