Secondo la rilevazione mensile dell’indice PMI (Production Manufacturing Index) elaborato dalla società di ricerca Markit Economics, che misura il sentiment delle imprese, la crescita del settore manifatturiero e dei servizi nella zona dell’euro ha rallentato a giugno, principalmente a causa del rallentamento delle due economie più grandi, Germania e Francia, ma si è mantenuta ampiamente in territorio positivo.
Secondo Markit Economics, l’economia dell’eurozona ha assistito a un’ulteriore forte crescita della produzione, chiudendo il miglior trimestre di espansione della regione su tre anni. Tuttavia le aspettative per la seconda metà dell’anno sono contrastanti, poiché la crescita della produzione sembra aver perso slancio, anche se questo fatto viene compensato da un maggiore flusso di nuovi ordini in entrata.
A giugno l’indice PMI sulla produzione nell’economia dell’Eurozona è sceso dal 53,5 di maggio a 52,8 nell’industria e dal 53,2 a 52,8 nei servizi. Nell’industria l’espansione (esemplificata dal fatto che l’indice ha registrato un valore superiore a 50) prosegue per il dodicesimo mese consecutivo.
In Italia il tasso di crescita registrato (54,8) è il terzo più alto in Europa, dopo Irlanda e Spagna. Per il nostro Paese si tratta del livello più elevato di crescita da 38 mesi a questa parte, ossia da oltre tre anni, accompagnato anche da creazione di posti di lavoro, che, se confermato, controbilancerebbe la riduzione dell’indice della produzione industriale calcolato dall’Istat per il mese di maggio. Solo la Francia resta in una situazione di contrazione della produzione industriale.
Nel settore del terziario (a cui le imprese del noleggio appartengono) la crescita va avanti da undici mesi consecutivi. Aumentano in particolare gli ordini, e questo vale per Germania, Italia, Spagna e Irlanda. I risultati di giugno del terziario in Italia continuano a migliorare, con attività e nuove commesse in aumento al tasso record rispettivamente da novembre 2010 e luglio 2007. Questo però non ha ancora portato alla creazione di nuovi posti di lavoro in misura significativa.
Un’altra nota negativa per le imprese del terziario deriva dal fatto che, nonostante i costi siano aumentati (ad esempio anche per l’aumento di quelli dei prodotti petroliferi), le aziende non riescono ancora a trasferire tali aumenti ai clienti, a causa della forte competizione di prezzo.