Sollevamento aereo, numeri da record

lavoro in quota ple
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Piattaforme aeree semoventi, su autocarro, cingolate, piccole compatte, sollevatori telescopici: queste macchine costituiscono un mondo perfetto per il nostro settore.

Sette su dieci finiscono nei parchi dei noleggiatori e ciò ne fa uno dei mercati più indicativi per trarre delle conclusioni sullo stato di salute del noleggio in generale. Essendo mezzi tecnologicamente avanzati e versatili, che raggiungono altezze considerevoli e sbracci importanti, e che si prestano per l’uso temporaneo in molti settori – tradizionali ma anche nuovi – esprimono da anni numeri in crescita ovunque.  Lo sviluppo tecnologico di queste macchine, rende l’uso profittevole in applicazioni operative all’interno di nuovi settori dell’industria.

Mi è difficile dimenticare quando, durante un convegno internazionale nel 2006, un noleggiatore italiano disse che il mercato era ormai “maturo”, nel senso di saturo e chiuso. Molti degli stranieri presenti restarono sconcertati da questa affermazione, che però nel nostro Paese prese piuttosto piede. Alla base di queste considerazioni poco lungimiranti c’era un solido paradigma, ora completamente ribaltato, che riguardava appunto l’ambito di utilizzo delle PLE relegato al solo settore delle costruzioni, contesto dove queste macchine in effetti erano nate quarant’anni prima. Un segmento realmente saturo già allora, che di lì a poco avrebbe preso anche la batosta della lunga crisi congiunturale. Oggi il rapporto si è completamente rovesciato: è l’industria a detenere una percentuale maggiore di utilizzo rispetto all’edilizia e ai servizi. Oltretutto, all’epoca, si era anche in anni in cui i parchi macchine italiani erano stati gonfiati all’inverosimile.

L’affermazione però, come dicevo, aveva trovato credito, e ai primi campanelli d’allarme della recessione molti noleggiatori di casa nostra si precipitarono a (s)vendere la maggior parte dei mezzi nei loro parchi per fare cassa, soprattutto le macchine migliori. Col risultato di privarsi della principale fonte di reddito e di attraversare la crisi con mezzi sempre più vecchi e obsoleti. Nel frattempo, è doveroso ricordare che, dall’altra parte del mondo, società oggi al top come United Rentals e Sunbelt (ai piani alti delle classifiche dimensionali) hanno agito in totale controtendenza, investendo in numero di mezzi e strutture.

Sempre parlando del nostro Paese, oggi ci troviamo di fronte a un mercato dalle dimensioni più corrette, che però necessita di investimenti consistenti per il rinnovo dei parchi, mostrando l’età media più alta d’Europa (quasi 7 anni rispetto ai 4,8 del resto del continente). E devono rinnovarli in fretta, perché ormai operiamo in un contesto più globale, in cui i grandi player europei si stanno concentrando per dimensioni e nel quale le acquisizioni su larga scala ormai toccano tutti, Italia compresa.

Le dimensioni cominciano a contare

Fatte queste premesse, è quindi un dovere conoscere meglio questo settore, i suoi numeri, le sue dinamiche e gli attori. Non ci sottraiamo a questo compito e prendiamo le mosse dalla classifica dei primi 70 noleggiatori di mezzi di sollevamento aereo del pianeta (specialisti o multi specialisti) pubblicata sul numero di settembre dalla rivista Access International, cercando di mettere in risalto commenti utili per chi lavora nel settore, produttori, noleggiatori, osservatori e società di servizi. La classifica, su dati 2017, non prende in esame elementi contabili e reddituali, ma è stilata in base alle dimensioni del parco, ottenute con autodichiarazioni via mail dalle società di noleggio di tutto il mondo.

Anticipiamo subito una curiosità, per ritornare poi sul commento dei dati: l’Italia è in classifica con il solo Gruppo Venpa 3, player storico di casa nostra, che figura al 38esimo posto con 32 filiali, 2.907 PLE e 370 sollevatori telescopici (erano rispettivamente 3.400 e 500 nel 2.016). Giusto per avere un termine di paragone, il primo noleggiatore al mondo – l’immancabile United Rentals – ne dispone di 129.677 e 25.695; il primo in Europa (Loxam) ne ha 48.250 e 6.500.

Non bisogna però farsi prendere dallo sconforto: insieme alla Spagna, l’Italia (che dalle rilevazioni di Rental Blog, aggiornate annualmente dal 2006, dovrebbe contare un parco mezzi complessivo vicino ormai alle 50mila macchine, di cui 30mila presso i noleggiatori) è una delle nazioni viste ai nastri di partenza e con ottime prospettive. Forse da qui deriva l’interesse dei player internazionali che si stanno preparano a una nuova ondata di shopping nel settore in penisola.

Il mondo è degli americani

Gli statunitensi United Rentals e Sunbelt, primi due noleggiatori in classifica, sono un mondo a parte. Messi insieme esibiscono un parco di quasi 230mila PLE e 43mila telehandlers. Anche il 4° e il 5° posto sono occupati dagli americani, Herc (del gruppo Hertz, che però opera anche in Canada, Cina, Arabia Saudita e UK) e Ahern Rentals, che aggiungono al conteggio le loro 50mila PLE e 10mila sollevatori.

In mezzo a questo hot dog al 3° posto troviamo Loxam, il big europeo che sta crescendo a dismisura a colpi di acquisizioni: Lavendon, HSS, Hune, la divisione danese di Cramo e gli italiani Nacanco e Nove sono tra gli ultimi fagocitati. Loxam vanta anche una cessione, l’unica, la tedesca Gardermann passata a TVH, che questa ha fatto confluire in Mateco, 2° noleggiatore europeo del settore e 7° nella graduatoria planetaria. E’ un dualismo interessante quello tra Loxam e TVH (Mateco): quasi 50mila PLE e 7mila sollevatori telescopici il primo; 23mila e mille il secondo. Al sesto e all’ottavo posto due noleggiatori giapponesi con vocazione internazionale: Nikken Corp. Possiede oltre 24mila PLE (2 telehandler), Nishio Rent dichiara 22mila piattaforme e 140 sollevatori.

Dal 2016 al 2017 qualcosa è cambiato e lo si capisce dall’incremento della crescita in percentuale: Shanghai Horizon Equipment ha fatto un balzo del 48,7%, Collé Rental del 32,1, Rent Rise del 29,6. In Europa, A-Plant è cresciuta del 25,7, Kiloutou del 24,1 e Boels del 21,5. Qui non sembrano influire molto le acquisizioni.

L’Italia, come detto, è presente solo con il Gruppo Venpa 3, che dichiara 500 PLE e 130 sollevatori in meno rispetto all’anno precedente (attualmente sono 2907 e 370), anche se nel corso del 2018 dovrebbe aver ripristinato i numeri, abbassando così l’età media del parco. Degli altri non ci azzardiamo a dire nulla: a inizio anno, ad esempio, Mollo ci ha dichiarato di possedere un parco mezzi totale di 5.500 unità ma non sappiamo con precisione quanti di questi siano mezzi di sollevamento aereo. Dalle nostre rilevazioni, ora che Nacanco è inglobato nel calderone di Loxam, nessun altro noleggiatore avrebbe titolo per entrare nei primi 50 (in tale posizione figura il taiwanese Tayeou Kao Kong Enterprise con 1.800 unità, solo PLE, a dimostrazione che il sollevatore telescopico non piace al mercato dagli occhi a mandorla; oppure, a vederla in un altro modo, è un mercato vergine ancora tutto da conquistare).

I driver di crescita

C’è ancora spazio per progredire? Lo scenario dice sì su tutti i fronti e anche in Italia si guarda positivamente al prossimo futuro. Intanto, fortunatamente, l’inserimento di macchine nuove e ad alta tecnologia e l’upgrade dei noleggiatori medio grandi verso strutture più professionalizzate e organizzate, relega il noleggio di bassa qualità ormai sullo sfondo. Certo, ci sarà sempre l’elettricista che noleggerà “ad cazzum” le proprie piattaforme nei tempi morti. Ma mi pare che il mercato degli utilizzatori sia ora più consapevole rispetto ai rischi che si corrono in questi casi (rischi di incolumità degli operatori e di pagare alla fine disastrosi oneri di disservizio). Il settore non può che crescere attorno ad alcuni elementi che, finalmente, chiamano produttori e noleggiatori a un dialogo più serrato e a una più consapevole logica win-win. Quali sono questi driver?

Ve li diciamo prendendo spunto da quanto ha raccontato Norty Turner, CEO del noleggiatore specialista Riwal, ideatore del programma di promozione e vendita del noleggio “The Riwal Way”, centrato sul concetto di “lavoro più intelligente e meglio remunerato”. La logica alla base di questo programma, che ha generato una crescita dei profitti del 169% in tre anni, è che il valore complessivo del noleggio è più importante del canone di noleggio pagato. Riwal ha usato il programma per migliorare cinque elementi chiave del noleggio:

  • sicurezza;
  • disponibilità delle macchine;
  • puntualità delle consegne;
  • tempo di lavoro utile;
  • accuratezza degli aspetti amministrativi.

Le premesse alla rivoluzione di Turner (adottata comunque da tutti i principali noleggiatori al mondo) sono che quando un cliente chiama per noleggiare una macchina, si aspetta infatti che sia sempre quella giusta, che sia disponibile, che le venga consegnata in cantiere senza ritardi. Si aspetta, inoltre, che la macchina funzioni per tutto il tempo in cui dovrà lavorare, da quando arriva a quando viene riconsegnata al noleggiatore. Le macchine devono essere di ottima qualità, e se emerge qualsiasi problema, va risolto subito. Anche la fatturazione, infine, deve essere puntuale e accurata, per evitare ritardi e perdite di tempo agli uffici del cliente (e ritardi di pagamento per il noleggiatore).

Tralasciando gli aspetti impliciti della eco sostenibilità (di ogni processo, non solo nell’acquisto di macchine “green”) che Turner nemmeno cita perché acquisiti di fatto senza alternativa, gli altri sono tutti fattori di crescita alla portata delle aziende italiane. Anche in questo caso non c’è alternativa: crescere oppure morire.

Buon lavoro a tutti.

Tag dell'articolo: piattaforme aeree

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