Lo psicodramma della sicurezza sul lavoro

persona nel suo ufficio con le mani nei capelli
persona nel suo ufficio con le mani nei capelli

In un paese realmente civile ed evoluto, i cittadini non dovrebbero avere bisogno quotidianamente di ricorrere ad avvocati, commercialisti o consulenti vari (del codice della strada, delle norme sull’alimentazione, della tutela dei propri diritti di consumatori…).

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L’Italia, invece – sempre ai primi posti delle classifiche sulla complicazione delle cose semplici – produce ogni giorno norme così intricate da generare veri e propri psicodrammi collettivi. E questa è forse una delle principali ragioni per cui la cultura della burocrazia ha ormai sostituito quella del buon senso. Se, ad esempio, una mamma non può mettere nello zaino del suo bambino il panino da lei preparato per la sua ricreazione, perché altrimenti il preside entra nel panico normativo; oppure se si arriva ad aver bisogno di un commissario munito di superpoteri per controllare la corruzione (salvo poi trovarlo egli stesso corrotto avendogli conferito, appunto, dei superpoteri), è chiaro che qualcosa è ormai irrimediabilmente sfuggito di mano.

La macchina dello Stato, teoricamente a servizio dei cittadini, ha finito per scaricare su di loro tutti gli adempimenti relativi all’applicazione di questo groviglio di regole (e vista la mole dell’apparato della pubblica amministrazione, c’è da domandarsi cosa faccia tutta questa gente). Peraltro, da ormai un decennio persistono ministeri e commissioni parlamentari dedicate alla semplificazione, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Se le norme fossero semplici e applicabili senza ansie, tutti le potrebbero conoscere e rispettare. Se queste diventano invece il prodotto di un calibrato equilibrismo lessicale, perché dovranno tenere conto della soddisfazione di tutta la radicata filiera del clientelismo e al contempo “parare il culo” a chi le ha scritte (pararlo da altre norme spesso scritte da lui stesso…), siamo già fuori dalla loro comprensione di senso e, in ogni caso, i soggetti coinvolti cercheranno piuttosto di soddisfare gli adempimenti amministrativi piuttosto che la sostanza. Cioè, di essere in regola con la carta e i bolli.

persona nel suo ufficio con le mani nei capelliQuesto, più che altrove, è evidente negli adempimenti a tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, uno dei mostri più abnormi della burocrazia e della paraculaggine degli imprenditori, incluse le disposizioni borderline che regolano la formazione all’uso in sicurezza dei mezzi pericolosi, ambito dove il delirio da noi ha assunto proporzioni epiche: ogni regione legifera sempre per sé e ogni norma produce quotidianamente nuovi documenti di precisazione che, se possibile, ne complicano ulteriormente la comprensione.

Parafrasando un famoso pensiero di Goya (“il sonno della ragione genera mostri”) potremmo dire che quando le regioni sono troppo sveglie, questi mostri diventano perfino letali. In questo ambito siamo così lontani dalla logica del buon senso al punto che, se un imprenditore applicasse semplicemente le regole del buon senso e della sostanza, probabilmente verrebbe condannato proprio per questo motivo.

Se non ci fosse granché da ridere, vi inviterei a farvi un giro sui forum e su Linkedin nelle occasioni in cui si disserta, ad esempio, di sbarco in quota da una PLE, tema dove ormai tutti sono diventati Commissari Tecnici abilitati a dire la parola definitiva e dove manca solo l’opinione degli chef gastronomici o di Chiara Ferragni. Spicca, invece, la totale assenza del personale dei Ministeri, forse perché troppo impegnato a difendersi nelle aule dei tribunali, e quella di alcuni produttori di PLE, che preferiscono operare con doti di equilibrismo e rimanere nel limbo dell’ambiguità, così da non scontentare nessuno.

sicurezza aziendaleIn fatto di sicurezza sul lavoro, è ormai chiaro anche agli stessi addetti (e forse agli stessi burocrati del Ministero) che questo sistema sarebbe da modificare radicalmente con urgenza, perché sempre più lontano dal suo obiettivo principale, che non è quello di foraggiare a oltranza le figure rese necessarie dalle norme, ma semplicemente garantire che i lavoratori possano tornare a casa la sera o dopo il proprio turno di lavoro, sani e salvi, in qualsiasi contesto lavorativo.

 

Tag dell'articolo: formazione, sicurezza

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