L’impatto dell’immigrazione sul settore delle costruzioni

Immigrazione e crescita economica: quale conseguenze per le costruzioni e il noleggio?
Immigrazione e crescita economica

Immigrazione e crescita delle costruzioni

Quando, nelle scorse settimane, la Germania ha generosamente aperto le proprie frontiere all’arrivo di centinaia di migliaia di emigrati provenienti dai paesi colpiti da guerre e conflitti, all’inizio il popolo tedesco ha reagito con grande slancio e senso di accoglienza.

Dopo qualche settimana hanno però iniziato ad affiorare dubbi sulla reale sostenibilità dell’iniziativa, anche per un paese dotato di grandi risorse economiche come la Germania. In molti, anche suoi alleati politici, hanno iniziato a dubitare delle politiche messe in atto dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel.

D’altro canto, alcuni commentatori, sia tedeschi che di grandi testate internazionali, hanno iniziato a ragionare sulle conseguenze e le opportunità, di breve e lungo periodo, che scelte di questo tipo possono avere per la Germania. Aldilà della generosità e del senso morale di queste decisioni, accogliere grandi numeri di immigrati può avere conseguenze rilevanti per l’economia tedesca, sia nel breve che nel lungo periodo.

Nel breve termine si stima che lo sforzo organizzativo per gestire questi flussi migratori posso portare alla crescita del Pil, anche se guidata quasi esclusivamente dalla spesa pubblica. Nel lungo termine, invece, l’arrivo di nuovi cittadini può contrastare gli effetti negativi dell’invecchiamento della popolazione.

E proprio questo, ossia l’impatto dell’immigrazione sull’economia e sui suoi settori, sarà uno dei temi in discussione all’ottantesima conferenza Eurocostruct, che si terrà a Budapest all’inizio di dicembre.

Secondo l’associazione Buildecon, che organizza l’evento, occorre tenere presente quali possono essere le conseguenze dei flussi migratori in Europa nei prossimi anni.

L’effetto demografico

Dal punto di vista di lungo e lunghissimo termine, il primo effetto da verificare è quello sulla struttura della popolazione. Gli immigrati sono in genere piuttosto giovani (si stima che il 79% di coloro che richiedono asilo abbia meno di 35 anni), e spesso sono anche dotati di buoni livelli di competenza ed educazione: chi fugge da un paese in guerra lascia dietro di sé una laurea o un diploma, una professione e magari anche una vita abbastanza agiata.

Questo è stato uno nei primi effetti che è stato valutato dei commentatori internazionali. Di fronte ha una popolazione destinata ad invecchiare progressivamente, l’influsso di giovani dotati buone competenze tecniche (medici, infermiere, meccanici e così via) ha effetti positivi sia sul fronte pensionistico che su quello lavorativo. Tuttavia effetti di questo tipo si manifestano in modo molto lento nel tempo, e solo a fronte di una elevata integrazione negli emigrati nel tessuto sociale: una giovane infermiera siriana difficilmente sarà utile al paese che la adotta se non ne impara lingua, usi e abitudini.

L’effetto sulle costruzioni

Se si concretizza, questa evoluzione economica e demografica può avere effetti sia positivi che negativi per l’industria delle costruzioni. In generale, una crescita economica bassa colpisce soprattutto il settore non residenziale: un’economia che non cresce non genera domanda per nuovi uffici, fabbriche, magazzini e così via. Allo stesso modo, un’economia più piccola ha meno bisogno di nuove infrastrutture.

Nel settore residenziale, se la scarsa crescita dell’economia si accompagna una stagnazione della popolazione, si determina una riduzione della domanda di nuove abitazioni.

Al contrario, nel momento in cui si genera una crescita della popolazione, anche grazie all’immigrazione, questi effetti possono essere ridotti almeno in parte.

Gli effetti immediati

Nel 2015 i flussi di immigrati sono aumentati drasticamente. Questo ha creato fortissime pressioni sui sistemi di accoglienza nei vari paesi coinvolti.

Se i vari paesi europei riusciranno a raggiungere un accordo sulle politiche di asilo, i flussi di immigrati sono destinati ad aumentare. In questo scenario potrebbero crearsi sia un aumento dei progetti di investimento pubblico che effetti sul mercato degli affitti.

Buildecon stima che il numero di rifugiati a cui fornire una sistemazione possa raggiungere nei prossimi tre anni la cifra di 900.000 persone. Diventerà quindi impossibile sistemare queste persone in modo stabile all’interno di strutture pubbliche come palestre e stadi. Saranno invece necessari nuovi investimenti in social housing e il sostegno a forme di affitto calmierato.

Gli effetti di lungo termine

A lungo andare si creeranno poi fabbisogni stabili di nuove abitazioni. Questo dovrebbe portare alla crescita della domanda nel mercato immobiliare, e anche a fenomeni di gentrificazione di alcune aree urbane.

Questo potrebbe mitigare gli effetti negativi della scarsa crescita economica e demografica per il settore delle costruzioni, e quindi per estensione anche al mercato del noleggio che serve questo settore.

Quello che l’associazione Buildecon tuttavia non dice è che questi effetti sono destinati a manifestarsi in modo più forte nei paesi che costituiscono la reale destinazione degli immigrati, come ad esempio la Germania o la Svezia. Al di là dello sforzo necessario adesso e dei rischi connessi alla mancata integrazione dei nuovi cittadini, sono questi i paesi che possono godere maggiormente degli effetti positivi dell’immigrazione.

Paesi come l’Italia sembrano purtroppo destinati a essere solamente tappe di transito dei nuovi europei. Alcuni forse saranno contenti di questo (in fondo meno immigrati da gestire significa meno costi per la loro accoglienza e meno problemi di convivenza), ma il rischio è che alla fine ci ritroveremo a essere sempre di meno e sempre più poveri.

Tag dell'articolo: sviluppo e strategie

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