Due diversi modi di rimbalzare (per le email!)

Hard e soft bounce nell'email marketing
Hard e soft bounce

Il mondo dell’email marketing è pieno di termini inglesi (a partire dal messaggio stesso, l’email!). A questo si aggiungono mille acronimi che, soprattutto per i neofiti, possono essere di difficile interpretazione e memorizzazione.

Uno di questi, anzi, due di questi, sono i modi con cui le email possono essere respinte dai server di destinazione: gli hard e soft bounce.

Hard e soft bounce nell'email marketingGli aggettivi inglesi – duro e morbido, rispettivamente – aiutano a capire vagamente la logica (quello duro è peggiore di quello morbido), ma questi termini si riferiscono a situazioni simili, per cui è facile fare confusione, specialmente per chi come noi parla un’altra lingua.

Gli hard e soft bounce sono in ogni caso due indicatori rilevanti per chi fa email marketing, per cui più essere utile fare chiarezza, in modo da analizzare al meglio le proprie performance in questo campo.

La differenza tra duro e morbido

Quando un’email “rimbalza”, in generale questo significa che non è stato possibile recapitarla nella casella di destinazione. Un rimbalzo duro è quindi differente da uno morbido perché il primo è permanente, e il secondo non è detto che lo diventi.

Un hard bounce (rimbalzo duro) è un’email che non può essere recapitata per motivi definitivi e irrisolvibili. Può essere che il dominio (la parte di indirizzo dopo l’”@“) sia inesistente, oppure che non esista l’utente di destinazione, oppure può essere che il server di destinazione non accetti messaggi in ingresso. Le motivazioni possibili sono molte, ma il fatto è che in ogni caso l’invio è fallito in modo permanente. Questi indirizzi andrebbero eliminati dalla vostra lista di contatti, ed è probabile che il vostro sistema di invio di posta li gestisca automaticamente per evitarvi di commettere errori.

Uno degli hard bounce più temibili avviene quando il server respinge il nostro messaggio perché di fatto ci considera degli spammer. In questo caso, infatti, la nostra credibilità è stata messa in discussione (o, per meglio dire, negata) o dall’utente (che ha segnalato il nostro mittente come portatore di spam) o dal server, che ha giudicato la nostra reputazione sulla base delle reazioni degli utenti del dominio: un’elevata percentuale di utenti che “se ne fregano” dei nostri messaggi, non li aprono, li cestinano direttamente, eccetera, è sintomo del fatto che i nostri messaggi sono inutili, e pertanto devono essere, alla lunga, stoppati prima che raggiungano le caselle dei destinatari.

Come diceva una famosa pubblicità, in questi casi prevenire è meglio che curare: se alcuni utenti dimostrano nei fatti di non aver mai aperto i nostri messaggi negli ultimi mesi (o anni!), è importante toglierli periodicamente dal nostro database, al limite mandando un ultimo messaggio in cui si tenta di ricucire il rapporto per non farli andare via. E’ infatti inutile aspettarsi che da un giorno all’altro essi si rimettano a leggere i nostri messaggi: meglio cancellarli, perché se persistiamo e loro ci ignorano, c’è il rischio che succeda quello che vi ho descritto nel paragrafo precedente.

Morbido è meglio

Un soft bounce (rimbalzo morbido) è invece un’email che non è stata consegnata per motivi temporanei: la casella di destinazione potrebbe essere piena, o il messaggio troppo grande. Se si genera un soft bounce la maggior parte dei provider di posta continuerà a cercare di consegnare il messaggio per qualche giorno. Dovreste tenere questi indirizzi sotto controllo: se notate che alcuni manifestano questo problema in continuazione, forse è meglio eliminare anche quelli. Se invece il problema capita una volta sola, va tutto bene.

Cercate di mantenere il vostro tasso di rimbalzi complessivo (in inglese il bounce rate) sotto il 2%: se dovesse salire e superare di molto questo livello la vostra deliverability, ossia la vostra reputazione e capacità di far consegnare i vostri messaggi, potrebbero risentirne.

La differenza, quindi, tra hard e soft bounce non è difficilissima da ricordare, ma questi indicatori (come alcuni altri KPI dell’email marketing) vanno sempre tenuti sotto controllo.

Tag dell'articolo: email marketing

Newsletter - RentalBlog

Iscriviti Qui alla Nostra Newsletter

Ricevi tutti i nostri aggiornamenti esclusivi sul mondo del noleggio

ARTICOLI CORRELATI

Rimaniamo in contatto!

Iscriviti alla newsletter per non perdere i nostri aggiornamenti.

Marketing a cura di