Cresce la fiducia delle imprese industriali europee

Andamento del PIL e dell'indice PMI nella zona euro
pil e indice pmi zona euro

Fonte: IHS Markit Economics

L’economia della zona dell’euro ha mostrato alcuni interessanti segnali di ripresa all’inizio del quarto trimestre, mostrando la crescita maggiore dall’inizio dell’anno e qualche speranza di prosecuzione di questo trend positivo nei prossimi mesi.

È questo il risultato delle ultime stime sull’indicatore PMI, elaborati dalla società IHS Markit Economics. A ottobre, infatti, l’indice PMI per la zona euro è salito dai 52,6 punti registrati a settembre a 53,7 punti, registrando la crescita più elevata da dicembre 2015.

Il dato di ottobre è coerente, secondo gli analisti, con una stima di crescita del PIL dello 0,4%, in leggero aumento dal +0,3% del trimestre precedente. Questo dato può non sembrare granché, ma gli analisti di Markit Economics aggiungono anche che ci sono buone probabilità che questo valore sia aggiornato al rialzo nei mesi successivi.

In particolare, la quantità di ordini ricevuti ma ancora non evasi o lavorati è aumentata al tasso maggiore degli ultimi cinque anni, il che fa sperare che l’attività delle aziende e le assunzioni di personale possano crescere negli ultimi mesi dell’anno.

Altri segnali incoraggianti arrivano dai nuovi ordini in arrivo, dall’aumento dei posti di lavoro, dalla minore incidenza (secondo numerosi intervistati) delle politiche di taglio dei costi a favore invece di una ricostruzione delle scorte. Quest’ultimo indicatore, ad esempio, ha registrato la crescita più forte degli ultimi due anni e mezzo.

Aumenta la pressione dell’inflazione

Un elemento positivo è anche, visto il rischio ancora esistente che si materializzi la temuta deflazione, l’aumento delle pressioni al rialzo dei prezzi.

Da questo punto di vista, infatti, l’indagine mostra non solo l’aumento dei prezzi medi alla produzione più alto degli ultimi cinque anni, ma anche il rischio più elevato di ritardi nella fornitura dei prodotti nelle catene di produzione.

Se, fino a oggi, l’impatto più forte sui prezzi alla produzione era dovuto all’aumento dei quelli delle materie prime (soprattutto il petrolio, tornato a crescere a settembre e ottobre), l’aumento degli ordini non soddisfatti e dei ritardi di fornitura indica che il mercato si sta riallineando a vantaggio dei fornitori, e questo dovrebbe portare a un aumento dei prezzi nei prossimi mesi.

Tale aumento dei prezzi alla produzione è un segnale doppiamente positivo, perché non solo allontana il rischio di deflazione, normalizzando la situazione macroeconomica seguita dalla BCE, ma rappresenta anche un segnale, sotto più punti di vista, che la domanda sta attualmente superando l’offerta nel settore industriale europeo nel suo complesso, un fenomeno che di solito viene seguito da una crescita degli investimenti in nuova capacità produttiva.

L’indagine PMI di ottobre ha mostrato un miglioramento della situazione della produzione soprattutto in Germania, con una crescita dell’occupazione fino ai massimi da cinque anni a questa parte. Questo dovrebbe portare a una crescita della domanda proveniente dalla Germania anche per le nostre produzioni intermedie (e quindi del nostro Export).

Meno positiva è la situazione dell’industria francese, dove però ci si attende una ripresa nei prossimi mesi.

Tag dell'articolo: PMI

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