Nel complesso, il 2015 è stato un anno positivo per l’industria alberghiera americana: grazie all’andamento positivo dell’economia, gli hotel americani hanno in generale visto salire i propri tassi di occupazione delle stanze e i ricavi medi, sia come tariffe che come profittabilità delle strutture.
Questo andamento positivo ha riguardato in linea di massima tutto il mercato, ma un fattore particolare ha contribuito a sparigliare le carte, almeno per quanto riguarda le grandi città: l’impatto di Airbnb.
Secondo uno studio condotto dalla banca d’affari Bank of America Merrill Lynch, le prenotazioni sul noto sito della sharing economy sono estremamente concentrate nelle grandi aree metropolitane: se il loro peso sul totale dei ricavi alberghieri è del 13%, questa percentuale sale al 40% per Airbnb.
Questo dato è rilevante perché indica che nelle grandi città Airbnb erode maggiormente i ricavi degli alberghi tradizionali: in media negli USA esso rappresenta l’1-2% della domanda di ospitalità alberghiera, mentre nelle città più grandi arriva anche al 5-7%.
Analogamente, sul fronte dell’offerta, a livello nazionale Airbnb rappresenta dal 2% al 4% del numero di stanze disponibili, mentre nei mercati urbani più grandi arriva anche al 15% dell’offerta di soluzioni di alloggio.
New York, New York
Una delle città in cui le associazioni degli albergatori si sono fatte sentire di più contro la presenza di Airbnb e soci è New York. A ottobre dell’anno scorso l’Associazione locale degli hotel ha commissionato uno studio secondo il quale Airbnb rappresenta l’8% della domanda e il 4,6% dei ricavi degli albergatori, con una perdita diretta quantificabile in 451 milioni di dollari nel periodo che va dal settembre 2014 all’agosto 2015.
Sempre secondo lo studio di Merrill Lynch, in un modo o nell’altro tutti gli hotel di New York stanno sentendo l’impatto di questa piattaforma della sharing economy.
Negli ultimi anni Airbnb è cresciuta tantissimo: l’anno scorso ha concluso un consistente giro di raccolta fondi presso gli investitori, che l’hanno valutata più di 24 miliardi di dollari (una valutazione superiore a quella delle più famose catene alberghiere di lusso): anche se il dato è di certo influenzato dal boom della sharing economy in termini di Borsa, le prospettive di crescita di questa azienda sono decisamente reali.
Tuttavia, nonostante questa crescita così rapida, e nonostante i paragoni con altri Big del consumo condiviso a stelle e strisce (segnatamente, Uber), Airbnb continua a mantenere un profilo tutto sommato basso. Forse anche per distinguersi dallo stile molto più diretto e provocatorio di Uber, l’Amministratore Delegato Brian Chesky non manca di sottolineare in ogni occasione come i servizi di Airbnb siano complementari a quelli alberghieri, e come sia errato parlare di uno stravolgimento del mercato.
È vero che, come abbiamo detto più volte anche su questo blog, turisti d’affari e utenti di Airbnb sono segmenti con differenze molto forti. Ma a livello di singolo mercato locale l’impatto di Airbnb sembra essere decisamente molto concreto.