La comunicazione del noleggio deve di nuovo evolversi

La comunicazione del noleggio deve ancora evolversi
La comunicazione del noleggio deve ancora evolversi

Cosa vuol dire comunicare il noleggio nel 2023?

E, in generale, cosa vuol dire fare comunicazione nel 2023?

Recentemente ho avuto modo di riflettere su come le aziende approcciano il mondo della comunicazione digitale, chiedendomi nella maggior parte dei casi se si trattasse di un approccio strategico o, piuttosto, di un “ormai lo fanno tutti, perché noi no?”.

Quello che ho evidenziato è una considerazione ancora primordiale della comunicazione digitale, che solo a chiamarla così mi puzza un po’ di stantio. Non che ci sia un solo modo corretto di chiamarla, così come non c’è un solo modo corretto di farla.

Tuttavia, quello che mi sembra di percepire è un ancoraggio al passato, una non volontà di modernizzarsi e di guardare al futuro con un occhio un po’ più rivoluzionario, moderno, al passo con i tempi. Perché se da un lato parliamo di intelligenza artificiale, dall’altro pensiamo anche che una semplice strategia social sia la chiave evolutiva della nostra presenza digitale.

Questione di equilibrio

Mi spiego meglio, con questo articolo non intendo dire che sia necessario abolire qualsiasi tipo di comunicazione social o simile. Quanto piuttosto, che bisogna cominciare a pensarla in modo diverso. Molto spesso mi imbatto in aziende che partono dal presupposto che la combinazione sito-social-advertising a pagamento sia necessariamente quella vincente.

E se così non fosse?

Certo, non posso negare il ruolo fondamentale dell’advertising. Al giorno d’oggi, tanto nella comunicazione quanto su una miriade di altri contesti, se non paghi non ottieni. Quello che mi chiedo però è se le aziende stiano pagando per i servizi giusti.

Di per sé, e non me ne vogliate, questo ragionamento cozza un po’ con la natura del mercato del noleggio.

Mi sembra, e vi invito a smentirmi nel caso in cui non sia davvero così, che dal punto di vista della comunicazione il noleggio non ci sia uno slancio evolutivo. Anzi mi sembra che le strategie comunicative proposte si aggancino ancora e in modo stantio agli strumenti che, ormai dopo anni, possiamo definire tradizionali.

Questi ultimi, diverso tempo fa, comprendevano mezzi di comunicazione come la TV o la radio; ad oggi, credo possiamo includere anche i siti e i social. Non perché siano “passati di moda” (del resto, nemmeno la TV e la radio lo sono), ma perché sono di fatto diventati qualcosa che hanno tutti.

Sono canali che, probabilmente, ha senso continuare a presidiare. Soprattutto in un mercato come quello del noleggio, ancora un po’ analogico da questo punto di vista, sono strumenti che permettono di lavorare trasversalmente su diversi obiettivi.

Ma, a mio parere, devono costituire la base di partenza. Non possiamo pensare di lavorare solo su Facebook, Instagram, LinkedIn o un qualsiasi altro social mentre fuori imperversano le AI e le conseguenze che queste porteranno con sé.

Serve una spinta in più, un equilibrio tra tradizione e innovazione che permetta “di fare il salto”, come si suol dire.

Comunicazione del noleggio digital marketingFare in-formazione

Se faccio una ricerca su Google inserendo le parole chiave noleggio” e “intelligenza artificiale, quello che mi salta subito all’occhio è la mancanza di risultati coerenti con la mia ricerca.

Ciò che emerge è un’attenzione particolare al noleggio auto, che sì fa parte del mercato del noleggio, ma esclude una fetta consistente di altre applicazioni. Come mai?

Le motivazioni possono essere tante:

  • c’è ancora poca conoscenza sui sistemi di intelligenza artificiale;
  • non c’è stata sufficiente informazione (né formazione) sulle loro applicazioni alle altre tipologie di noleggio;
  • il noleggio non è ancora pronto all’applicazione di queste tecnologie.

Insomma, in generale, sembra che, almeno in Italia, ci sia poca conoscenza e poca fiducia. Tuttavia, questa è esattamente la strada che stiamo percorrendo, volenti o nolenti.

E se questo fosse il momento giusto per approfittarne? Può essere una scommessa, così come una sfida da accogliere. Gli strumenti di comunicazione AI sono diversi e possono trovare differenti applicazioni, perché non provare a sfruttarli?

E se ancora non ci si fida, allora chiedo: perché non iniziare a formare le persone su queste novità?

Io direi basta ai corsi di comunicazione che hanno ancora un’impostazione stantia, che vedono nei video l’elemento innovativo di una comunicazione digitale. I video sono solo una parte delle nuove strategie da adottare…esistono piattaforme che traducono i video che registriamo in multi-lingua, senza che questi sembrino montati e registrati. E indovinate come? Con le AI.

Innovazione e coraggio

Non sto dicendo che le AI siano l’unico strumento di comunicazione innovativa. Sto dicendo, piuttosto, che è arrivato il momento di fare un salto di qualità.

E lo dico anche relativamente alla comunicazione interna e, forse, alla struttura interna che un’azienda dovrebbe avere.

Sì, perché guardare a un futuro più digitale fa sicuramente paura, anche in termini di investimenti. Bisogna trovare i partner giusti, sia che si tratti di personale da formare, sia che si tratti di servizi da erogare. Molto probabilmente sarà difficile rendere interne alcune attività, e bisognerà affidarsi a dei collaboratori esterni.

Anzi, li chiamerei diversamente. Perché “collaboratore esterno“, per qualcuno, ha ancora un’accezione sbagliata, di persona che necessariamente deve lavorare con una sola azienda senza poter erogare il proprio servizio anche ad altre realtà. Un partner, invece, ha forse più margine di manovra.

E, nella corsa a un digitale sempre più innovativo, serve qualcuno di cui fidarsi, qualcuno su cui poter contare, qualcuno che ha fatto del proprio business l’elemento cruciale della sua relazione con le aziende. Esiste un nome che possa descrivere questa funzione?

Non lo so, sono sincera. “Partner” e “sponsor“, mi sembrano termini un po’ datati e fuori contesto.

Il che, mi fa pensare ancora una volta a una cosa in particolare: c’è bisogno di svecchiarsi. Il “nuovo” mondo digitale è già la fuori. Vogliamo farci trovare impreparati come abbiamo fatto con i social?

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