Il settore dell’autonoleggio e l’arte del mugugno

Rispondere alle recensioni dei clienti insoddisfatti
Rispondere alle recensioni dei clienti insoddisfatti

Rispondere alle recensioni dei clienti insoddisfatti

L’atmosfera è un po’ da assemblea condominiale dove tutti si conoscono da anni. Ci si veste sempre bene e la cravatta domina ancora, anche se il casual elegante lentamente avanza. In pratica è la conferenza stampa di Aniasa, ma la maggior parte dei convenuti nel decadente Palazzo Clerici di Milano si registra alla voce “clienti”. A proposito, grazie a Pietro Teofilatto per l’introduzione culturale sulla storia della dimora seicentesca che ci ospita, negli anni depauperata dei suoi famosi beni artistici, quasi una metafora della struttura economica del nostro Paese.

Sui numeri snocciolati relativi al noleggio a breve e a lungo e relative chiavi di lettura relazioneremo più nel dettaglio mercoledì. In questa sede scrivo a caldo alcune considerazioni che mi sono passate nella mente durante l’esposizione.

La prima riguarda una slide proposta dal bravo Del Viscovo, in cui l’accostamento di due proposte commerciali attuali la dice lunga sull’amore ormai finito degli italiani per l’auto, ormai dirottato sullo smartphone. Circa 70 euro al mese per utilizzare un i-Phone tutto incluso; una decina di euro in più per noleggiare una Smart, sempre per 30 giorni. Lascio a voi le considerazioni sull’importanza o meno che un prodotto ha nei meccanismi di offerta a noleggio o in un utilizzo “all inclusive”. L’investimento finanziario relativamente basso per il telefono accessoriato (con modesti servizi di telefonia inclusa) produce in pratica lo stesso canone mensile di un’auto che richiede un esborso moltiplicato almeno per dieci. Forse bisogna ritornare a ragionare in termini di valore e non di prezzo e vendere tutto ogni giorno come si trattano i titoli in borsa, alla faccia degli obsoleti prezzi di listino.

Le lacrime fiscali

La seconda considerazione è di carattere più pratico. Partecipo a questi incontri ormai da una decina d’anni e, ogni volta, la tematica fiscale viene accompagnata da una sorta di mugugno sempre più in sordina. In sostanza, il settore dell’autonoleggio risulta, con i suoi 3 miliardi annui, una delle mucche più facili da mungere a ogni giro di manovrina fiscale. Nel 2012, la signora Fornero ha ulteriormente dimezzato la deducibilità alle imprese, portandola al 20% (in quasi tutta Europa è stabilmente al 100%). E questa è solo una parte del problema.

Data per scontata la palese incapacità della classe politica nell’elaborare un progetto competente sul fronte del sostegno all’economia (che non sia la propria) e dato per assodato che il noleggio stia assolvendo a una funzione di volano finanziario, in una fase in cui le aziende non possono investire direttamente e le banche continuano ad avere il braccino corto, una struttura che fa capo a Confindustria davvero non riesce a uscire dalla sterile e generica lamentela da comunicato stampa, elaborando qualche proposta concreta con cui prendere per mano questi Ministri di serie B che brllano per confusione (e fermiamoci qui)?

L’autorevolezza e la competenza delle menti che fanno capo a una delle associazioni rappresentative di uno dei settori storicamente trainanti dell’economia italiana non ha la capacità di partorire un progetto articolato in cui argomentare, dati alla mano, che diminuire la pressione fiscale sul noleggio, dopo qualche passaggio porterebbe benefici alle casse dello Stato, anziché depauperarle?

Se nemmeno Confindustria è in grado di fare questo, almeno che si smetta di mugugnare…

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