Le opere sono strategiche solo se utili

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Una delle principali caratteristiche delle grandi opera pubbliche, fino a ieri “regolate” dalla Legge Obiettivo e oggi invece comprese nel Nuovo Codice degli Appalti, era quella che non finivano mai, sia nel numero, sia nei tempi di realizzazione, per tacere dei costi, quelli sì in continua evoluzione.

La lettura del 10° Rapporto sulle Infrastrutture Strategiche – realizzato da una task force annunciata poco meno di un anno fa, e comprendente Centro Studi della Camera, Cresme, Cassa Depositi e Prestiti,  Anac e Istat – ha indotto il governo a definire nel totale di 25 le opere realmente strategiche da completare, considerate prioritarie per la loro effettiva utilità.

Il nuovo Programma delle Infrastrutture Strategiche avrà quindi come priorità le infrastrutture su ferro per circa il 46% degli investimenti (soprattutto alta velocità), ma anche le metropolitane per il16,5% degli investimenti (Milano, Roma, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Catania e Palermo), oltre a un 31,5% delle risorse per le opere stradali.

Il documento ha anche evidenziato come siano considerevolmente aumentati anche i bandi di gara per le opere pubbliche, relativi agli interventi di manutenzione e ristrutturazione, un mercato che oggi ha raggiunto il 74% del valore della produzione in edilizia.

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