Da Kiloutou all’eternità

kiloutou in italia
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La notizia dell’acquisto di Cofiloc da parte di Kiloutou, che abbiamo dato tempestivamente, integrandola con qualche considerazione a caldo e un’interessante intervista in esclusiva al fondatore dell’azienda oggetto dell’interesse del colosso francese, ha suscitato, come prevedibile, molte reazioni e merita ora qualche più pacata riflessione.

In tanti ci hanno scritto in privato o chiamato al telefono, più che altro per sapere cosa cambierà adesso nel nostro mercato; ma prevedere il futuro con precisione non è ancora nelle nostre capacità. Se n’è parlato anche durante l’ultima giornata del Master in Noleggio, giovedì scorso: insomma, la notizia è al centro dell’attenzione.

Azione e reazione

Tra le reazioni più immediate e curiose, la telefonata di un grosso noleggiatore, che ha voluto puntualizzare su un passaggio del nostro articolo, chiedendoci conto di aver scritto che Kiloutou si sia portato a casa il meglio del noleggio multi specialista italiano. “E allora la nostra azienda, dove la mettiamo?”. Premesso il rispetto dovuto a tutti gli operatori che meritano rispetto e che troveranno sempre spazio su queste pagine, mi sembrava chiaro il concetto che Kiloutou si fosse portato a casa il meglio per le proprie strategie. Da tempo i francesi cercavano un’azienda solida, consolidata e con un’identità affine. Su questi aspetti, Cofiloc era lecitamente in cima ai desideri del player francese, nessuna offesa per nessuno.

Qualcun altro ci ha scritto difendendo la propria identità di piccolo noleggiatore locale, cosa che mai ci siamo sognati di mettere in discussione: semmai, adesso, i piccoli e i medi devono cominciare a fare davvero sul serio o uscire di scena. Recuperare efficienza, investire in tecnologia e parco macchine, cercare alleanze sulle economie di scala, puntare sulla qualità assoluta. E’ con queste cose di valore che i clienti resteranno con loro, pur confrontandosi con un’offerta decisamente più professionale.

Riflettiamo (insieme) sul futuro

E’ evidente che questo atto reale generi la necessità di una riflessione meno epidermica, più corale. Forse sono passati inosservati troppi atteggiamenti un po’ all’italiana che questo settore ha mantenuto nel passato, pensando che le carenze endemiche di sistema rendessero immune l’Italia da questa sorta di stravolgimenti. Partendo dal presupposto che l’ingresso di Kiloutou non sarà una passeggiata nemmeno per la stessa azienda francese che, pur essendosi assicurata il meglio, dovrà ora scontrarsi con l’inefficienza della burocrazia, l’incompetenza degli interlocutori, la farraginosità delle leggi e forse dovrà diventare un po’ più italiana, non possiamo dimenticare alcune cose accadute negli anni precedenti, ma che fanno parte del nostro attuale sistema:

  • La presenza di un altro grande player europeo, entrato nel nostro mercato quasi sottotraccia, con strategie completamente diverse, cioè aprendo proprie filiali e creandosi la propria clientela. Cambieranno ora le strategie?
  • Il sostanziale fallimento dell’espansione generalista autoctona, o comunque gli errori strutturali di chi ha perseguito una crescita troppo incentrata sul proprio conto economico, anziché su quello della rete. Torneranno a crescere oppure tutto sarà inevitabilmente ridimensionato?
  • L’evidente necessità di imprimere un salto di qualità alla presenza associazionistica di settore, che dovrà caratterizzarsi per una più efficace attività di raccordo con chi fa le leggi e lasciar perdere (o lasciare ad altri, anche in collaborazione) l’impegno verso l’erogazione di servizi di minor valore istituzionale.
  • Ultimo, ma non ultimo, la vitale importanza di sedersi tutti attorno a un tavolo e confrontarsi sugli scenari futuri. Certi atteggiamenti un po’ carbonari del passato, tendenti a un protezionismo ormai poco perseguibile (quando non disonesto) hanno perso credibilità, semmai ne hanno avuta. Così come certi giochi al massacro verso la concorrenza, magari perpetrati nella considerazione di essere i soli e i migliori, non possono avere più cittadinanza. Anche i grandi non saranno più “isole” da ora in poi, e questo è evidente.

Se non saranno altri francesi, dietro l’angolo ci sono già società nordiche, olandesi, britanniche, perfino americane. Non vengono a fare shopping, ma a investire in un mestiere. Meglio abituarci presto a “pensare mondiale e agire locale”, anche nel noleggio di casa nostra. Da noi, oltretutto, manca un’intera generazione di macchine, date le dismissioni o i mancati rinnovi nell’epoca della crisi più acuta, quindi nessuno è escluso da questi giochi e anche i produttori devono fare la loro parte (che non significa però svendere macchine a chi ha più potere di acquisto).

Noi lanciamo queste riflessioni e offriamo questo spazio con lo spirito dichiarato di costruire positività e mettere in luce le cose che possono avvantaggiare tutti. Anziché scrivere in privato, sarebbe bene che chi è interessato a questo fine esprimesse la propria voce pubblicamente, altrimenti non ha alcun senso. Il tempo scorre rapidamente, non si possono più ripetere gli stessi errori.

Chi raccoglie questo invito?

Tag dell'articolo: Cofiloc, Kiloutou

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