Gli svantaggi del noleggio

Qualche giorno fa chiacchieravo tranquillamente con il titolare di un’importante realtà della manutenzione industriale del nord est. Le solite cose che si dicono di questi tempi, condite però da un pessimismo più radicato e da una scarsa fiducia verso un futuro di ripresa del tessuto economico reale. In questa tabula rasa, dove molti concetti legati a ideali socioproduttivi hanno sempre generato, in passato, decisioni di investimenti, per la prima volta trovano posto parole di convinto disimpegno, figlie della disillusione di poter contare su un sistema che pare disgregato.

“Se anche i tuoi clienti di sempre, quelli che hai aiutato e che ti sono stati comunque fedeli, cominciano a non pagarti più e nemmeno rispondono alle tue richieste di chiarimento – diceva – vuol dire che ognuno deve ormai contare sulla propria capacità di andare avanti in un orizzonte a corto raggio. Finché ci crede”. Nel frullatore di questa profonda rivisitazione dell’approccio industriale, vengono triturati anni di associazionismo imprenditoriale e dogmi ritenuti prima intoccabili, come quello di poter almeno contare sulla capacità di comprensione del proprio direttore di banca.

Sono rimasto però molto colpito quando, in questo meccanismo di dissolvimento, a un certo punto c’è finito anche quell’approccio al noleggio che negli anni ha caratterizzato la nostra amicizia e la reciproca stima. “Ma come – gli chiedo – non è proprio adesso che la cultura dei costi variabili e della flessibilità trova il suo pieno valore?”

Con assoluta calma e con un inconfutabile numero di esempi concreti, questo imprenditore, che negli ultimi anni faceva fare al sistema noleggio nel suo complesso qualcosa come 2milioni di euro circa di fatturato, mi spiega il suo attuale pensiero, e il suo orientamento per il futuro, che proverò a sintetizzare per punti nelle righe seguenti, anche se con grande amarezza.

Il quaderno delle doglianze

Se noleggiare mezzi in modo programmato mi deve creare più problemi che programmare il lavoro con mezzi miei, perché dovrei continuare a noleggiare?

Se mi trovo a dover adattare macchine e attrezzature non perfettamente idonee perché i miei partner hanno smobilitato mezzo parco noleggio per fare cassa, perché dovrei continuare a farlo?

Se devo perdere tempo a discutere di fatture da stornare con costi non previsti in sede di contratto (aumentando i controlli contabili a fronte della diminuita fiducia in bianco), perché dovrei continuare a ricorrere al noleggio?

Se i miei operatori rimangono fermi per ore quando un mezzo ha qualche problema o qualche dispositivo non funziona alla perfezione, perché il noleggiatore ha tagliato la sua assistenza demandandola al costruttore (che l’ha tagliata a sua volta), perché devo sobbarcarmi io i costi di questa inefficienza?

“Negli ultimi dieci anni avevo rivoluzionato le mie strategie e la mia organizzazione – continua – in funzione di creare un’impresa leggera che potesse continuare però a operare in modo efficiente, guadagnando quote di lavoro; ma ora non sento più di poter ottenere, attraverso il noleggio, il pieno controllo di questa efficienza. Presumo anzi che, a partire dal 2013, le mie scelte andranno in una direzione contraria: mi riprenderò dei costi fissi in casa (investendo in qualche nuovo macchinario e in ottime risorse umane) e probabilmente rinuncerò a quote di fatturato possibile per tornare ad avere un migliore controllo dei miei costi di gestione”.

Sembra paradossale – mi dico riflettendo ad alta voce – ma forse il problema, in questo momento è proprio questo e alle imprese non si può certo chiedere di sopportare i costi di un’inefficienza che pare purtroppo sempre più diffusa.

Il mio amico mi saluta con un consiglio: “Caro Cantù, prova a fare qualcosa per stimolare la costituzione di un sistema di certificazione di qualità dei processi del noleggio, ma che sia credibile; qualcosa che possa controllare con rigore il valore erogato dalle società, al di là delle buone intenzioni. Perché oggi, caro Cantù, il noleggio sembra essere buono e conveniente solo sulla carta: nei preventivi inviati via fax e nei paroloni dei venditori di questi servizi a ogni livello. Diventa però un disco rotto, un concetto inaffidabile, se nella realtà quello che si riscontra è esattamente il contrario”.

Riceviamo e (mal)volentieri pubblichiamo. Sperando possa servire a qualcosa.

Tag dell'articolo: B2B, crisi

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