Quanto ci soddisfa il lavoro che facciamo?

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La professione che siamo stati in grado di scegliere, creare o inventare, oppure quella alla quale ci siamo dovuti adattare, occupa una parte importante della nostra vita. Sulla base di una molteplicità di fattori, contribuisce a definire la nostra identità e la qualità del nostro senso di benessere e soddisfazione. Il lavoro non è solo qualcosa che ci consente la sussistenza primaria, permettendoci adeguate condizioni di vita: a livello personale, rappresenta qualcosa di ancora più importante. Per l’essere umano, il lavoro è una pulsione, un bisogno, quasi come mangiare, bere, fare l’amore. Già nel 1954, lo psicologo statunitense Abraham Maslow propose un modello motivazionale dello sviluppo umano basato su una gerarchia di bisogni disposti a piramide, in base alla quale la soddisfazione dei bisogni più elementari è la condizione per fare emergere bisogni di ordine superiore. La piramide di Maslow è diventata molto famosa ed è spesso citata nei corsi di formazione. Pensiamo che valga la pena riprenderla in mano per almeno due ragioni: la prima è che non tutti i lettori di Rental Blog hanno avuto la fortuna o il privilegio di fare formazione. La seconda è che questo schema crea la perfetta cornice dentro cui andremo a proporre le riflessioni che accompagneranno il nostro percorso insieme in questi articoli per tutto il 2020. Prevediamo anche dei compiti, per chi li vorrà fare e magari condividere. Cose semplici e utilissime che trovate alla fine di ogni articolo.

La piramide di Maslow

Alla base della sua piramide, Maslow colloca i bisogni fondamentali alla sopravvivenza fisica ed emotiva di ogni individuo: bisogni fisiologici, bisogni di sicurezza, bisogni di appartenenza, necessità verso le quali siamo geneticamente programmati e che, una volta soddisfatte, tendono a non ripresentarsi. Salendo verso il vertice della piramide, incontriamo i bisogni sociali e relazionali quali il bisogno di riconoscimento e stima e il bisogno di autorealizzazione, che hanno a che fare con la necessità di sentirsi apprezzati dagli altri, ma anche da sé stessi. Si tratta di due aspetti dello stesso bisogno, uno rivolto all’esterno e l’altro all’interno. Il bisogno di stima ha a che fare con la necessità che ognuno di noi ha di sentirsi rispettato, approvato, riconosciuto e socialmente stimato. Il bisogno di autorealizzazione ha a che fare con il sentirsi competente e produttivo, con l’aspirazione individuale a essere ciò che si vuole essere, contando sulle proprie facoltà mentali e fisiche, e con la spinta a realizzare la propria identità in base ad aspettative e potenzialità. È un bisogno legato alla percezione personale delle proprie capacità di affrontare adeguatamente le sfide del quotidiano.

Questi ultimi bisogni, all’apice della piramide di Maslow, si rinnovano e rinascono periodicamente esprimendosi sotto forma di nuovi e più ambiziosi obiettivi da raggiungere dandoci la spinta necessaria per metterci in discussione, a livello personale e professionale, per crescere e imparare cose nuove e per migliorarci come persone e come professionisti. Il loro appagamento ci consente di esprimere al meglio il nostro potenziale e le nostre capacità e, di conseguenza, di sperimentare un senso di completezza. Contrariamente, la frustrazione di tali bisogni e la mancata realizzazione delle proprie potenzialità, potrebbero generare degli stati di grave sofferenza psichica.

Come il lavoro si colloca all’interno della piramide

Nonostante i suoi limiti e la sua rigidità, il Modello Motivazionale di Maslow mette in luce come il nostro lavoro e la nostra professione, rappresentino molto più di qualcosa che consente di garantirci delle adeguate condizioni di vita, di avere intorno a noi un sistema di protezione sociale, di acquistare beni necessari e voluttuari. A livello personale è qualcosa che permette di rispondere a un nostro bisogno innato e sano di stima e di autorealizzazione, fondamentali per il nostro benessere. Il modo in cui interpretiamo la nostra professione (in pratica, la nostra professionalità) contribuisce a legarci alla realtà, a dare un senso alla nostra identità personale, a conferire valore alle nostre capacità. Sentirci capaci di fare qualcosa che gli altri apprezzano arricchisce di significato la nostra vita, contribuisce a dare valore alla considerazione che abbiamo di noi stessi e induce e mettere in atto dei comportamenti responsabili, misurati, equilibrati.

In questa nuova rubrica che mi è stata affidata, vorrei riflettere con voi lettori su alcuni importanti fattori che possono rappresentare preziose risorse, o talvolta scomodi ostacoli, all’espressione delle nostre potenzialità, al soddisfacimento del nostro bisogno di crescita personale, di stima e di autorealizzazione personale. Si tratta di fattori che coinvolgono alcune caratteristiche di personalità, come la capacità di affrontare i cambiamenti e di vivere l’incertezza e che riguardano naturalmente anche le nostre competenze sociali, ad esempio la possibilità di costruire buoni rapporti di comunicazione, di collaborazione e allargare la propria rete di supporto; senza dimenticare, naturalmente, la necessità di sviluppare le proprie risorse creative e implementare le competenze tecniche specifiche del settore in cui operiamo. Quello del noleggio, in cui molti di voi operano, è un mondo stimolante e in costante evoluzione. Il nostro lavoro non è quindi solo sforzo fisico e/o intellettuale che ci consente la sussistenza primaria. È anche un modo per rispondere ai bisogni di riconoscimento e autorealizzazione, per sviluppare le nostre capacità cognitive, per conoscere noi stessi e accrescere i nostri punti di forza, diventando delle persone migliori. E quando il lavoro che svolgiamo ci piace, il che accade molto più frequentemente di quanto non si pensi, esso diventa anche una delle componenti più importanti della nostra felicità. Come diceva il buon vecchio Maslow:

Un musicista deve fare musica, un artista deve dipingere, un poeta deve scrivere, se vuole essere in pace con sé stesso. Ciò che un uomo può essere, deve essere. Deve essere fedele alla propria natura. Questa capacità si può chiamare l’auto-realizzazione”.

I compiti

Piramide dei bisogni di Maslow

Riportiamo l’immagine della scala dei bisogni di Maslow. Come abbiamo detto, l’autore sostiene che i bisogni dell’uomo si pongono in un ordine di priorità, a partire da quelli fisiologici di base, fino a giungere a quelli più complessi, quali:

Bisogno di Sicurezza: si soddisfa avendo una certa stabilità nel posto di lavoro, quando sono rispettate norme e leggi, quando esiste un team con il quale creare una realtà aziendale sulla quale poter contare (il welfare aziendale trova spazio in questa fascia).

Bisogno di Appartenenza: si soddisfa quando le persone possono avere intense e positive relazioni interpersonali, di fiducia reciproca, quando creano spirito di squadra.

Bisogno di Stima: si soddisfa quando si riesce a ottenere risultati positivi svolgendo attività complesse.

Bisogno di Autorealizzazione: si soddisfa quando l’attività lavorativa non solo è sfidante, ma consente di esprimere un’ampia gamma di competenze e quando le persone desiderano mettere in atto le proprie capacità.

Prova a riflettere su questa teoria, pensando alla tua attuale posizione o ruolo:

  • In questo momento della tua vita professionale, quali bisogni hanno il sopravvento sugli altri?

Osservando i bisogni di appartenenza:

  • Quanto ti ritieni soddisfatto della qualità delle relazioni con colleghi e collaboratori?

Osservando i bisogni di stima e competenza:

  • Quanto senti di poter esprimere valutazioni positive sul tuo operato?
  • Quanto senti di poter esprimere le tue capacità e conoscenze?
  • Quali effetti positivi sul tuo senso di realizzazione e sulla qualità del tuo lavoro ci sarebbero se questi bisogni fossero soddisfatti?

Se volete condividere alcune di queste riflessioni, potete farlo scrivendo alla redazione oppure direttamente al mio indirizzo email.

Tag dell'articolo: formazione

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