Il Procuratore Generale di New York Eric Schneiderman ha attaccato duramente Airbnb, chiedendo l’elenco dei cittadini che ne fanno parte e offrono la propria abitazione in affitto. Il Procuratore chiede che i dati siano consegnati nell’ambito di un’indagine che vuole chiarire se i membri del popolare servizio di condivisione delle case stanno violando una legge del 2010 sugli affitti.
L’ufficio del Procuratore ha fatto sapere che altri servizi simili ad Airbnb stanno cooperando, e che non sono in discussione i turisti che soggiornano nello Stato per pochi giorni, ma persone che offrono abitazioni multiple o la propria abitazione principale per lunghi periodi di tempo.
David Hantman, responsabile delle politiche pubbliche per Airbnb, ha dichiarato che la richiesta è “irragionevole nella sua ampiezza”, ma ha anche aggiunto che secondo l’azienda il modello di business della condivisione è troppo innovativo per essere soggetto alle leggi attualmente disponibili, e che occorre fare qualcosa per chiarire la situazione e regolarla in modo corretto, compresa la parte che prevede la dichiarazione dei redditi derivanti dalla partecipazione al servizio.
Airbnb ha quindi ben chiaro che non è conveniente per la sua attività se i suoi membri vengono percepiti come loschi figuri o evasori fiscali. Rientra in questa logica anche la recente creazione di una linea telefonica per consentire la denuncia dei membri scorretti.
Questa casa non è un albergo! O sì?
Tre sono infatti gli ambiti in cui Airbnb può trovarsi in difficoltà: le tasse non pagate dai suoi membri, i comportamenti illegali (finti hotel non autorizzati, proprietari o inquilini scorretti) e le leggi sugli affitti. Recentemente, ad esempio, un newyorchese dell’East Village, Nigel Warren, si è beccato una multa di 2.400 dollari per aver offerto in affitto la sua abitazione. La legge dello stato di New York stabilisce infatti che chiunque dà in affitto una stanza per meno di 30 giorni deve essere presente durante il soggiorno dell’ospite: se non lo fa, e non è in regola con le licenze alberghiere, sta di fatto gestendo un albergo clandestino. La multa per ora è stata annullata, ma la legge resta ancora valida.
E la start-up (oggi presente anche in Italia) è ben conscia di non essere più un sito amatoriale in cui alcuni amici o conoscenti si scambiano le abitazioni per un fine settimana, ma sempre di più una società importante. L’economia della condivisione prende sempre più piede, e avrà bisogno di una nuova regolamentazione tutta per lei.