Non si arresta neppure a febbraio la crescita del settore manifatturiero nella zona dell’euro, secondo le rilevazioni dell’indice PMI (Production Manufacturing Index), che misura il sentiment delle imprese, elaborato dalla società di ricerca Markit Economics.
Anche a febbraio, infatti, l’indice PMI ha registrato una crescita della produzione nell’economia dell’Eurozona, con un valore di 53,2.
Si tratta dell’ottavo mese consecutivo in cui l’indice, pur scendendo dal valore record di 54,0 registrato a gennaio, si mantiene sopra il livello di 50 (che, ricordo, è lo spartiacque tra contrazione e crescita della produzione).
La crescita è generalizzata, anche se non fortissima e in leggero rallentamento. Ci sono poi diversi segnali positivi, come l’aumento delle esportazioni e degli ordini e, per il quinto mese consecutivo, della quantità di lavoro inevaso, nonché la riduzione delle giacenze di prodotti finiti. In Italia l’indice PMI ha rallentato molto, ma continua a crescere.
Si conferma così la possibilità di un incremento trimestrale dell’1% della produzione industriale continentale.
Anche la ripresa nel settore del terziario, finora piuttosto timida, prende maggiore coraggio. Anche in questo caso l’indice PMI è ai livelli massimi da diversi mesi a questa parte, e quasi tutti i paesi analizzati contribuiscono alla crescita.
L’Italia in questo caso non solo non è (come purtroppo spesso, in passato) l’eccezione in negativo, ma anzi è tra i paesi che contribuiscono di più alla crescita dei servizi. Il solo neo nel nostro Paese è che l’occupazione nei servizi si è ridotta.
La situazione che deriva dalla combinazione di questi due settori è quindi abbastanza positiva: non solo prende corpo la ripresa del manifatturiero, ma anche i servizi (più legati alla domanda interna) sembrano finalmente partecipare alla crescita, anche in Italia.
Diventa sempre più possibile sperare in una crescita del PIL nell’eurozona dello 0,5% nel primo trimestre di quest’anno.