Europlatform e la situazione italiana

Madrid è una città affascinante: l’insolita pioggia con la quale ci ha accolto ha reso più funzionale la partecipazione a Europlatform 2010, regalandoci minori distrazioni.

Nomi di rilievo (come l’ex Presidente JLG Craig Paylor o il VicePresidente di Volvo Rents, Nick Mavrick) e tematiche affascinati, riunite sotto il denominatore comune della visione futuristica del noleggio nel settore del sollevamento, ci avevano creato la lecita aspettativa di poter ascoltare qualcosa di veramente nuovo. A nostro parere, i contenuti poi effettivamente sviluppati sono stati di contro lievemente sottotono, quantomeno dal punto di vista della novità delle idee.

Condividendo questa impressione con gli operatori italiani presenti (alcuni costruttori e qualche importante società di noleggio) è emersa una palese riflessione comune che, ancora una volta, evidenzia il mercato italiano come anomalo, almeno rispetto al resto dei mercati maturi ai quali siamo accomunati (Germania, Francia, Inghilterra, Usa…). Se da un lato, infatti, il nostro mercato ha raggiunto notevoli dimensioni, dall’altro non esiste un Paese in cui le pressioni sui noleggiatori sono così forti come da noi.

Le fredde analisi tecniche di gestione ottimale del parco mezzi a noleggio, le scelte strategiche suggerite nel puntare tutte le risorse sui pochi clienti che veramente cambiano la vita, da noi si scontrano con due forze d’urto uguali e contrarie, che rendono molto difficile l’attuazione dei criteri di gestione che altrove funzionano e che continuano a rendere allettante il mestiere del noleggiatore.

Questi fattori sono principalmente due: da una parte l’endemico contesto in cui operano le aziende italiane (quindi anche le società di noleggio), interamente finanziate con capitali esterni, che le rende fragili sotto l’aspetto delle strategie di pianificazione (oltretutto penalizzato da una situazione finanziaria in cui nessuna società di leasing mette un euro in più, limitando a rinegoziare le scadenze e dal fatto che i costruttori sono oggi letteralmente incapaci di affiancare la crescita dei parchi con propri sostegni funzionali). L’altro elemento è il contesto “di sistema” del noleggio italiano, nel quale quei pochi “clienti forti” che le aziende si sono contesi a suon di sconti sulle tariffe, ormai si fanno le proprie regole in materia di canoni e tempistica di pagamenti. Tralasciando un certo “far west” normativo, del tutto nostro, che ancora tiene distanti gli operatori multinazionali.

Il risultato paradossale è che alla maggior parte dei noleggiatori specialistici quasi conviene…non noleggiare le proprie macchine, piuttosto che agire con un radicato meccanismo di cash flow che diventa sempre più asfittico.

Un po’ meglio, le relazioni, sul fronte delle nuove tecnologie applicative per la gestione dei parchi e per l’integrazione di nuove funzionalità della Carta Pal IPAF che, attraverso un microchip, prefigura un futuro davvero ampio e interessante. Soluzioni che però costano e quindi, al momento, sono ancora poco praticabili a livello di diffusione.

L’impressione che, da osservatori italiani, ci siamo portati a casa è questa: ora più che mai è venuto il momento di riflettere (e tradurre in opportune e precise scelte strategiche di gestione, in un orizzonte più ampio) sulla natura di quale noleggio si desidera offrire: specialista per prodotto e copertura del territorio; o multispecialista per segmento e canale di rete? Le risorse per investire sono poche ma le soluzioni creative ci sono già (e alcune novità importanti saranno rese note a breve).

Scelte necessarie anche per poter assistere in futuro a Convegni come questi, senza sentirci degli straniti pesci di mare, capitati per caso in un acquario d’acqua dolce.

Tag dell'articolo: Europlatform, IPAF, mercato del noleggio

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