Normative europee ed emissioni, istituzioni latitanti

23 Ottobre 2017

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L’analisi di AlixPartners prende le mosse dai crescenti limiti imposti dalle normative europee in materia di emissioni di CO2 e NOX, evidenziando come l’industria automobilistica dovrà concentrarsi, negli anni a venire, a produrre mezzi che abbattano sempre di più le emissioni.

L’industria automotive ha compiuto enormi passi da gigante negli anni: basti pensare che le emissioni di NOX sono state ridotte del 40% nel solo passaggio da Euro 3 a Euro 6. Tuttavia, recentemente sono stati introdotti nuovi test RDE (Real Drive Emission) che vengono effettuati su strada e non più in laboratorio. Questi test, insieme ai target di CO2 previsti per il 2021 secondo gli standard WLTP, renderanno necessari sviluppi per raddoppiare il tasso attuale annuale di riduzione.

Secondo l’analisi, gli sviluppi richiesti andranno ad abbattere anche i costi effettivi dei mezzi elettrici: entro il 2030 si prevede rappresenteranno il 40% delle vendite di veicoli in Europa.

Numeri e protagonisti

A conferma di ciò, arrivano in aiuto i dati: rispetto al 2013, la quota di mercato dei veicoli elettrici nel mondo è aumentata dal 0,21%, fino all’1,19%. C’è stato, inoltre, un passo in avanti nell’autonomia dei mezzi, che oggi tocca mediamente i 182 km.

Parlando in termini di “chilometri venduti” nel mondo, la Cina domina la classifica per un totale di 22,5 milioni. Più attardata l’Europa, ferma a circa la metà con 12,6 milioni di chilometri (l’Italia si trova al 16 posto con 0,20 milioni). Segue il Nord America con 10 milioni. Parlando di produttori, Tesla si conferma la prima Casa automobilistica al mondo per vendite e tasso di elettrificazione: oltre 10 milioni i chilometri venduti nel solo secondo trimestre del 2017 equivalente al 22% della quota di mercato globale. Accennavamo alla Cina come primo paese al mondo nei consumi; questo perché la Cina è il paese con il maggior numero di case produttrici che sviluppano e utilizzano la tecnologia. Tra le dieci principali case produttrici, la metà provengono proprio dalla Cina: BYD, BAIC, Geely, Zhidou e Jianghuai. Ci sono anche grandi brand europei, americani e giapponesi: Renault-Nissan si trova al secondo posto, General Motors al quinto, mentre Volkswagen, principale produttore di auto, si trova in undicesima posizione. In rapido sviluppo, ma in ritardo rispetto agli altri, troviamo BMW che nel secondo trimestre del 2017 ha venduto ben 2,03 milioni di chilometri.

Il ruolo delle istituzioni 

A mancare – evidenzia Pierluigi Bonora, promotore di #FORUMAutoMotive – continua a essere la volontà delle istituzioni, almeno in Italia, di sostenere lo sviluppo e la diffusione dell’auto elettrica come invece accade in altri Paesi, anche vicini al nostro. Importante, poi, è la creazione di un forte sistema-filiera europeo che produca componenti per questi modelli e risponda puntualmente all’evoluzione tecnologica del settore. Da risolvere resta il problema del ciclo produttivo che, a monte, presenta problemi di carattere ecologico. Unione europea e Paesi membri sono chiamati a varare un piano comune che sciolga velocemente tutti i nodi esistenti e crei i presupposti concreti per lo sviluppo reale di questa mobilità, senza per questo dimenticare le altre motorizzazioni green e i progressi fatti dai costruttori per quanto riguarda le motorizzazioni tradizionali che presentano un ulteriore importante taglio delle emissioni“.

Dal canto suo, Giacomo Mori, Managing Director AlixPartners ha spiegato che: “L’evoluzione tecnologica e di costo, soprattutto delle batterie, renderà nei prossimi anni le auto elettriche sempre più accessibili. L’impatto che questa trasformazione avrà sulla mobilità e sul sistema produttivo europeo sarà fortemente determinato dalle politiche infrastrutturali e dalle scelte industriali dei costruttori. I paesi asiatici, ed in particolare la Cina, stanno dimostrando una straordinaria vivacità e propensione verso l’elettrico che potrebbe determinare nel medio-lungo termine un gap competitivo che l’Europa e gli Stati Uniti faranno fatica a colmare.”

 Cresce la componentistica

 Nel corso del #FORUMAutomotive si è tenuto anche l’evento “Il cuore dell’automotive batte in Italia”, dedicato al settore della componentistica. 2mila imprese, 194mila addetti e un fatturato poco inferiore ai 52 miliardi di euro. In particolare, la filiera ha fatto registrare un trend positivo per fatturato (+5,7%) e occupati (+3,9%). Dati cui si aggiunge una particolare vocazione per l’export che, secondo ANFIA, ha raggiunto i 20 miliardi di euro di fatturato. “Si tratta di un settore, troppo spesso nell’ombra – evidenzia Pierluigi Bonora – che riveste una valenza strategica per l’economia e per l’occupazione del nostro Paese, un’eccellenza del Made in Italy, vero cuore pulsante del mondo dei motori, che ogni giorno alimenta le linee di montaggio dei più importanti marchi mondiali delle due, quattro e più ruote”.

Tag dell'articolo: settore automotive

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