Recentemente, Airbnb, il servizio di scambio e affitto peer-to-peer di case e stanze private, ha deciso di iniziare a corteggiare anche i viaggiatori d’affari, attraverso una partnership con il servizio di gestione delle note spese Concur. La mossa ha ovviamente molto senso, sia per l’aggiunta di un nuovo mercato (spesso alto spendente), sia perché si tratta di clienti potenzialmente molto più affidabili di quelli che, in casi comunque eccezionali, hanno creato non pochi problemi ad Airbnb.
La partnership con Concur faciliterà l’uso di Airbnb per la clientela d’affari, ma non è detto che lo trasformi a tutti gli effetti in un fornitore di servizi di alloggio per i business traveler. Questi sono alcuni dei problemi che si potrebbero incontrare.
I risparmi non sono poi così forti
I prezzi praticati da chi offre alloggio su Airbnb non sono sempre così convenienti come sembrano. Il motivo è molto semplice: i risparmi maggiori si ricavano nell’affitto di stanze singole, mentre l’affitto di un intero appartamento costa ovviamente di più. Secondo uno studio del sito web Priceonomics, nel primo caso si può risparmiare fino al 50% del prezzo di una comparabile camera di albergo, nel secondo logicamente di meno (il 20%).
l problema è che per i viaggiatori d’affari, specialmente se più di uno, l’appartamento sarebbe la scelta migliore. Inoltre nelle città più piccole la differenza di costo tra Airbnb e gli alberghi è inferiore rispetto a quelle più grandi, e infine le grandi aziende sono in grado di stipulare contratti quadro con le catene di hotel, da cui ottengono sconti importanti, che riducono l’attrattività dell’offerta di Airbnb.
I viaggi d’affari sono indispensabili?
Ottenere buoni sconti è rilevante nei viaggi di piacere, e ovviamente anche in quelli d’affari. Tuttavia se si giustifica un viaggio solo con la spesa ridotta, viene da chiedersi se quel viaggio era poi così necessario in primo luogo.
Oggigiorno esistono infatti alternative rilevanti, come le videoconferenze, che consentirebbero a questo punto di spingere i risparmi al massimo, eliminando del tutto alcuni viaggi.
Se il Wi-Fi non funziona bene, probabilmente Airbnb non è la scelta giusta
I viaggiatori per affari sono sicuramente disponibili a rinunciare a un po’ di comodità per risparmiare soldi della propria azienda, ma la connessione Internet spesso è fondamentale. Secondo una recente indagine del sito Hotels.com, il 56% dei viaggiatori d’affari considera la connessione Wi-Fi il servizio più necessario, contro il 34% dei viaggiatori per vacanza. Il che, logicamente, ha senso per chi la usa per lavoro.
Il problema di Airbnb è che un privato che affitta casa propria o una stanza non ha il potere contrattuale (e l’abbonamento costoso) che ha un hotel nei confronti del suo provider di Internet, né spesso l’urgenza di intervenire in caso di guasti (specialmente se magari è lui stesso via quando la sua casa è in affitto). Tipicamente non hanno neppure alternative valide a disposizione.
Purtroppo non esistono statistiche sull’affidabilità delle connessioni offerte dai privati che usano Airbnb, ma è possibile immaginare che, fintanto che i clienti sono privati in vacanza, questa non sia la preoccupazione numero uno di chi ospita qualcuno.
Molto probabilmente se un servizio come questo dovesse essere assente o malfunzionante, anche questo non aiuterà Airbnb a fare breccia nei cuori (e nei portafogli) dei viaggiatori d’affari.