La morte del prodotto

La morte del prodotto a noleggio
La morte del prodotto a noleggio

La morte del prodotto a noleggio

Quando, qualche settimana fa, ho letto da più parti le conclusioni con cui un’indagine tedesca avrebbe provato la diabolica programmazione della vita tecnica dei prodotti di largo uso (televisori, lavatrici…)

Mi sono chiesto se il progresso sta portando davvero qualche beneficio alle persone oppure solamente a poche, a scapito di una massa di consumatori individuata come la mammella penzolante di una mucca sempre più rinsecchita. Congegni, veri o presunti, che calibrano la vita di un prodotto verso la loro morte programmata, naturalmente coincidente col giorno successivo alla scadenza della garanzia, mi portano piuttosto a pensare che il mondo industriale stia viaggiando alla velocità della luce verso la sua autodistruzione, piuttosto che alla rinascita di un’economia basata sul prodotto.

Già l’attrezzo solido (una macchina, un congegno, un arnese…) soffre una sua sudditanza dovuta all’ondata di dematerializzazione che ne ha travolto una gran parte, decretandone l’espulsione dal mercato (vedi la musica, vedi il denaro contante); già il periodo di vacche magre non consente una spesa meno che oculata verso ciò che di materiale sarebbe utile per produrre o per svagarsi; già la cultura della proprietà a tutti i costi se la passa male a tutte le latitudini, per mancanza di liquidità. Se poi le aziende costruttrici si mettono a fabbricare prodotti di scarsa qualità per massimizzare il profitto nel breve, personalmente non intravedo un futuro in cui fare affidamento sul primo settore per generare lavoro e profitto.

In tutto questo, naturalmente, ci rimette anche chi offre e utilizza il noleggio: se il prodotto è scadente, entrambi soffriranno le ricadute e i costi di un’inefficienza tecnica che costringerà i primi a controlli manutentivi oltremisura e sostituzioni repentine (altro che macchina sostitutiva, altro che vita attiva ne parco mezzi…) e frustreranno i secondi proprio su uno dei temi forti che li ha magari condotti a muoversi verso l’uso, cioè l’affidabilità tecnica e i suoi costi certi.

Ci sono ancora produttori che credono nella solidità dei loro prodotti e che ne fanno un vanto, oppure dobbiamo rassegnarci e comprare tutto in Cina?

Tag dell'articolo: B2B, B2C

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