Mobilità e Automotive, ma a che punto siamo?

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© Auto.it

Nei mesi scorsi abbiamo spesso parlato di com’è cambiata la mobilità nel post-pandemia. In realtà, questa espressione mi fa sorridere…principalmente per due motivi.

Da un lato, perché sento citare frequentemente l’espressione “post-pandemia”, ma a mio parere questo tanto osannato “post” è ancora ben lontano dal realizzarsi. Dall’altro, perché questa stessa pandemia ha fatto emergere un tema tanto caro all’Automotive: proprio quello della mobilità.

E, permettetemi di dirlo, si tratta di un argomento apprezzato dal settore…ma altrettanto distante dalla realtà. Insomma, vi siete mai chiesti cosa vuol dire davvero “mobilità”?

Mobilità: cosa, come e dove

Le sfaccettature di questo termine sono diverse.

La prima accezione che ci viene in mente, e forse la più semplice, è quella di mobilità sostenibile. Facendo qualche ricerca online, questa espressione si traduce in “una modalità di spostamento in grado di diminuire gli impatti ambientali, sociali ed economici generati da veicoli privati“. In altre parole? L’inquinamento atmosferico.

Un secondo significato è riconducibile alla tanto raccontata e discussa digitalizzazione. E, udite udite, qui siamo di fronte a un’ulteriore suddivisione; possiamo parlare, infatti, di:

  • tecnologie per la guida autonoma
  • connettività dei veicoli
  • mobilità condivisa

Terza accezione, probabilmente la meno conosciuta (e regolamentata), è quella legata alla micro-mobilità. In questo caso rivolgiamo lo sguardo a un ramo Automotive che ha ben poco a che fare con l’auto in sé, ma che esplora altre tipologie di spostamento, volte a supportare la mobilità sostenibile e a rendere più green gli spostamenti urbani.

Ora, facciamo una rapida considerazione. Quante di queste sfaccettature sono attualmente concretizzate, regolamentate e funzionanti in Italia? 

Segue silenzio imbarazzante…

Italia green… ma non per tutti

Gli ultimi dati ANIASA, emersi dalla ventesima edizione del rapporto, sottolineano un certo disequilibrio in questo contesto. Sebbene l’auto si riconfermi al centro degli spostamenti, l’accesso a veicoli elettrici o a zero emissioni rimane ancora un privilegio di pochi.

Al momento, i consumatori italiani sono principalmente orientati verso le motorizzazioni ibride. L’elettrico è aumentato solo del 5 per cento e, per lo più, in contesti urbani, come quelli delle grandi metropoli.

Millennials e Zoomer, l'auto perfetta è nuova ed elettricaIl resto del Paese, invece, fatica ad abbracciare l’elettrico, prevalentemente per l’impegno economico richiesto per l’acquisto di questa tipologia di vetture (discorso che in realtà si estende anche ad altre formule di acquisto che, pur risultando più appetibili, richiedono investimenti non da poco). In questo senso, per esempio, il Sud Italia non va oltre l’1 per cento.

Chi, invece, ha trovato il modo di prendere parte allo switch in atto nel settore Automotive, è l’universo delle flotte aziendali.

Punto numero 1: è evidente, quindi, che per quanto impegno sia stato messo nel cercare di diffondere una mobilità sostenibile, la strada da fare è ancora molto lunga.

Senza contare, cosa di cui forse spesso ci si dimentica, che il passaggio alle motorizzazioni elettriche non deve coinvolgere solo gli spostamenti privati, ma anche quelli pubblici. E, almeno nelle mie zone, è già tanto se gli autobus non funzionano a pedali (soluzione che sarebbe assolutamente più green)…

Digitalizzazione, croce e delizia del settore Automotive

Abbiamo evidenziato tre distinzioni di questo macro-tema: guida autonoma, connettività tra veicoli e mobilità condivisa.

Partiamo proprio da quest’ultima: ne abbiamo già discusso in diversi articoli precedenti, per cui non mi dilungherò oltre. Basti sapere che a causa dell’emergenza sanitaria formule di spostamento come il car sharing hanno subito una forte battuta d’arresto, lasciando spazio all’utilizzo della propria auto come mezzo di trasporto principale.

Per quanto riguarda, invece, i primi due elementi, mi fa sorridere pensare che si tratti (ancora) di mobilità del futuro. I progetti, le idee, le innovazioni, i vantaggi derivanti dalla cosiddetta mobilità condivisa mi sembrano ancora fin troppo lontani dalla realtà odierna.

Pensare a strade intelligenti, hub di comunicazione per garantire una migliore gestione del traffico, auto in grado di essere connesse l’una con l’altro e di inviare dati importanti per facilitare la mobilità intesa nel suo senso più ampio…mi sembra un po’ futuristico.

Comprendo che si tratti di una direzione inevitabile, che ci siano team e aziende al lavoro per rendere questo processo più strutturato e rapido. Del resto, stiamo vedendo proprio in questi anni un diffondersi delle cosiddette case intelligenti.

Ma, d’altro lato, il passo da compiere verso le smart city e la smart mobility, è ancora fin troppo ampio.

Punto 2: stiamo faticando nel diffondere la cultura sulle motorizzazioni elettriche, così come quella legata al tema del noleggio (ancora di difficile elaborazione da parte dei Dealer). Come possiamo pensare di strutturare città intelligenti e, fondamentalmente, auto-gestite?

Monopattini elettrici, esagerazione o soluzione vincente?

Arriviamo dunque al tema della micro-mobilità. Paradossalmente, nella nostra quotidianità ci capita sempre più spesso di vedere sfrecciare sulle strade biciclette e monopattini.

Ma mentre lo spostamento in bicicletta affonda le sue radici nella storia passata, i monopattini elettrici rappresentano una novità degli ultimi anni. Una novità particolarmente discussa, oserei dire.mobilità automotive Italia

Nei primi 7 mesi del 2020, il numero di vendite è arrivato a circa 125mila pezzi. Si tratta di strumenti che vengono utilizzati per lo più nelle grandi metropoli, anche se qualche esemplare viene adocchiato anche in centri meno trafficati.

Nonostante tutto, pur trattandosi di mezzi sostenibili e a volte anche incentivati dalle stesse case automobilistiche (si veda SEAT per esempio), i monopattini elettrici rappresentano ancora un’eccezione, ben lontana dal sostituire l’utilizzo dell’automobile.

A discolpa di questo, possiamo sottolineare come manchi effettivamente una regolamentazione. Purtroppo, in termini di sicurezza stiamo parlando di mezzi che sono stati protagonisti di innumerevoli incidenti. Ma, nella maggior parte dei casi, è stato difficile capire se e quanto l’utilizzo del monopattino in sé abbia influenzato l’esito dell’incidente stesso.

Punto 3: al momento sembrerebbe trattarsi più che altro di uno sfizio, che di un mezzo sostenibile e sostitutivo.

Tag dell'articolo: settore automotive

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