Si fa presto a dire stress

burnout lavorativo
burnout lavorativo

Trascorriamo quasi un terzo della nostra vita lavorando ed è comprensibile che il lavoro rivesta per ognuno di noi una grande importanza. Tuttavia, non sono poche le persone che si sentono insoddisfatte del proprio lavoro e che lo accettano solo per necessità.

Non tutti accogliamo felicemente il lunedì mattina e, anche chi ha un lavoro ben retribuito e potenzialmente realizzante, non è detto che riesca a ricavarne una reale soddisfazione. Questo senso di insoddisfazione si ripercuote non solo sull’efficacia e sull’efficienza delle nostre attività lavorative, ma inevitabilmente anche sulla qualità della nostra vita, delle relazioni, della capacità di fare dei progetti per il futuro, in generale sul nostro senso di benessere fisico e mentale.

Siamo ambasciatori delle aziende in cui lavoriamo

Tenendo conto del ruolo fondamentale che il passaparola e la buona reputazione sul territorio e nel settore in generale giocano nel noleggio, l’imprenditore avveduto non dovrebbe sottovalutare di monitorare con estrema attenzione la qualità dell’ambiente di lavoro e come stanno vivendo i collaboratori, anche all’esterno, le dinamiche organizzative e di relazione.

Nei casi peggiori, infatti, lungi dall’essere il posto in cui trovano risposta i bisogni di Riconoscimento e di Autorealizzazione, l’ambiente in cui lavoriamo si trasforma in un luogo ostile in cui le giornate trascorrono in modo ansioso, frustrante e logorante, specie quando gli incarichi sono onerosi, le scadenze imminenti e la conduzione manageriale un po’ approssimativa.

Ed è persino ovvio sottolineare che, in questi casi, non parleremo proprio benissimo dell’azienda in cui lavoriamo e nemmeno dei colleghi, né tra amici al bar, né sui social (e quindi al mondo intero).

Ma perché in un’epoca in cui, almeno nei paesi più ricchi e industrializzati, la concezione del lavoro si è profondamente evoluta, dapprima con l’emergere del concetto (e del diritto) del tempo libero, poi con l’aspirazione a lavori gratificanti e realizzanti, infine con la ricerca di un clima di benessere e salute ambientale e relazionale sul luogo di lavoro – accade ancora tutto questo?

L’evoluzione del luogo di lavoro

Nel corso del XX secolo, il tema del benessere e della salute ambientale e relazionale sul luogo di lavoro è diventato sempre più rilevante, ed è ormai assodato che questi aspetti influenzano direttamente la salute e la qualità della vita dei lavoratori e, in una sorta di circolo virtuoso, l’efficienza di aziende e di enti.

Woman boss shouting at employee on megaphone

Questo è uno dei motivi che hanno portato anche il nostro paese, come in tutta Europa, a redigere una legge – Testo Unico 81 del 2008 con Decreto Correttivo 106 del 2009 – nella quale dal 2010 le aziende hanno anche l’obbligo di valutare lo stress in ambito lavorativo.

Il rovescio della medaglia è però affiorato con il recente subentrare di alcune condizioni connesse il larga misura al fenomeno della globalizzazione, all’emergere di prodotti e servizi a basso costo di mano d’opera e a disfunzioni dei mercati finanziari, elementi che rischiano di mettere in discussione o di rallentare alcune conquiste di base che sembravano ormai definitivamente acquisite, minando la salute e la qualità di vita dei lavoratori e l’efficienza e la produttività delle aziende.

Lo stress lavorativo

In questi ultimi anni, infatti, l’accentuata mancanza di sicurezza nei riguardi del futuro, della stabilità del posto di lavoro e dell’entità della retribuzione, così come il clima di crescente competizione, hanno portato a generare un aumento significativo dello stress lavoro correlato.

Naturalmente lo stress non ha di per sé una connotazione negativa: si tratta semplicemente della risposta psicologica e fisiologica che il nostro organismo mette in atto nei confronti degli eventi della vita garantendoci l’adattamento ai numerosi stimoli, sia fisici che mentali, ricevuti quotidianamente.

Esistono, infatti, due tipologie di stress:

  • quando abbiamo la sensazione di avere sufficienti energie fisiche e mentali per affrontare le sfide della vita, percepiamo uno “stress buono” (detto eu-stress), che ci aiuta a concentrarci, ci dà la carica per affrontare le richieste che provengono dall’ambiente, come ad esempio una gara sportiva o un nuovo incarico lavorativo.
  • Diventa invece negativo (di-stress) quando dura nel tempo (il così detto “stress cronico”), senza che si abbia la possibilità di affrontare la situazione che lo ha provocato, determinando un senso di sovraccarico, che logora fisicamente e mentalmente la persona colpita, con ripercussioni sulla qualità della sua vita personale, relazionale e professionale.

In ambito lavorativo il di-stress viene considerato come una difficoltà di adattamento reciproco tra l’individuo e l’organizzazione, che comporta uno squilibrio tra le richieste organizzative e le risorse personali del soggetto di affrontarle.

Susan Michie, Professore di Psicologia della Salute presso l’University College di Londra, ha dato nel 2002 una definizione precisa di questa condizione:

“Un insieme di reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifestano quando le richieste poste dal lavoro non sono commisurate alle capacità, risorse o esigenze del lavoratore”.

Per quanto la percezione di un evento potenzialmente stressante possa essere diversa da persona a persona e ciascuno di noi sia portato ad attribuire ad ogni evento un significato soggettivo (una persona con un modo di pensare rigido e pessimistico percepirà un evento stressante in modo molto più negativo e potenzialmente pericoloso di quanto farebbe una persona con uno stile di pensiero flessibile e ottimista), le ricerche hanno messo in luce alcune delle principali cause di stress negativo, in ambito aziendale e a cosa sono generalmente attribuite.

Ne parleremo meglio in un articolo previsto per la prossima settimana, in cui metteremo soprattutto in evidenza le modalità che ognuno di noi può mettere in atto per poter dare una risposta positiva, singola o di gruppo, al perdurare degli stimoli negativi riferiti all’ambiente.

Tag dell'articolo: formazione

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