3 segnali che il vostro sito non funziona

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3 cose da verificare sul vostro sito web

Quando si pensa ai siti web aziendali, è facile immaginare che essi possano servire solo alle imprese che lavorano direttamente con i consumatori (e cioè quelle del mercato cosiddetto B2C): vengono infatti subito in mente moltissimi esempi di siti che vanno da quelli di vendita online (ad esempio Amazon) a quelli dei grandi marchi dell’alimentare, dell’abbigliamento, o di altri prodotti venduti al cliente finale.

In realtà, il sito web è importantissimo anche per mantenere e rafforzare l’immagine di marca per le imprese che vendono ad altre imprese (B2B). Esso è infatti indispensabile per farsi trovare sul web e per guidare i potenziali clienti verso la propria offerta.

Nel panorama della comunicazione digitale diventa molto difficile avere un’offerta e un marchio di successo senza un sito almeno alla pari. I potenziali clienti sono infatti prima di tutto persone, e per questo anche quando sono al lavoro vengono influenzati nelle loro scelte da esempi ed esperienze fatte come consumatori. Se il sito aziendale pertanto, anche in un contesto B2B, non è all’altezza di tali aspettative, tutte le politiche commerciali dell’azienda ne risentiranno.

Per questo oggi vediamo insieme tre segnali da osservare attentamente per controllare che il proprio sito aziendale non stia in realtà realtà danneggiando la nostra attività.

1. Il sito non è visibile sui motori di ricerca

Il primo campanello di allarme scatta se un utente effettua una ricerca relativa ai prodotti servizi dell’azienda in generale, e il sito non appare nei risultati. Tutti i motori di ricerca (Google in particolare) vengono programmati e costantemente aggiornati per poter riflettere in modo sempre più accurato il modo di pensare degli utenti e come essi ricercano le informazioni. In altre parole, se un sito non viene trovato significa che c’è un problema, tecnico o di contenuto, per cui già i motori di ricerca sono i primi a non considerarlo degno di attenzione.

Per poter risolvere questo potenziale problema è quindi sufficiente rispondere a una semplice domanda: che cosa rende scadente la qualità di un sito agli occhi di chi sta effettuando una ricerca?

La risposta è abbastanza semplice: se l’utente trova contenuti non aggiornati, scarsamente interessanti, poco pertinenti e scritti male, darà un giudizio negativo dell’azienda. E questo vale anche per i motori di ricerca: contenuti con le caratteristiche sopra descritte verranno penalizzati e non appariranno nei risultati delle ricerche in quanto i motori sono i primi “controllori” della loro qualità.

Il primo compito del management dell’azienda è quindi fornire contenuti utili e aggiornati; a questo deve logicamente aggiungersi anche il supporto di esperti in grado di aiutare l’azienda a potenziare la visibilità del proprio sito in modo lecito e senza ricorrere a tattiche che invece lo farebbero automaticamente penalizzare da parte di Google e soci.

Il contenuto del sito è infatti la cosa più importante, ma ci sono molti altri strumenti che si possono utilizzare per renderlo più visibile, come i social media, la velocizzazione del caricamento delle pagine e molti altri che vanno sotto il nome di SEO (Search Engine Optimisation).

2. Il sito è difficilmente utilizzabile e fruibile

A prescindere dalla funzione o del settore di attività, qualsiasi sito di qualità deve essere creato sviluppato e mantenuto con in mente l’utilizzatore finale. Tutte le sue parti, dalla home page ai menù di navigazione, dai testi delle pagine alle chiamate all’azione, dalla velocità del sito alla presenza di pagine inesistenti e link sbagliati, possono influenzare la percezione che gli utenti hanno del sito e quindi dell’azienda.

Certo, un errore può capitare a tutti, ma un sito che funziona male sotto molti punti di vista porta i visitatori a pensare che anche nell’azienda qualcosa non funzioni a dovere. Le ultime statistiche dicono che il 40% degli utenti online abbandona il sito se non è in grado di trovare i contenuti che cerca. E questo vale non solo per la sua versione tradizionale visualizzata sul PC ma anche e soprattutto per quella visualizzata con smartphone o tablet. Anche gli utenti aziendali utilizzano sempre di più il proprio telefono per visitare siti web, anzi: proprio perché lo smartphone è uno strumento di lavoro era sempre più persone sono proprio i siti web B2B ad essere i più esposti da questo punto di vista.

Ormai tutti i principali motori di ricerca dando per scontato che i siti web siano mobile responsive (ossia funzionino in modo perfetto anche su dispositivi mobili): questo quindi ci riporta automaticamente al primo punto del nostro elenco.

3. Il sito non presenta informazioni di contatto

Se avremo risolto gli eventuali problemi derivanti dei primi due punti di questo elenco, è probabile che alcuni visitatori trovino il nostro sito utile, informativo e rilevante. A questo punto è possibile che essi vogliano mettersi in contatto con l’azienda, per parlare con qualcuno che possa rispondere alle loro domande o fornire informazioni aggiuntive.

Se il vostro sito non offre in modo chiaro e facile da individuare le informazioni di contatto di base, state azzerando qualsiasi possibilità, per quanto piccola, che un cliente potenziale possa parlarvi. Come informazioni di contatto in questo caso si intendono i numeri di telefono, indirizzi e-mail, indirizzi delle sedi fisiche corredati di orari di apertura e, possibilmente, mappe che mostrano come raggiungervi.

Questo significa anche che la possibilità di contattarvi non deve essere ostacolata da un asettico modulo di ricerca: lasciate liberi gli utenti di selezionare lo strumento di contatto che ritengono più utile alle loro esigenze.

A questo si possono aggiungere inoltre i riferimenti e i collegamenti ai vostri profili di social media, ma a una condizione: essi devono essere aggiornati e fornire informazioni utili ai clienti potenziali. Se non è così, meglio lasciar perdere.

Tag dell'articolo: digital marketing, Rental Academy

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