L’occhio esperto e il pensiero di Ford

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Riprendo in mano una riflessione di qualche anno fa, che ai tempi era stata particolarmente apprezzata da uno dei miei vecchi maestri del noleggio: leggendo questo incipit ti riconoscerai.

Il tema mi sembra sempre molto attuale: considerateli anche i miei più sinceri auguri per questo particolare periodo dell’anno.

Così come il corpo umano ha bisogno di sottoporsi periodicamente ad analisi mediche e controlli funzionali, anche i mezzi meccanici e informatici hanno la medesima necessità. In pratica, tutto ciò che ha una vita attiva si logora e deve essere mantenuto il più possibile “in buona salute”. In entrambi i casi – corpo umano e macchine – ci si rivolge, o almeno così si dovrebbe fare, a comprovati esperti specialisti nella materia. Ci si affida alle loro diagnosi seguendo i consigli e le prescrizioni suggerite. In genere è così che otteniamo risultati.

Nei casi migliori, gli esperti ascoltano molto attentamente, fanno le giuste domande e, dopo una buona analisi, ci indicano cosa sarebbe meglio fare. Che, comunque, spetta sempre a noi seguire o meno. Come dato di partenza credo sia palese che, se ad esempio il problema riguarda il malfunzionamento di un impianto video, non mi metterò a cercare un esperto di ascensori. Così come, se sono i reni a darmi qualche fastidio, di certo non andrò da un ortopedico solo perché è laureato in medicina e dicono sia bravo (e che costi poco). Insomma, il primo step sarà individuare la persona giusta per noi.

Se mi concedete il paragone, anche un’azienda (e a maggior ragione un’azienda particolare come quella di noleggio) ha le medesime necessità di controllo periodico e specifico del proprio stato di salute, diciamo della propria efficienza. Soprattutto nella fase di crescita. Spesso le diagnosi (e i successivi correttivi) vengono fatte in casa. Talvolta si sente invece la necessità di rivolgersi all’occhio vigile di un esperto (o sedicente tale). Se l’esperto è davvero esperto, di certo non applicherà uno schema standard, lo stesso che propone a tutti; magari perché è l’unico che conosce. Vi immaginate entrare in un negozio di dischi, chiedere consigli e uscire tutti quanti con l’ultimo disco di Springsteen solo perché piace al negoziante? E se per il mio caso sarebbe andato meglio un album di standard del jazz?

Il consulente efficiente

Affidarsi a un consulente, soprattutto oggi, genera a priori l’ansia di dover affrontare un costo immediato, e questo è un dato oggettivo.

Parafrasando Henry Ford, probabilmente questa ansia nasce dalla percezione che almeno “la metà dei soldi spesi in consulenza siano buttati via; ma il problema è che non si sa quale sia questa metà”. Il ricorso a un esperto esterno genera un esborso: nei casi migliori, quando questa figura sa cogliere con prontezza l’ingranaggio inceppato nell’organizzazione che lo sguardo autonomo (e autoreferenziato) dell’imprenditore non ha saputo vedere, quando sa indicare una nuova modalità per far funzionare in modo più efficiente una persona o una struttura, ci si accorge quasi subito che si stanno spendendo bene i propri soldi. Occorre molta empatia e fiducia all’inizio, tra imprenditore e consulente. In seguito, soprattutto trasparenza e lealtà. Quando queste doti mancano da una o dall’altra parte, il progetto fallisce (solitamente, l’imprenditore darà la colpa al consulente). Occorre però che l’imprenditore si senta coinvolto e responsabile, e che non deleghi in bianco, altrimenti il rischio di insuccesso sarà più alto.

Se il consulente non è uno stupido o uno sprovveduto, è pienamente consapevole di almeno quattro aspetti:

  • il suo costo deve portare benefici concreti e visibili al cliente (il cliente si convincerà che sta spendendo bene i suoi soldi);
  • il suo intervento deve essere competente in partenza (non può cioè caricare gli oneri della curva di apprendimento di una cosa che non conosce all’azienda per cui svolge consulenza; ergo, non deve essere un generalista);
  • deve mostrarsi flessibile nelle soluzioni che propone (se è esperto saprà quale framework attuare, e nel caso non funzionasse, cambiare pure quello);
  • deve essere capace di riconoscere i suoi limiti e, all’occorrenza, farsi da parte e far subentrare un consulente più esperto nell’evoluzione delle necessità del cliente.

A tale proposito, mi è capitato di supervisionare una sola riunione durata un paio d’ore, di condurre incontri mensili di staff, o di mettere fisicamente mano alla riqualificazione del personale e della struttura organizzativa. Niente era stato predefinito a priori. A volte i bisogni sono vaghi e il buon consulente deve prima aiutare il cliente a metterli a fuoco. Già questo è tanta roba.

Concludo, prendendo a prestito alcune altre pillole di saggezza di Ford che possono stimolare ulteriormente questa riflessione, con qualche mio commento a margine:

  • “Il mio miglior amico è colui che sa tirare fuori il meglio di me” (ma a volte si ottiene di più da un esperto che non è tuo amico, almeno all’inizio. C’è tempo per diventarlo).
  • “Pensare è il lavoro più arduo che ci sia ed è probabilmente questo il motivo per cui così pochi ci si dedicano” (i consulenti invece sono pagati anche per pensare al meglio).
  • “Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo” (anche dirsi arrivederci o addio è un’arte; altrimenti il consulente si sta facendo la pensione a spese del suo cliente, dopo avergli creato magari una subdola dipendenza).

E, dulcis in fundo (questa non necessita di commenti):

  • “Oggi abbiamo bisogno di persone brave, non solo di brave persone”.

Riprenderemo le pubblicazioni nel 2020. Voi però continuate a navigare nel nostro sito e in quello di Rental Academy, a scoprire contenuti che vi siete persi; rileggete le cose che vi sono piaciute di più. Fate anche un po’ di sano passaparola perché non si è mai in troppi su Rental Blog.

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